AUTORE:Ray Bradbury EDITORE:Mondadori PAGINE:210 PREZZO:9,00
Montag fa il pompiere in un mondo dove gli incendi, anziché essere spenti, vengono appiccati. Armati di lunghi lanciafiamme, i militi irrompono nelle case dei sovversivi che conservano libri o altra carta stampata e li bruciano: così vuole la legge. Ma Montag non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi e slogan, con una moglie indifferente e passiva e un lavoro che svolge per pura e semplice routine. Finché un giorno, dall'incontro con una donna sconosciuta, nasce un sentimento impensabile, e per Montag il pompiere inizia la scoperta di un mondo diverso da quello in cui è sempre vissuto, un universo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della società tecnologica imperante. Scritto nel lontano 1953, Fahrenheit 451, romanzo prediletto di artisti del calibro di Aldous Huxley e Francois Truffaut, attesta ancora oggi Bradbury tra i massimi scrittori di fantascienza di tutti i tempi.
Quella felicità che mai trova in casa con una moglie impegnata a dimenticare i suoi pensieri con la tecnologia, che cerca di uccidersi per poi non ricordarlo, che sembra niente di più che un’ombra che si aggira tra le mura di casa. Come tutto il resto della popolazione meccanica, quasi robotica. Eppure in Montag c’è una crepa, sente che qualcosa gli manca, qualcosa sfugge alla sua mente.. Potrebbe forse trovare la risposta all’interno di un libro? Così dopo l’incontro con la giovane e “diversa dagli altri” Clarisse, dopo un ulteriore incendio appiccato a una casa stracolma di libri, insieme alla padrona stessa che rimase attaccata alla carta che prendeva fuoco: “Ci deve essere qualcosa di speciale nei libri, delle cose che non possiamo immaginare, per convincere una donna a restare in una casa che brucia. [..] Questa notte ho pensato a tutto il cherosene di cui mi sono servito da dieci anni a questa parte. E ho pensato ai libri. E per la prima volta mi sono accorto che dietro ogni libro c’è un uomo. Un uomo che ha dovuto pensarli. Un uomo a cui è occorso molto tempo per scriverli, per buttar giù tante parole sulla carta.”
Da questo momento in poi inizia per Montag una discesa sino ai margini della criminalità. In realtà è una salita che porta ad elevare il suo animo umano, che gli permette di redimersi e di riuscire a vedere per la prima volta, a sentire l’ingranaggio della realtà, a mascherare menzogne e sotterfugi a favore della verità. Perde tutto, il lavoro, la moglie, la casa, ma ritrova se stesso. Particolare l’immagine finale che vede contrapposti da una parte, le città rase al suolo dai bombardamenti, dall’altra Montag e gli intellettuali fuggiaschi che si incamminano verso le lande desolate pronti a recitare e rendere utili quei versi che, nel corso degli anni, hanno imparato a memoria. Dopo l’Apocalisse, spetta all’arte il compito di gettare i nuovi semi, di ricostruire dalle macerie. Un romanzo distopico, molto meno crudo rispetto a 1984 di George Orwell, ma più “romantico”, un elogio all’arte e alla cultura, messa ogni giorno in pericolo. VOTO: