Lanciato a sorpresa durante la PlayStation Experience, Fat Princess Adventures rinnega la formula competitiva del capostipite e si trasforma in un hack'n'slash cooperativo per quattro giocatori.
Versione analizzata: Playstation 4
Alessandro "Neon" Mazzega prende confidenza fin da tenera età con pad e tastiera e si appassiona rapidamente al mondo dei videogiochi, lavorando come giornalista sulle principali realtà online e occupandosi di sviluppo, attualmente in Forge Reply. Bassista fallito, ha ormai venduto lo strumento per passare dietro al microfono, sia per cantare che per condurre il podcast Gaming Effect. Cercatelo su Facebook, su Twitter e su Google Plus.
A margine di alcuni annunci importanti, il piatto forte del recente PlayStation Experience è stato il lancio istantaneo di alcuni titoli dei quali si erano perse le tracce.
Ecco quindi che Nuclear Throne, Arcade di Vlambeer rimasto per più di due anni in Early Access su Steam, è stato improvvisamente pubblicato per Playstation 4 e Vita, e Fat Princess Adventures, annunciato ormai svariati mesi fa, ha subito la stessa sorte.
Solo tra qualche settimana si avrà l'eventuale conferma che una strategia così atipica, che si contrappone alla classica e progressiva manovra di avvicinamento al lancio di un prodotto, possa dare i suoi frutti. Per il momento addentriamoci nel regno fatato della principessa sovrappeso più simpatica del mondo dei videogiochi, per scoprire la proposta di Fun Bits Interactive, team che ha ereditato il progetto nato sotto l'insegna di Titan Studio.
Cambio di rotta
Fat Princess è indubbiamente tra le IP meno d'impatto nel portfolio di Sony. Questo fattore non ha però negato un certo grado di popolarità per il primo titolo della serie, pubblicato su PlayStation 3 a metà del 2009. Il concept di Fat Princess era abbastanza fresco, nonché accompagnato da uno stile e da alcune intuizioni che sono riuscite ad ergerlo al di sopra della massa.
Il nuovo episodio per PlayStation 4 prende però le distanze dalla struttura a squadre competitiva del predecessore, nella quale ogni team doveva difendere il proprio castello, andando nel frattempo all'attacco per espugnare quello nemico, rapendo la principessa della fazione avversaria (si poteva vedere come una sorta di MOBA Ante Litteram).
Se infatti volessimo catalogare Fat Princess Adventures con un'etichetta, non potremmo che inserirlo nell'affollato panorama degli hack and slash. Il genere ha recentemente visto una rinascita, capitanata su console Sony da Helldivers, pubblicato durante i primi mesi del 2015 e ancora ben presente nelle posizioni alte della classifica dei titoli più giocati online su PlayStation 4.
L'approccio al gameplay è quindi classico: si sceglie una classe tra le quattro a disposizione e ci si butta nella mischia, collaborando con altri tre giocatori sia in co-op locale che online nel tentativo di portare a compimento varie quest.
L'innesto di una storia è del tutto accessorio, in quanto la trama è banale, quasi scontata, e ha solo l'obiettivo di dare una motivazione ai giocatori per scorrazzare in varie zone del regno. Alla main quest sono stati aggiunti svariati compiti secondari, da sbloccare parlando con i vari personaggi presenti nei maestosi cortili del palazzo reale. Un volta formato un party e deciso a quale quest puntare, ci si sposta nelle varie regioni per combattere, sfruttando un sistema di controllo molto simile a quello proposto dal gioco originale: uno stick per muoversi e i tasti frontali da utilizzare per due tipologie di attacchi e per raccogliere gli oggetti. Esiste poi la possibilità di agganciare un nemico con il grilletto analogico sinistro, in modo da mantenere il proprio personaggio rivolto in direzione dell'antagonista in ogni momento: elemento molto utile soprattutto per fronteggiare gli arcieri e i maghi, schivando i loro attacchi a distanza con più facilità.
La raccolta di oggetti torna utile non solo per recuperare e lanciare pozioni, con il ritorno dell'elisir che trasforma gli avversari in polli, ma anche per accaparrarsi le fette di torta di cui sono disseminati gli ambienti. Mangiata una fetta si recupera un cuore di energia, in pieno stile Zelda, ma se si continua a fagocitarne il proprio personaggio crescerà improvvisamente di stazza, perdendo la propria connotazione di classe e diventando una sorta di colosso, in grado di picchiare a mani nude provocando ingenti danni.
La struttura di gioco non offre quindi particolari guizzi e sebbene lo stile di Fat Princess rimanga caratteristico e molto gradevole, manca completamente una sovrastruttura che renda interessante il gameplay, andando a completarlo e fornendo un motivo per continuare a giocare: Helldivers proponeva una guerra galattica ciclica, nella quale ognuno poteva dare un proprio contributo, mentre altri titoli appartenenti allo stesso genere fondano sul loot ossessivo la loro ragion d'essere.
Fat Princess, al contrario, offre un gameplay moderatamente divertente, anche se oltremodo classico, cercando di stuzzicare l'interesse con le varie missioni secondarie di cui si è già discusso.
Tali attività scadono però spesso nel tedioso, per la necessità di dover esplorare in lungo e in largo le mappe, in modo da portare a compimento le richieste dei cittadini del regno. Mancando un vero e proprio segnalatore a schermo, infatti, ci si imbatte nell'oggetto cercato o nella persona con la quale si vuole parlare praticamente in maniera casuale, segno che il design delle quest è tutt'altro che interessante. Meglio il combattimento puro, con la possibilità di cambiare quasi al volo la propria configurazione di arma principale, secondaria, elmo e corazza, anche se solo durante gli scontri con i boss le cose si fanno leggermente interessanti, rimanendo nell'ambito del banale per tutto il resto del tempo.
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