Magazine Cultura
Editore: RCS quotidianiUn caso veramente semplice quello dell'omicidio della signora McGinty, anziana domestica rapita e assassinata in un tranquillo paesino di campagna. Nel giro di pochi giorni la polizia recupera la misera refurtiva e incrimina il presunto assassino, un giovanotto che viveva come pensionante a casa della vittima. Eppure qualcosa non quadra e il poliziotto che ha condotto le indagini si rivolge a Hercule Poirot per cercare di chiarite i suoi dubbi. Le prove di colpevolezza sembrano schiaccianti, eppure, per un investigatore abile come Poirot, anche il più insignificante dei dettagli può far scoprire verità insospettabili. Recensione Per la prima volta mi trovo a leggere un romanzo della Christie che ha come protagonista il celeberrimo commissario Hercule Poirot. Ovviamente conoscevo Poirot come uno dei personaggi nati dalla penna della scrittrice britannica, ma non lo conoscevo come personaggio protagonista, ovvero come fosse fisicamente (se non per qualche rimembranza di qualche scene di telefilm che mio nonno era solito vedere quando andavo a casa sua!) e soprattutto caratterialmente. All’inizio mi indispettiva per il suo essere un po’ pieno di se, ma più leggevo e più lo detestavo: presuntuoso, arrogante, viziato, vanitoso. È un uomo consapevole delle proprie doti e delle proprie capacità, e questo fa si che cerchi sempre nel suo interlocutore una conferma del proprio status e del proprio ruolo dominante e determinante. Però devo ammettere che questa cosa mi piace perché è molto realista. Perché detto tra di noi: quei personaggi saggi e intelligenti, consapevoli della loro bravura, che si mostrano umili e modesti, sono si moralmente corretti, ma sono anche solo personaggi “letterari”. Un uomo o donna che sia, che sa di essere l’elemento più importante, gode nello stare sul piedistallo e nell’essere lodato. Si ciba della sua vanità. Più viene adulato e più pretende. Ed Hercule Poirot è tanto orgoglioso e vanitoso, quanto perspicace e acuto osservatore. Ma passiamo alla descrizione del romanzo. “Fermate il boia” è uno dei romanzi meno conosciuti della Christie e fu scritto nel 1952. Protagonisti delle storia, oltre al pomposo Poirot, sono il detective Spence, il quale chiede aiuto al famoso commissario per fermare l’esecuzione capitale di un giovane accusato di omicidio; e la scrittrice di gialli Ariadne Oliver, che altro non è che un alter-ego dell’autrice stessa. La storia è incentrata sull’omicidio, avvenuto in un piccolo villaggio inglese, della vecchia badante McGinty. Unico colpevole di tale crimine è l’affittuario dell’assasinata, ovvero James Bentley. Tutte le prove sono contro di lui. Ed proprio questa certezza di colpevolezza che fa dubitare il commissario belga delle responsabilità del giovane Bentley. E tra indagini rivelatrici e tentativi di depistaggio, la storia si sviluppa in modo sorprendente, senza risparmiarsi in suspense e colpi di scena. E da una scrittrice di gialli del calibro della Christie non ci si poteva aspettare un finale più incredibile e singolare di questo.Analizzando lo stile ho qualche punto da segnalare. Innanzitutto l’uso esagerato di rinvii ad avvenimento non ancora descritti. Mi spiego meglio, molto spesso durante il libro si fa cenno a dialoghi e situazioni determinanti, trattandole come scene che il lettore dovrebbe già conoscere, ma in realtà esse vengono descritte solo alcune pagine dopo, e questa crea non poco disagio nel lettore. Io per prima mi sono ritrovata spesso a rileggere pagine precedenti per cercare di capire, e una volta che mi sono arresa, ho continuato a leggere e finalmente riuscivo a risolvere i dubbi. Lo trovato poco pratica come scelta stilistica. Sarà che non ho una grande esperienza con i romanzi di Agatha Christie, però magari con un po’ di allenamento riuscirò a leggere in maniera più scorrevole i suoi libri. Sempre parlando della scrittura, ho trovato piacevole l’uso del francese in alcuni contesti che, anche senza traduzione, è più che comprensibili da un italiano che non conosce la lingua transalpina.Infine, per facilitare il compito del lettore, che spesso rischia di confondersi tra il numero alto di personaggi coinvolti che presentano (malauguratamente!) nomi abbastanza assonanti, vi è un elenco dei nomi all’inizio del racconto e del “ruolo” che ricoprono.Passiamo ora al voto: io darei 5 alla storia, 4 e ½ ai personaggi e 3 e ½ al fattore stilistico. E anche se la matematica non è il mio forte, la media è di 4.3 quindi… Spero vi sia piaciuta=)Isy
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