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Recensione: "Figlia del silenzio" di Kim Edwards

Creato il 16 giugno 2014 da Saraguadalupi

"FIGLIA DEL SILENZIO" di Kim Edwards
• Editore: Garzanti • Pagine: 413 • Prezzo: 18,60 € (cartaceo) - 6,99 € (ebook) Lexington, 1964. Sulla città infuria una tempesta di neve. È notte quando Norah Henry avverte le prime doglie: è impossibile raggiungere l'ospedale e suo marito David decide di far nascere il bambino con l'aiuto di Caroline, la sua infermiera. Norah partorisce due gemelli: il maschio, nato per primo, è perfettamente sano, ma i tratti del viso della bambina rivelano immediatamente la sindrome di Down. Travolto dalla disperazione, David affida la piccola a Caroline, ordinandole di rinchiuderla in un istituto. A Norah, sedata dall'anestesia durante il parto, dice che la bambina è morta. Ma Caroline non può abbandonare la piccola Phoebe. Con un coraggio che non credeva di avere, fugge in un'altra città, determinata a prendersi cura della bambina e a conservare un segreto che solo lei e David conoscono. Un segreto che nel tempo si farà sempre più insopportabile e, come una piovra, allungherà i suoi tentacoli sulla vita di David e della sua famiglia: lui, ossessionato dal senso di colpa, ma incapace di affrontare la realtà, Norah, inconsolabile per la figlia che crede morta, e Paul, il fratellino di Phoebe, che cresce in una casa piena di dolore. Intanto Caroline vivrà con gioia l'inaspettata maternità ma dovrà affrontare anche molte difficoltà: Phoebe è vivace e sensibile ma i suoi problemi e i pregiudizi che la circondano costringeranno Caroline a combattere una dura battaglia contro il mondo. Fino al giorno in cui i destini delle due famiglie torneranno a incrociarsi.
Ho ricevuto in prestito questo libro da un'amica nonché collega di mia mamma e, benché i nostri gusti letterari siano molto diversi, mi sono lasciata convincere ad intraprendere questa nuova lettura che, vi dirò, mi ha piacevolmente sorpresa! Siamo negli anni '60 e David - medico - sta per assistere alla nascita del suo primo figlio. Ciò che lo attende però, è un'esperienza e metà tra il felice e lo sconcertato: prima la gioia nel vedere che i bambini in realtà sono due, seguita da un moto di disperazione nell'apprendere che la bambina neonata, ha qualcosa di strano, di diverso dagli altri bambini. In realtà, parlandone adesso, probabilmente non ci scandalizzeremmo più di tanto, ma a quell'epoca, la sindrome di Down (perché è proprio di questo che stiamo parlando) era vista come una calamità, una disgrazia terribile. Nei momenti che seguono il parto della piccola, David, prende una decisione: proteggere sua moglie dalle maldicenze, dal giudizio della società ancora poco "aperta" in questo senso, così affida la bambina all'infermiera e le ordina di portarla in un istituto per bambini come lei, nascondendo il fatto alla moglie e convincendola della sua morte. Come potete immaginare, una decisione del genere comporta delle conseguenze non indifferenti, soprattutto perché la giovane neo mamma non vuole rassegnarsi a far finta che tutto ciò non sia mai accaduto (come invece fanno le persone accanto a lei). Le è morto un figlio - o almeno così crede - e come ogni mamma in lutto vive in un perenne inferno, condito dalle bugie di David che ben presto si troverà all'ennesimo bivio tra la verità e la menzogna. "Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo. "così è secondo la teoria del caos, e così dice un famoso aforisma. Lo stesso capita alla vita della famiglia di David. Ossessioni per la moglie e troppe apprensioni per il figlio nato sano, come se dovesse costantemente dimostrare di meritarsela quella vita che gli era stata donata. In tutta questa tempesta di emozioni, di bugie e di ansie, impariamo anche a conoscere la bambina in questione, Phoebe, che crescerà, come ogni bambino della sua età, inconsapevole dell'inferno che si sta compiendo in quella che dovrebbe essere, anche, casa sua. Leggendo la trama di questo romanzo, ci si aspetterebbe di vedere tutta la storia incentrata sulla sindrome di Down e sui suoi "effetti" nella società ma, in realtà ci troviamo davanti a molto più di questo. "Figlia del silenzio" è un libro introspettivo, che lancia "l'esca" della sindrome per trattare, in modo introspettivo, ciò che accade alla famiglia di Phoebe, più che a lei stessa. L'apparente perfezione di quella famiglia in cui si nasconde un grande segreto, i lunghi, interminabili silenzi che riempiono le pareti e che allontanano le persone - prima gli esterni e poi gli stessi familiari. Ciò che mi ha lasciata sorpresa è stata la capacità dell'autrice di passare dalla narrazione cupa, triste e distaccata della vita di David e della famiglia, a capitoli ben più spensierati e allegri della vita della vita di quella bambina "nascosta" ed ignara di tutto..come a voler evidenziare il fatto che, in realtà, il problema maggiore non è la sindrome di Down che affligge Phoebe, ma l'ignoranza in merito che affligge la società.
Tra le pagine di romanzi come questo, troviamo una quantità di temi e di sensazioni che vanno dall'amore, al peso delle bugie, dalla maternità che ti lascia dentro un segno indelebile, al dolore e al senso di colpa per le azioni poco pensate. Ma ciò che effettivamente lascia qualcosa nel cuore del lettore è l'analisi psicologica dei personaggi, narrata in modo magistrale, proprio come se potessimo entrare nel cervello dei protagonisti, camminare tra i loro pensieri e sentire sulla pelle le loro stesse emozioni - condivise e non - soprattutto per quanto riguarda il dolore di Norah (la mamma in questione) che è quasi tangibile e decisamente distruttivo. Non ci troviamo davanti ad un libro semplice, né leggero, ma la narrazione è tutt'altro che pesante, anzi, incalza sempre di più fino agli eventi delle ultime pagine che lasciano un moto di commozione dietro di sé. Non so se sia per il fatto che, indirettamente, grazie al lavoro di mia mamma, entro in contatto con la realtà della sindrome di Down ogni giorno, o perché semplicemente ultimamente sono particolarmente sensibile..sta di fatto che ho apprezzato questa lettura in un modo che non credevo possibile per romanzi del genere. Nella mia vita ho imparato che spesso, sono proprio i "ragazzi speciali" - così come li chiama la collega di mia mamma che mi ha prestato questo libro - a darti tutto l'affetto che ti serve, proprio quando ti serve. E come se avessero una sorta di radar: scovano la tristezza, l'angoscia, l'ansia che ti affligge, la catturano con un sorriso e la scagliano lontano anni luce da te, anche se solo per un attimo. Ci sono persone che marcano la parola "ritardo" parlando di loro, come se fossero più indietro rispetto alla gente comune..la realtà è semplicemente che loro hanno uno sguardo diverso sul mondo. Mentre noi tendiamo a vedere il negativo e a focalizzarci su di esso, a loro basta un sorriso o una canzone per essere felici. 
Vedete, sicuramente "Figlia del silenzio" è un libro sulla diversità: ma non la diversità che caratterizza la persone affette da sindrome di Down, qui, la diversità è ciò che affligge la società, che affligge David - accecato dalla finta perfezione della sua famiglia - tanto dal fargli allontanare quel piccolo scricciolo d'amore che è sua figlia e mentire a sua moglie facendole vivere un inferno inimmaginabile.  Ed è un libro sull'amore, rappresentato sia dal dolore di Norah che dalla presenza di Caroline, l'infermiera che si prende cura della bambina, invece che abbandonarla a sé stessa come ordinato dal padre. Colei che più di tutti lotta per far sì che le discriminazioni verso di lei cessino. Colei che cura le ferite dell'animo di Phoebe e che, a sua volta, si lascerà "curare" da lei. Come vi dicevo prima, questo è un romanzo molto introspettivo, quindi se vi aspettate una storia ricca di azione e colpi di scena, mi spiace per voi, ma siete davanti al libro sbagliato. Se invece, amate i coinvolgimenti con i personaggi ed il viaggio attraverso le loro emozioni, beh, buttatevi a capofitto tra queste pagine e non ne rimarrete delusi!
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