La casa, un rifugio, quasi una capanna, di sicuro un’efficace protezione tra noi e l’ignoto, luogo di ristoro e riposo, la nostra privatissima zona franca condivisa solo con poche e selezionate persone e decisamente uno dei luoghi più inflazionati in cui sono state ambientate pièce di ogni genere. In “ci vediamo a casa”, l’abitazione è sempre sullo sfondo per mostrare in poche inquadrature il mondo a cui appartengono i protagonisti delle tre storie che seguiamo, tre coppie molto diverse ma con la medesima necessità di trovare un idoneo riparo dal mondo, persone che s’incroceranno anzi si sfioreranno per un attimo solo alla fine del racconto, ironicamente, nella casa di tutti per antonomasia: in una chiesa.
“Ci vediamo a casa” è un film italiano, ricco di nomi e volti noti al pubblico, è uno scorcio su tre amori, su tre situazioni precarie, su modi diversi di reagire alle asperità. Una fotografia del nuovo millennio caratterizzato dalla precarietà, dell’insicurezza (soprattutto in sé stessi) e delle poche opportunità, che vuole mostrare come una volta coinvolta l’emotività tutti diveniamo fragili e vulnerabili indipendentemente dai nostri trascorsi.
Un grande amore, che a causa di una serie di stupidaggini impone a Vilma (Ambra Angiolini) e Franco (Edoardo Leo) di affrontare il futuro incerto accentando di andare a vivere da un amico in pensione; la leggerezza e l’assenza di preoccupazioni fanno invece incontrare al circolo del tennis gli spensierati Gaia (Myriam Catania) e Stefano (Giulio Forges Davanzati) i cui egoismi li porteranno ad una intesa quanto mai perfetta; mentre la voglia di osare, di vivere e di non perdere la propria metà renderà Enzo (Nicolas Vaporidis) e Andrea (Primo Reggiani, una vera promessa del nostro cinema già visto in Qualche Nuvola), iperprotettivi sino a distruggere il loro rapporto, che è anche il più emozionante ed emozionato della storia.
Maurizio Ponzi ci porta dentro il focolare domestico dei protagonisti, ci mostra la loro quotidianità quando, al sicuro da occhi indiscreti e crudeli, si svelano per quelli che sono con tanti pregi e difetti. Quindi un’opera sull’amore che vuole offrire una panoramica sulle coppie di oggi. Stessa età, diverse regole/costrizioni sociali, a cui seguono reazioni, spesso dettate dalla stupidità, diversissime tra loro e non per forza distruttive. E’ tutta una questione di equilibrio, alla fine l’importante è trovarlo e non giudicare come esso sia. Insomma, di primo acchito, anche questa favola porta con sé una morale che pare prefiggersi di far immedesimare quanto più pubblico possibile e di colpirlo al cuore quanto basta per farlo uscire dalla sala con la sensazione di aver visto una commedia intelligente e dai risvolti sociali e sociologici.
Funzionerà? Il grande pubblico, quello attirato dal cast ricco di nomi popolari, alla fine, si godrà solo la parte più leggera e comica oppure davvero una volta rincasato e tolta la maschera imposta dalle convenzioni, si sentirà da un lato più compreso ma dall’altro più triste?
In attesa di scoprirlo, il nostro voto è 6 -. Quest’anno il cinema di casa nostra sta davvero impegnandosi, le opere sono dignitose, mai volgari, strutturate e con attenzione ai particolari. Quindi nessuna stroncatura, ma neppure il podio per un prodotto che abbiamo percepito come gradevole, pur rimanendo un lussuoso film-TV.