Michael Bay, regista dei mitici, mastodontici e fracassoni “Transformers”, torna dietro la macchina da presa per realizzare un film d’azione altrettanto immenso, fragoroso, incasinato e soprattutto esilarante. “Pain And Gain – Muscoli e Denaro” ė drammaticamente tratto da una storia vera, la grottesca avventura di tre imbecilli (altra definizione non mi viene in mente) che nella Miami degli anni ’90 decisero di derubare un imprenditore e vivere a pieno il c.d. Sogno Americano. Ma i tre erano troppo stolti per commettere qualsivoglia crimine a regola d’arte, col risultato che i risvolti furono a dir poco bizzarri.
Daniel, Paul e Adrien avevano sempre vissuto nella convinzione che prendersi cura del proprio corpo ed essere un buon lavoratore fossero due condizioni sufficienti a superare gli errori di gioventù e ad aprire loro la strada verso il successo, la bella vita ed avere il proprio momento di gloria. Insomma, vivere la propria esistenza a pieno era loro dovuto perché erano dei “vincenti”, e con questa idea in testa il trio mise in pratica (a suo modo) il concetto di “volere e potere”.
Non c’è che dire, i tre cervelli (gli originali) sono riusciti a partorire un rapimento tra i più demenziali della storia recente e i tre attori ci hanno regalato performace degne dei migliori comici: menzione speciale alle pupille di Dwayne Johnson che ne fanno davvero di ogni, rendendo la sua interpretazione una delle più convincenti di sempre! Certo, il materiale umano alla base era davvero esplosivo – il film trae spunto dagli articoli pubblicati sul Miami New Times dell’epoca – ma decidere cosa tagliare non deve essere stata cosa semplice
La pellicola ha un ritmo sorprendentemente incalzante e costante – al malcapitato ostaggio ne capitano di tutti i colori – l’azione viene mescolata a situazioni paradossali (peccato siano drammaticamente vere) ed è proprio questa comicità che mai si avvicina al demenziale ad essere l’arma vincente di un’opera che, essendo incentrata sul sogno americano, potrebbe venire penalizzata dall’argomento (non appartenente alla nostra cultura) e dalla traduzione delle battute durante l’immancabile doppiaggio. Nell’attesa delle reazione del pubblico in sala, noi incrociamo le dita e diamo il nostro voto: 7, film davvero solido