Oggi la mia obiettività ha perso la bussola, il neurone è in ferie e non ha intenzione di tornare a fare il suo dovere. Datemi un argomento qualsiasi, fate partire il contaminuti, e senza problemi sfodero un personaggio di fantasia, ma difronte all’ennesima pellicola italiana con un ottimo soggetto, un valido cast e una sceneggiatura un po’ così, vado in crisi. Questo inizio stagione è un costante salvataggio in extremis di opere dall’alto potenziale, con uno sviluppo che inciampa qua e la e una chiusura con poco mordente.
Mi piace dare a Cesare quel che di Cesare, quindi ammetto che, in media, la qualità delle opere di casa nostra sia nettamente superiore al passato. Riconosco vi siano attori in continua crescita che non si tirino indietro difronte a nuove sfide. Perché di sfide si tratta, quando è palese sin dalle prime battute che la storia si aggrapperà ai protagonisti e al nome degli attori, vera cassa di risonanza a quel botteghino dove ogni giorno diventa sempre più difficile superare il primo weekend di programmazione.
Sharon Stone – Photo: courtesy of 01 Distribution
Pupi Avati nel panorama tricolore è un nome di tutto rispetto, Riccardo Scamarcio oramai è considerato uno dei migliori attori della mia generazione e Sharon Stone pare un sogno che abbia accettato di prendere parte ad un progetto di casa nostra. In effetti, quando la diva hollywoodiana fa il suo ingresso in scena, si prende tutto lo schermo. Il sorriso, il carisma, il fascino, emanati, sono spiazzanti nonostante i segni del tempo siano visibili. E la soggezione sembra quasi oscuri i volti di chi condivide qualche battuta con lei.
Siamo onesti, “Un ragazzo d’oro” ha un ottimo soggetto, non originalissimo ma dal potenziale esplosivo, e Scamarcio, ironicamente, dimostra poco mordente nella fase iniziale, durante la quale dovrebbe essere il classico compagno geloso (e un po’ paranoico), mentre è contagioso quando le fissazioni del suo personaggio lo trasformano in un sociopatico, simpatico ma sulla via dell’insanità mentale.
Riccardo Scamarcio e Cristiana Capotondi – Photo: courtesy of 01 Distribution
La storia di Davide Bias (Scamarccio), ragazzo fallito, figlio sofferente che riesce a emanciparsi solo dopo la morte del padre, adulto in soggezione nei confronti di una figura imponente e apparentemente di successo per cui prova odio e amore, fa presa sugli spettatori che figli, alla fine, lo son stati tutti. Un argomento che concede quindi allo scrittore di scegliere quale sentiero percorrere con la serenità che incontrerà pochi ostacoli.
Sorprende quindi notare che il nuovo film di Avati non sia un crescendo di passione, pathos ed emozioni ma sia ondivago, oscilli tra il credibile e l’impossibile e elida a più riprese i segni, i guizzi, che ci infondevano speranza di una risalita, di un ritorno sulla via maestra.
Riccardo Scamarcio – Photo: courtesy of 01 Distribution
“Un ragazzo d’oro” ha, infatti, alcune debolezze tra cui i dialoghi che stridono, innaturali, che a tratti mal si addicono agli stessi personaggi (nonostante il cast di faccia del suo meglio). E la figura del protagonista, man mano che acquista spessore e conquista lo spettatore, si ritrova in situazioni surreali corredate da alcune battute che non si sentivano dall’epoca in cui spopolavano i fotoromanzi.
Sono convinta che qualcosa mi stia sfuggendo: poco fa leggevo che quello che considero il punto debole, la sceneggiatura, si sia aggiudicato un premio al Festival des films du Monde – Montreal 2014, quindi mi faccio da parte e attendo illuminanti commenti
Film da vedere, film di cui parlare, film italiano che sta conquistando il panorama internazionale.
Vissia Menza