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RECENSIONE: Fuse di Julianna Baggott

Creato il 10 giugno 2015 da Bookland

Eccomi con la recensione di Fuse, secondo libro della serie "Pure"di Julianna Baggot. Questa serie è stata interrotta in Italia e io l'ho proseguita e terminata in inglese.
RECENSIONE: Fuse di Julianna Baggott
Titolo: Fuse
Autore: Julianna Baggot
Pagine: 480
Editore: Grand Central Publishing
Trama
Prosegue l'avventura nel mondo distrutto dalle Detonazioni dove si muovono Pressia, Partridge, El Capitan e Brandwell: quattro ragazzi con diverse storie alle spalle che desiderano solo poter vivere in un mondo tranquillo e sicuro per tutto, Puri e non. 
QUI trovate la mia recensione del primo e QUI il link di riferimento a goodreads dove troverete la versione lunga della trama.
RECENSIONE: Fuse di Julianna Baggott Ci ho messo 10, dico 10 giorni, per leggere questo secondo libro della trilogia di Julianna Baggott: ho fatto una faticaccia! Il problema non è stato tanto la lingua utilizzata (l’ho letto in inglese perché in Italia non è stato pubblicato) quanto proprio alla lentezza della storia.
Pressia, El Capitan, Partridge e Branwell hanno fatto scoperte sconvolgenti che riguardano la Sfera, i miglioramenti fisici artificiali utilizzati e le diverse famiglie di appartenenza. In Fuse s’inizia a formare l’idea di missione: sanno che non hanno possibilità di competere con la tecnologia della Sfera ma non vogliono arrendersi. Devono trovare il loro asso nella manica per poter vivere in pace senza la divisione e le ingiustizie degli ultimi nove anni, per poter ridare vita alla terra del post-Detonazioni.
Insomma, come avrete già capito non sono molto entusiasta di questo seguito e il bello è che non so precisamente il motivo di questo. Ho letto questo secondo volume facendo davvero molta fatica: non scorreva, non mi appassionava, non mi coinvolgeva. Al contrario del primo, che non mi ha fatta impazzire, ma che ho trovato davvero originale e piuttosto inquietante con la narrazione delle detonazioni e delle mutazioni più assurde dei diversi personaggi, il secondo volume è lento e, pur succedendo parecchie cose, non ha acceso il mio interesse. In particolare la parte centrale di stallo è davvero ripetitiva: sarà che sono abituata a romanzi la cui evoluzione diventa sempre più convulsa per arrivare alla conclusione, ma anche il primo non era particolarmente veloce. Forse ho sbagliato a leggerli quasi uno dietro l’altro, forse non ero nel mood giusto, fatto sta che sono rimasta un po’ così. Alla conclusione del libro non mi sono fatta moltissime domande (come mi capita sempre), come se non mi interessasse sapere come va a finire tutta la storia. Ovviamente leggerò il terzo libro, perché comunque qualcosa della narrazione mi è piaciuta, ma credo che aspetterò un po’. Mi redo conto di aver sproloquiato delle mie sensazioni, quindi vi parlo un po’ della trama e dei personaggi. Pressia, l’unica ragazza protagonista della storia (Lydia è un personaggio secondario ai miei occhi), in questo secondo libro risulta sempre meno sicura di se stessa, sempre più dipendente dagli altri e sempre meno intraprendente. Insomma, è diventata un po’ banalotta mentre nel primo libro era piuttosto interessante proprio perché non rientrava nei soliti cliché degli young adult fantasy. Partridge, al contrario, ha iniziato ad avere maggiore consapevolezza di sé, anche se non capisco perché il fatto di essere il figlio non amato del capo della Sfera, debba avere tanta centralità e importanza. C’è qualcosa che non va nella sua “ascesa”: capisco la manipolazione a cui è sottoposto che viene bruscamente spezzata quando scappa dalla Sfera, capisco parzialmente le motivazioni dell’evasione, ma non mi spiego perché un ragazzino che non ha mai fatto nulla di particolare nella sua vita, sia destinato da molto tempo a diventare qualcosa di più del semplice figlio del capo. Non si è guadagnato nulla, è esattamente come tutti gli altri, tranne che per il fatto che è informato di ciò che accade fuori dalla Sfera. Non ha doti particolari o inclinazioni, non ha manifestato nessun interesse per la leadership… insomma, mentre Pressia si rende conto che i suoi desideri sono egoistici e che fa quello che fa soprattutto per uno scopo personale, Partridge va avanti senza un vero scopo e senza capire cosa sta realmente accadendo e perché agisce. È un “eroe” decisamente poco eroe e poco comprensibile. Non ci sono le basi per renderlo un protagonista carismatico e vero. Il personaggio che più mi è piaciuto è El capitan.. non vi dico di più per evitare spoiler ma è quello che ho sentito più reale di tutti. Per quanto riguarda la trama l’ho apprezzata per tutta la prima parte e parzialmente per il finale: credo che la divisione per punti di vista abbia penalizzato e rallentato l’intero svolgimento della storia perché ci sono personaggi più interessanti e personaggi quasi inutili (vedi Lydia). La parte centrale è molto lenta perché non ci sono grandi scoperte o eventi: sembra piuttosto superflua e riassumibile. Avrete capito che sono piuttosto confusa riguardo questo libro quindi assegno tre stelline (sarebbero più due e mezzo ma c’è qualcosa che mi dice di concludere la serie) e mi rimetto per la decisione finale dopo la lettura del terzo e ultimo volume: “Burn”.
RECENSIONE: Fuse Julianna Baggott Lya

 


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