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Recensione: "Generazione oltre la linea"

Creato il 28 febbraio 2014 da Ilary
Recensione: Titolo: Generazione oltre la linea Autore: Sergio Messere Editore: Prospettiva Editrice Collana: Il foglio noir Pagine: 262 Prezzo: 14,00 € cartaceo
Cosa ci rimane di quei giorni? La consapevolezza di aver mangiato, dormito, discusso, amato e odiato, lavorato in uno spazio comune; ma, sopra ogni cosa, aver intrecciato per un segmento orfano del tempo i nostri destini, aver respirato a pieni polmoni la stessa aria: sentirsi vivi, proiettati nel mondo, liberi. Nei dintorni della felicità, direi oggi. Il flipper delle pulsioni umane. E una grande idea: essere piccoli dèi con un ventaglio di infinite possibilità. Noi della Generazione oltre la linea.

Recensione
Mentre mi accingo a scrivere questa recensione sto ancora rimuginando sul dilemma se questo libro mi sia piaciuto o no, proprio non riesco a farmi un'idea precisa, diciamo che per ora è un "ni". Il motivo è presto detto: nonostante ci siano alcuni spunti e idee interessanti, non ho apprezzato particolarmente alcune scelte, stilistiche e di contenuti, fatte dall'autore. Forse quando avrò finito di buttare giù questa recensione, sarò giunta a una conclusione e avrò finalmente deciso che voto assegnargli. Generazione oltre la linea viene presentato dal suo autore come un romanzo "distopico/thriller", ma direi che al massimo potrebbe avere in sè un qualcosa del distopico, perchè di thriller neanche l'ombra. Thriller ne ho letti tanti e posso dire che questo romanzo, thriller proprio non è, al massimo c'è qualche accenno di mistero ma niente di più e soprattutto niente che mi permettano di affermare che ha in sè elementi del thriller. Per quanto riguarda il lato distopico, diciamo che è sicuramente più presente, soprattutto nel capitolo iniziale nel quale c'è una lunga descrizione dell'ambiente e del contesto socio-culturale nel quale si svolge il romanzo, l'immaginaria cittadina laziale di Sìagora. Siamo nel 2040, la società è profondamente cambiata e si potrebbe dire che c'è quasi un ritorno al passato, a una vita più semplice e meno improntata al benessere e al più sfrenato consumismo; più specificamente, la piccola città di Sìagora conosce un grande sviluppo, economico e culturare, in controtendenza rispetto al resto dell'Italia e dell'Europa, tanto che la cittadina laziale diviene un punto di riferimento per i giovani di tutta Europa. Ed è proprio qui, in un casale poco lontano dalla città chiamato l'Officina, che un misterioso individuo, tale Sir Gabriel, riunisce diciotto giovani poco più che maggiorenni per, si potrebbe dire, insegnare loro a vivere e lo fa attraverso il lavoro manuale come la riparazione di oggetti o la coltivazione dei campi, o attraverso momenti di riflessione e dialogo, o ancora con sfiancanti tornei sportivi. I diciotto ragazzi, tutti profondamente diversi tra loro, iniziano così una convivenza a tratti difficile, costellata da amicizie, flirt, ma anche litigi fino a veri e propri gesti violenti, mentre cercano di capire quale sia il vero scopo del loro enigmatico maestro Gabriel. E appunto, qual è la sua vera intenzione? Quali sono i suoi progetti per questo gruppo? Il romanzo racconta alcuni mesi vissuti da questi ragazzi nel casale e la voce narrante è proprio quella di uno di loro, Danilo detto Dani, che è anche il protagonista principale della storia; attraverso i suoi occhi vediamo quello che succede, conosciamo gli altri personaggi, il loro carattere, le loro azioni, le loro idee, le certezze ma anche le inquietudini e le fibrillazioni tipiche dei ragazzi di quell'età. L'analisi psicologica dei vari protagonisti è certamente uno dei punti forti di questo romanzo nel quale l'autore, pur focalizzandosi principalmente solo su alcuni dei suoi personaggi, riesce comunque a far trasparire, anche con poche parole, il carattere e le peculiarità di ognuna delle sue creature. Il problema dei personaggi è che non mi hanno suscitato nessuna empatia, non mi hanno coinvolta, nè tantomeno mi hanno ispirato simpatia, anzi, è l'esatto contrario li ho trovati il più delle volte molto antipatici per non dire proprio sgradevoli. Ma non è solo per i personaggi, è proprio tutto l'insieme che non è riuscito a far sì che io possa dire con certezza che questo romanzo mi sia piaciuto e che mi fa vacillare sul voto da assegnarli; questo perchè, a fronte di aspetti positivi quali l'approfondimento psicologico e una serie di spunti di riflessione molto interessanti e di un certo spessore, come ad esempio questioni storiche e ambientali, il controverso argomento degli OGM, o la conoscenza e la maturazione di sè stessi attraverso il confronto con gli altri, ci sono, a mio avviso, degli aspetti negativi che minano la qualità di un libro che aveva le carte in regola per essere un ottimo romanzo. Il primo aspetto negativo, che poi è anche quello che mi ha fatto abbassare molto il giudizio da dare a Generazione oltre la linea è lo stile di scrittura: troppo elaborato e a volte pomposo, con paroloni roboanti e un registro linguistico troppo aulico e altisonante che certamente non è adatto a un gruppo di giovani poco più che maggiorenni. I dialoghi e le riflessioni sono espressi con un linguaggio a volte antiquato che appesantisce argomenti già non leggeri e che stride fortemente con il fatto che a parlare in questo modo sono dei ragazzi neanche ventenni. Per carità, alcune frasi sono anche piacevoli da leggere con questo linguaggio e mostrano che l'autore ha un vocabolario certamente molto vasto e raffinato, però ritengo che uno stile più semplice e immediato sarebbe stato più adatto a un romanzo di questo genere. Altra cosa che proprio non ho gradito è l'insistenza sulle faccende amoroso-erotiche dei protagonisti, tanto che si dà quasi più importanza alle loro avventurette e tresche che al resto delle vicende in cui sono coinvolti. Premettendo il fatto che io non ho nessun tipo di problema a leggere scene di sesso o comunque che si riferiscono all'ambito erotico e quindi non parlo certo spinta dal moralismo o dal bigottismo, ho trovato fastidioso il frequente ricorso all'elemento sessuale con allusioni di vario tipo (e non solo quelle) perchè è fatto in un modo grossolano. Non c'è niente di strano nel descrivere intrallazzi, flirt e avventure che inevitabilmente si verificano in un gruppo di ragazzi con gli ormoni in subbuglio, anzi sarebbe stato strano se non ce ne fossero stati del tutto, è proprio il modo in cui sono descritti che è una vera e propria caduta di stile. Poi aggiungiamo il fatto che c'è anche una scena di vero e proprio stupro ai danni di uno dei protagonisti, una specie di punizione per qualcosa che ha fatto... no dico, con tutto quello che si poteva inventare, bisogna per forza punirlo attraverso l'umiliazione di una violenza sessuale? È questo ricorso al sesso anche quando non serve o quel, come lo chiamo io, "scavare nel torbido" con malizia e trivialità che proprio non mi è andato giù e ha fatto scendere notevolmente il mio indice di gradimento. Perchè, ripeto, la trama è di per sè buona e anche abbastanza originale però si dà troppo spazio a questioni secondarie come le faccende amorose o come le descrizioni prolisse e noiose di quei tornei sportivi di cui vi parlavo prima e che potevano benissimo essere trattate in modo più sbrigativo. Invece altri spunti più interessanti, soprattutto quelli riguardanti i misteri che circondano Gabriel e la sua Officina, che sono state tra le parti che ho apprezzato di più, sono liquidati troppo in fretta e magari senza spiegazioni, quando avrebbero meritato più spazio. Altra cosa che ho apprezzato molto è stato il finale, che pur essendo anch'esso un po' frettoloso, è bello perchè inaspettato e sorprendente: il lettore arriva alla fine ormai con una certa idea nella testa e invece l'autore scompagina tutto e con un colpo di scena cambia le carte in tavola. Bello, veramente bello e imprevedibile questo finale, forse la parte migliore di tutto il romanzo! Tirando le somme direi che in Generazione oltre la linea c'è un 50 e 50 di aspetti positivi e di fattori negativi, è un libro discreto, non tra i migliori romanzi d'esordio che ho letto ma nemmeno così pessimo; è sicuramente un libro particolare e non adatto a tutti i lettori. Sono pronta quindi per dare il mio verdetto? Sì, diciamo che è difficile dare un voto preciso a questo libro perchè per alcuni aspetti si meriterebbe non più di due stelline, per altri anche tre, quattro quindi, tagliando la testa al toro e considerando che l'autore è al suo esordio e per essere un esordiente non è poi così male, sarò più indulgente e ne assegnerò tre. Il caso è chiuso, l'udienza è tolta!
Il mio voto: ★ ★ ★ ✩ ✩

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