Recensione: “Geologia di un padre” di Valerio Magrelli

Creato il 16 agosto 2013 da L'Angolino Di Ale @LangolinodiAle

Ciao a tutti lettori e lettrici. Oggi vi presento la mia recensione di uno dei cinque romanzi finalisti della 51° edizione del Premio Campiello 2013 . Un romanzo graffiante, un omaggio a colui che genera e dal quale non ci vorremmo mai separare: un padre; raccontato attraverso bozze di disegni e schizzi a matita e carboncino. Un bel libro senz’altro da avere nella propria libreria.


Titolo :  Geologia di un padre

Autore :  Valerio Magrelli

Casa editrice : Einaudi Editore

Pagine :  143

Prezzo :   18.00 €

(su a Amazon : 15.30 €)

Trama

Negli ultimi dieci anni Valerio Magrelli ha raccolto, su foglietti sparsi, appunti riguardanti il padre. Quando quest’ultimo muore, quei documenti diventano un materiale prezioso, “il bandolo canoro di un’infinita matassa di storie”. Il libro scava fra ricordi e storia patria, mentre la biografia sfuma nella paleontologia, se non nella geologia. Cosi narrando, Magrelli, orfano ad honorem e padre a sua volta, procrastina il congedo definitivo grazie al racconto, e non desiste, ma si maschera, fugge, scegliendo la digressione per scendere ancora più in profondità nella vita del capostipite, e mostrarne, oltre alle virtù, anche quei difetti che lo rendevano “un vecchio esacerbato e vulnerabile“.

• La mia recensione •

Quando una persona cara ci lascia perdiamo le nostre certezze e le difese che prima ci davano sicurezza per affrontare il mondo. Magrelli racconta della morte del padre ma lo fa in modo diverso, senza piangersi addosso e senza troppi giri di parole. La malattia, la morte ci mettono sempre davanti a qualcosa di irreversibile, di definitivo, di immutabile, ed è questo che ci spaventa maggiormente. Nonostante un umano senso di smarrimento, l’autore ci racconta aneddoti di vita con dolcezza e sensibilità.

L’autore descrive la figura del padre contrapposta a quella del figlio. Un padre lavoratore, forte e debole al tempo stesso, a tratti instabile. Una figura che risulta perfetta nella sua umana imperfezione. Dall’altra parte un figlio che deve lavorare su sé stesso per poter crescere ma che nonostante tutto rimarrà per sempre indissolubilmente legato al padre con un filo invisibile.

Magrelli cerca di “guardarsi allo specchio” e di leggere in quell’immagine qualche somiglianza con il padre. Cerca anche di rovesciare la prospettiva: è vero che lui ha perso il padre, ma è anche vero che suo padre ha perso un figlio. Questo modo di riflettere è davvero interessante, in quanto spesso in tali circostanze, difficilmente ci mettiamo “dall’altra parte”; quando invece questo modo di vedere le cose da un’altra prospettiva non può far altro che aiutarci.

Tra le righe Magrelli sottolinea il desiderio di conoscere meglio suo padre e questo desiderio si trasforma in studio: si scava in profondità, esattamente come i rilevamenti di un geologo, analizza ogni centimetro di pelle per valutarne alterazioni o modifiche e per cogliere ciò che a volte l’abitudine fa sparire dalla nostra vista. Questo percorso nasce dall’esigenza di sentirlo più vicino.

Oltre a raccontare i vizi e le virtù del padre, Valerio Magrelli si domanda cosa diventeremo dopo la morte e fornisce alcune simpatiche alternative.

Emerge anche un forte desiderio di riscoperta delle origini del padre (le quali rappresentano naturalmente anche le origini dello scrittore) ed è così che Pofi, un piccolo paesino della Ciociaria, diventa il centro del mondo, sebbene poi l’autore per varie ragioni ne verrà respinto.

La lettura di questo saggio può sembrare a prima vista impegnativa per l’argomento trattato, ma già dalle prime pagine emerge invece un testo brillante e a tratti tragicomico. L’autore cerca di trovare degli escamotage per esorcizzare la paura dell’ignoto, del distacco, dell’addio e ci riesce egregiamente.

Il testo si presenta sotto forma di brevi appunti, scorci di una memoria lunga una vita: i capitoli infatti sono 83, proprio come gli anni vissuti dall’anziano padre dell’autore. Magrelli fa una carrellata di tutti gli eventi importanti, banali, seri, comici o indimenticabili della vita di suo padre. Allo stesso tempo si interroga sulla morte ed il suo significato. Un ricordo può essere legato ad un caffè, ad una noiosa vacanza in famiglia oppure a due tiri al pallone della domenica pomeriggio. Questo libro rappresenta un viaggio che, così come la vita, ha un inizio ed una fine: la vita autentica, quella da ricordare è proprio fatta di storie narrate e tramandate.

Per quanto si cerchi di domare e di comprendere le nostre emozioni, in queste occasioni diventa davvero impossibile controllarle. Magrelli con questo suo romanzo probabilmente vuole comunicarci proprio questo: piangiamo pure tutte le lacrime necessarie, ma facciamo in modo che tutti i ricordi (alcuni dei quali sbiaditi ed altri indimenticabili) possano ancora regalarci un sorriso, aperto, sincero e senza paure.

Drammatico e commovente al tempo stesso, il testo è ricco di spunti di riflessione: la morte in fin dei conti è solo il termine della vita; rappresenta la nostra scadenza (“consumare preferibilmente entro il….”) e ci auguriamo di essere tutti “a lunga conservazione“!


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