Magazine Cinema

Recensione. GIOVANE E BELLA di Ozon: prostituirsi a 17 anni senza un perché

Creato il 06 novembre 2013 da Luigilocatelli

Al cinema da giovedì 7 novembre. Ripubblico la rcensione scritta a Cannes lo scorso maggio dopo la presentazione del film in concorso al festival.048128Giovane e bella (Jeune & Jolie), un film di François Ozon. Con Marine Vacth, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Charlotte Rampling, Johan Leysen. 048129
Isabelle ha 17 anni, è bellissima e ha tutto: soldi, affetti, amici. Eppure decide di prostituirsi attraverso un sito online. Non lo fa per comprarsi borse e scarpe, lo fa e basta. Il perché non lo sa lei, non lo sappiamo noi e il regista si guarda bene dal dircelo. Ozon disegna un ritratto crudele, ma senza indignazioni o facili moralismi. Senza darci stupide spieghe sociologiche o psicologiche. Ci mostra e basta. Marina Vacth è di una bellezza da tramortire. Voto 7+

Ozon sul set

Ozon sul set

Comincia come certi Rohmer dei tempi aurei, intendo Pauline à la plage o La collezionista. Francia. Estate. Una bella ragazza di diciassette anni sdraiata sulla spiaggia – l’attrice è Marine Vacth, meravigliosa, teniamola d’occhio, ne risentiremo parlare. Con lei un fratellino, assai sveglio e suo complice. Conosceremo poi la famiglia, madre e patrigno di media borghesia e medio benessere. Conosceremo il ragazzo biondo e teutonico con cui la nostra Isabelle passa le sere, e con cui una notte perderà la verginità. Non pare entusiasta dell’esperienza, nonostante lui si sia comportato al meglio, con tatto, da bravo ragazzo che probabilmente ha letto libri e articoli su come si trattano le donne al giorno d’oggi. Poi, al rientro a Parigi e con l’autunno, l’umore di Isabelle si intorbida. Tendenza Bovary, nonostanza mancanza di marito e matrimonio. La vediamo masturbarsi, anzi la vede il fratello un po’ voyeur. Apprendiamo subito dopo che ha deciso di prostituirsi attraverso un sito online scegliendosi il nome di battaglia di Léa. Massì, una piccola, piccolissima Belle de jour dei nostri giorni. Il primo cliente è un vecchio signore per niente bavoso e per niente schifoso, di una sua bella eleganza, altri ne seguiranno, compreso un arrogante rampante che la fa sentire inadeguata come puttana (è Stefano Cassetti, italiano del cinema francese). Non sappiamo perché Isabelle lo faccia, non viene da una famiglia svantaggiata, non vuole comprarsi borse Balenciaga o Chanel, niente scarpe Louboutin o Jimmy Choo. I soldi se li mette da parte, manco li spende. Grazie a Dio Ozon, da quel signore di modi borghesi che è e dunque molto elegante e alieno dalle ovvietà, ci risparmia oltre ai sociologismi cretini anche gli altrettanto cretini giustificazionismi psicologici tipo: la mamma è separata e sta con un altro uomo ecc. Semplicemente, Isabelle/Léa è quello che fa. Punto. Assistiamo al suo giro di clienti, assistiamo alla sua fatica di tenere tutti, famiglia, amici, compagni di classe, all’oscuro. Ma un giorno il suo primo cliente, e anche il suo cliente preferito che forse qualcosa le ha insegnato della vita, del sesso, dell’amore, ci rimane secco mentre sono a letto. La polizia interrogherà Isabelle, i suoi verranno a sapere. Ci saranno sviluppi, imprevedibili ma non troppo. Il plot si ingrippa abbastanza dopo lo scandalo, ed è il limite vero del film; Ozon perde quella meravigliosa fluidità e linearità che fino a quel momento aveva mantenuto. Ci sono un paio di scene discutibili, anzi proprio sballate (lei che ammicca al patrigno, ad esempio, come dire che siccome ha fatto la zoccola di mestiere ormai è zoccola dentro: no, era meglio evitare). Arrivando poi a un finale che chiude, letteralmente, il cerchio. Ozon non condanna, non moraleggia, mostra la sua Isabelle senza mai scandagliarla alla ricerca di chissà quale motivazioni o verità. Un racconto nè morale nè immorale, solo fenomenologico, pura osservazione. Ozon è così bravo, ma questo lo si sa da un pezzo, da rendere invisibile la macchina da presa, da far respirare il film con il respiro dei suoi personaggi. Non sbaglia un movimento, non sbaglia mai il tempo. Sì, c’è qualcosa della leggerezza di Rohmer e della sua infinita grazia, ma i tempi non sono più quelli, e anche le incantevoli ragazzine alle prese con le cose e i discorsi dell’amore non sono le stesse. Adesso le ragazzine come Isabelle camminano più volentieri e con più decisione, anche se assai malinconicamente, sul lato selvaggio della strada. Quanto a Ozon, questo non è forse tra i suoi film massimi, Jeune & Jolie non ha, tanto per stare sul recente, la complessità e la forza di Nella casa, è un’operina minore, certo, ma di soave, perfetta crudeltà e disincanto. Ah sì, apparizione folgorante di Charlorre Rampling quale moglie del cliente defunto che tende a Isabell una trappola per poterla incontrare. Ma non ci saranno scenate, lei non urlerà puttana alla ragazzina. Ci sarà qualcosa di meno convenzionale, se no perché ci sarebbe Charlotte Rampling?


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :