Uno non pensa mai che qualcosa possa finire così. Oppure lo pensa, ma allontana l’evento il più possibile perchè, beh, mica può finire così in fretta? Eppure anche io, che ho così criticato queste ultime due stagioni (con voi) e quella prima ancora (semplicemente urlando contro la tv) ho dovuto ammettere la Grande Perdita. Non mi aspettavo di piangere bugia però qualche lacrima è scappata, sia nel finale della 12 sia nel finale della 13.
E per l’ultima volta insieme, andiamo per gradi.
Questa dodicesima puntata si chiama “2009” perchè, come tutti già sapevano tipo 200 mesi prima dell’uscita della sesta stagione, è ambientata nell’anno in cui sono state fondate le New Directions… quindi ci mostra un po’ di “retroscena”: Kurt che incontra Rachel e insieme cantano “Popular”, con lei che palesemente non lo vuole nel Glee; incontra Mercedes, fa l’audizione (ricorderete “Mister Cellophane”), vorrebbe dire a Burt che è gay ma non ce la fa.
Ci mostrano le insicurezze di Mercedes ma anche la finta “sfrontatezza” con la quale si rivolge a Rachel, che va ad assistere ad una sua esibizione in chiesa. Vediamo anche Tina (allora balbuziente e goth) e Artie (innamorato di Tina), vediamo le loro inedite esibizioni per il provino e le altrettanto inedite “impressioni” di Will durante le loro canzoni.
Tutto molto carino e divertente, in particolare la parte della decisione su chi avrebbe interpretato Sandy (ricorderete “Grease”) e la lotta tra Rachel e Mercedes. Ma non sono riuscita a godermi questa prima puntata per bene perchè sapevo che ci sarebbe stato un omaggio a Finn/Cory. E quando meno me lo aspettavo è saltato fuori (insieme a Blaine! E chi se lo aspettava nel LimaBean!). Quasi tutti i membri del Glee non sono d’accordo con la presenza di Finn (all’epoca in cima alla scala sociale e fidanzato con la tremenda Quinn) nel club e fanno una riunione con il preciso intendo di sbatterlo fuori. Ed è esattamente qui che ho iniziato a piangere. Non mentite, avete pianto anche voi e lo so. Non si poteva resistere al discorso di Rachel. Ma se non avete pianto qui, so che avete pianto nel finale, quando ci hanno mostrato, direttamente dal pilot di Glee “Don’t Stop Believin”. Quando ho visto Cory sono praticamente annegata nelle mie lacrime.
Ora, per quanto mi riguarda Glee poteva finire qua. O poteva avere anche una puntata finale, okay, ma secondo me la 13 è stata esagerata. Okay che “dreams come true”, ci sta, però così mi sembra un po’ troppo. Per non rovinare questa atmosfera super nostalgica non mi lamenterò oltre.
La prima cosa che scopriamo è che, nel “present day”, le New Directions vincono le Nazionali. Come?, vi starete chiedendo. “E chi lo sa”, è la mia risposta. Non ci è dato vedere esibizioni o flashback quindi bon’, ci accontendiamo di questa vittoria ambigua senza basi reali. Il Liceo McKinley verrà, inoltre, trasformato in una scuola d’arte, con a capo il Preside Shuester, il quale aprirà ben 3 Glee Club, uno dei quali sotto la coordinazione di Sam. E già, perchè Sam è l’unico che rimarrà a Lima: Kurt e Blaine torneranno insieme a New York, insieme a Rachel, Tina e Artie, mentre Mercedes aprirà i tour di nientepopodimeno che Beyoncè. Tutto sembra chiudersi in modo idilliaco (e così è), ma per esserne sicuri al 100% spostiamoci “5 anni dopo”: Sue è il vicepresidente degli Stati Uniti (e vabbè). Blaine e Kurt sono due super star di Broadway che (non ho ben capito perchè) vanno alla Giornata della Carriera in una scuola elementare a cantare. Ma, ragazzi, non è tutto.
Dopo una struggente esibizione di “This Time” (canzone originale creata anche da Darren Criss), ci spostiamo nel futuro di Rachel. Cosa sarà diventata la sua vita? Beh, per iniziare è incinta. Parecchio incinta. Per la precisione, è incinta di due gay. Kurt e Blaine ovviamente. Quindi Rachel è una madre surrogato, il tutto con l’appoggio di suo marito… Jesse! Quasi mi sono messa ad urlare quando li ho visti! Li adoravo insieme (ovviamente la Finchel era la mia OTP, ma Jesse era troppo adorabile e con Rachel era perfetto, essendo anche il migliore amico di Lea). Ma non è finita qui: a fine serata vince anche un Tony Award! E questa scena è la mia preferita della puntata (insieme all’esibizione finale): Rachel sale sul palco a ringraziare tutti, il Glee, suo marito, ma soprattutto Will, il quale si commuove sul suo divano guardandola.
E veniamo al finale, nel 2020, con l’esibizione delle New Directions al gran completo, “I Lived”. Niente da dire, stupenda e commovente. Rivediamo alcuni membri quasi “dimenticati”, altri che erano andati via, tutti. L’unico che non mi sembra di aver visto è Rory, l’irlandese, ma potrei essermi sbagliata. Per il resto, tutto perfetto: insegnanti e studenti insieme, come ai vecchi tempi, per celebrare l’amicizia, la musica e ciò che è andato perduto negli anni.
Per me “Glee” è stata una grande avventura, un grande amico e purtroppo, sul finale, una grande delusione… ma anche nell’ultima puntata, nel suo ultimo respiro, mi ha dato una lezione: something is special because you are a part of it. Penso che gran parte di voi, come me, abbia iniziato a seguire questa serie da ragazzini, sui 13/14 anni, se non più piccoli. A volte quello è il momento più cruciale, più difficile della vita di una persona. A quell’età non si sa cosa si vuole fare, cosa si vuole essere. Ma noi siamo cresciuti insieme a loro e quei ragazzi un po’ “sfigati” (come probabilmente lo eravamo noi) ci hanno aiutato ad affrontare questa grande sfida che è la vita. Non vorrei sembrare esagerata o troppo smielata, ma questo è il mio punto di vista. Si sa’, quando vedi qualcosa per così tanto tempo, finisci per affezionarti, per rivederti in quei ragazzi, per sperare per loro il finale più bello e felice che c’è. Gli scrittori di Glee hanno tentato di darci questo, l’illusione dell’happy ending. Sappiamo che non sempre è così e Cory ce ne è testimone. Ma, per una volta, lasciamoci cullare nell’illusione del finale felice, senza colpi di scena.
Take a bow.
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