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[Recensione] Godzilla (di Gareth Edwards, 2014)
Creato il 19 maggio 2014 da Frank_romantico @Combinazione_CChi mi conosce lo sa, non sono una persona (o meglio, uno spettatore) che ama le baracconate. Non tutte o, per lo meno, non quelle fatte male, non quelle che coincidono con le americanate, non quelle cariche di steroidi leofilizzati e pathos da discount un tanto al kilo. Poi è ovvio, questo ragionamento non è valido sempre e del tutto: ho amato Indipendence Day, ho amato Avatar, mi è piaciuto Pacific Rim. C'è sempre un certo margine di riserva quando si tratta di "gusti personali" perché (i gusti) molto spesso sono legati al nostro mondo interiore, al nostro vissuto o al nostro stato d'animo
Faccio un esempio: a me il film su Godzilla del 1998, diretto da Roland Emmerich, non era piaciuto per niente. Capita anche però che, a volte, uno sviluppi determinate aspettative e non sempre in modo razionale. Ad esempio, a me l'idea di un nuovo film sul kaijū più famoso di sempre non è che dispiacesse, né dispiaceva l'idea di ritrovarmi sullo schermo uno degli attori che più ho apprezzato negli ultimi tempi, quel Bryan Cranston che per me resta e resterà sempre il Walter White di Breaking Bad. Nonostante ciò, però, rimaneva nell'aria quel vago sentore di vaccata che certe baracconate si portano sempre dietro e il ricordo di un film riuscito male con lo stesso titolo. Sentore che ho lasciato volutamente da parte e che non mi ha impedito di andare al cinema per vedere questo Godzilla versione 2014, messo in scena dal regista Gareth Edwards.
Nota: non vi annoierò con sinossi e trame visto che parliamo comunque di Godzilla. Arriverò quindi subito al punto e vi parlerò del film e del mio parere su di esso. Un film che, alla fine, non ha sorretto le aspettative che lo accompagnavano. E il perché potete leggerlo di seguito, con i dovuti spoiler del caso.
Parliamo di un film noioso. E forse per alcuni "noioso" sarà una parola messa lì a sproposito, ma credo di non fare torto a nessuno utilizzandola. Non noioso nel senso assoluto del termine, ma noioso per l'uso che viene fatto di certe dinamiche di un racconto che, in pratica, è il più classico dei racconti. Noioso, perché al film viene imposto un guinzaglio che mai avrei osato definire tale per altri film o in altre situazioni: una trama. Una trama che non ha per protagonista il mostro che da nome alla pellicola ma tutta una serie di comprimari (umani) e situazioni che mettono il mostro stesso in disparte e ce lo negano volutamente. Cosa che va benissimo in certe situazioni ma che, in questo caso, sembra un'imposizione violenta: in fondo io sono andato al cinema per vedere Godzilla e questo voglio vedere, non il solito eroe americano immortale che fa di tutto per raggiungere sua moglie e suo figlio e che, passando per questo "di tutto", non è raro che si imbatta in mostri giganti che vogliono fare il culo (guarda un po') agli Stati Uniti.
Idealmente diviso in due parti, il film di Gareth Edwards parte con i migliori propositi e, chi lo avrebbe mai detto, pone le fondamente di una storia che non rifiuta l'approfondimento psicologico dei personaggi proponendo allo spettatore una storia carica dei soliti cliché ma pronta ad andare più in profondità della media dei monster movie. Questa parte, con come protagonista il tanto apprezzato Bryan Cranston, dura più o meno una mezz'ora (tre quarti d'ora massimo). Il tempo di far arrivare un mostro gigante alato che si nutri di radioattività, di far morire il buon Joe Brody e di mettere tutto nelle mani del figlio scemo, il Tenente Ford Brody (interpretato da Andrea Mete). Un cambio di testimone che fa virare la pellicola imponendole una storia di cui Godzilla, che appare sullo schermo dopo all'incirca un ora, è protagonista (quasi) sempre fuori dalle scene. Del tipo: "eccolo, ecco Godzilla. Quanto è figo, chissà ora cosa farà..." e poi la scena cambia su un gruppo di militari stupidi. Oppure: "Ecco, ecco Godzilla che avanza verso il mostro. Ora parte un cambattimento della madonna e..." e la scena cambia facendoci vedere un Tenente Brody "duro a morire" che salva un bambino e se stesso da un incidente in metrò causato dal combattimento (fuori campo) tra i due mostri. E alla fine il film diventa non solo un concentrato di cliché ma soprattutto di cliché usati male, di personaggi scritti peggio e di stupidità assortite.
Se consideriamo poi che Godzilla, idealmente, è un mostro buono o meglio, il mostro che gli esseri umani hanno sempre tentato di distruggere (senza riuscirci) ma che ha come unico scopo quello di mantenere intatto l'equilibrio della natura, comprendiamo quanto inutili siano le scene in cui uomini armati i fucile ("i cecchini sono appostati?", "Sì") sparano o tentano di sparare contro un lucertolone gigante che nemmeno la bomba atomica è riuscito a spazzar via e che, virtuamente, è l'unica loro possibilità di salvezza contro altri due mostri giganti che, nutrendosi di radiazioni, possono distruggere non solo l'America ma il mondo intero. Scene sull'orlo della follia noiose come poche cose al mondo che hanno solo l'effetto di oscurare la Star, un mostro che grazie a strabilianti effetti speciali riesce a catturare dall'alto della sua bellezza digitale l'attenzione di chi si era innavvertitamente addormentato. Ma sono scene col contagocce, bellissime e che valgono davvero il prezzo del biglietto, ma quasi di contorno.
E allora sì, è proprio la trama ad ostacolare la riuscita di una pellicola esteticamente perfetta, persino dark nella resa cromatica (molte scene in notturna), con quell'aria di apocalittico e post apocalittico che a me piace tanto. Una pellicola in cui avrei preferito vedere mostri che se la danno si santa ragione invece delle problematiche di un soldatino che, in fondo, se ne sbatte e vuole solo tornare dalla sua famiglia, un protagonista che rispecchia l'umanità di cui fa parte: privo di pathos, sostanzialmente fuori posto.
E, alla fine, rimane la sensazione che qualcosa sia andato storto, che il tentativo di girare qualcosa di diverso abbia dato luogo a qualcosa di assolutamente inquadrabile negli standard hollywoodiani. L'opposto della medaglia di un Pacific Rim qualunque che, con tutti i suoi difetti, dava allo spettatore quel che desiderava: mostri giganti (contro robot giganti). Invece di questo Godzilla 2014 rimangono solo i bellisismi mostri e le scene cult di cui sono protagonisti, una prima parte interessante e poi il buio. E alla fine, quando un Godzilla creduto morto si risolleva e si ributta in mare, salutato dalla folla che ha salvato, resta la sensazione che un applauso ci vorrebbe ma solo per lui, che tutto il resto è facilmente dimenticabile. Almeno spero.
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