"At 372 miles above the Earth there is nothing to carry sound. No air pressure. No oxygen. Life in space is impossible."
Ho dovuto aspettare ben sette anni per ritrovare Alfonso Cuaròn dietro alla macchina da presa. Ne è valsa la pena. Perchè il nuovo film del regista messicano è un capolavoro unico nel suo genere, e non uso il termine alla leggera. Che Cuaròn fosse bravo lo si sapeva già da tempo: Y tu Mamà Tambièn è un cult della mia adolescenza (charolastra!), Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban è uno dei migliori della serie e Children of Men è un pilastro della cinematografia e del genere distopico/apocalittico. E tanto per confermare di non essere uno Shyamalan qualunque, di quelli che in due film si son già bruciati, Cuaròn torna alla grande con Gravity, uno space drama ad anni luce dalla concorrenza. C'è un nuovo standard in città, signori e signori, ed è qui per restare.
Il film ha solo due protagonisti visibili: la dottoressa Ryan Stone (un'ottima Sandra Bullock) e l'astronauta veterano Matt Kowalski (George Clooney), impegnati in una delicata missione a bordo dello space shuttle Explorer. La situazione precipita all'improvviso quando uno sciame di detriti (causati dalla distruzione di un satellite russo in orbita) investe lo shuttle e il suo equipaggio, uccidendo tutti tranne Stone e Kowalski. I due si ritrovano alla deriva con una limitata riserva di ossigeno, e la loro unica speranza è raggiungere una stazione orbitante russa nelle vicinanze... ... e non dico altro per non spoilerare.
Quando James Cameron in persona si lancia in lodi sperticate nel descrivere il film ci si possono aspettare davvero grandi cose:
“I was stunned, absolutely floored,” he says. “I think it’s the best space photography ever done, I think it’s the best space film ever done, and it’s the movie I’ve been hungry to see for an awful long time.”
Il buon vecchio Jim ha ragione: non solo Gravity è davvero un ottimo film, ma è anche una delle migliori pellicole spaziali dai tempi di 2001: Odissea nello Spazio. Parola d'onore. E non parlo solo della meticolosa ricostruzione del vuoto spaziale, dove parole come "gravità" e "suono" perdono ogni significato. Parlo dell'innegabile, mostruosa abilità di Cuaron nel girare il film. Vi ricordate il meraviglioso piano sequenza verso la fine di Children of Men? Ecco, moltiplicatelo per cento e avrete una vaga idea di quanto sia mozzafiato Gravity. Fotografia ineccepibile (mitico Emmanuel Luzbeki!), panoramiche mozzafiato che mostrano la Terra e le stelle come nessuno di noi potrà mai vederle, piani sequenza da applauso, sequenze in soggettiva al cardiopalma degne dei migliori videogames. Una CGI da sogno. Ah, e un 3D che migliora davvero l'esperienza dello spettatore, avvolgendolo in maniera convincente. Certe scene sono talmente ben realizzate che viene naturale chiedersi come diavolo sia stato possibile girarle! Questo non è solo un capolavoro della cinematografia moderna: è un guanto di sfida rivolto ad ogni altro regista di fantascienza. Da questo preciso momento non sarà più possibile prendere lo spazio alla leggera: per rivaleggiare con Gravity occorrerà parecchio impegno.
Ma come ben sappiamo un film, per quanto tecnicamente ineccepibile, non è nulla senza attori solidi. Posso orgogliosamente affermare che Sandra Bullock regge meravigliosamente il peso della pellicola: l'attrice ci regala un'interpretazione davvero fantastica, senza dubbio una delle migliori (e più impegnative) della sua carriera. (A proposito, lo direste che questa donna va per i cinquanta?? E' incredibile!) La terrificante disavventura della dottoressa Stone vi terrà col fiato sospeso e le chiappe ben strette per tutta la durata del film, grazie anche (e soprattutto) alla bravura della Bullock. Se pensate che un film con due personaggi ambientato nel vuoto spaziale, senza avversari o intrighi o alieni, possa essere noioso... preparatevi ad essere sorpresi.
E preparatevi anche a versare la proverbiale lacrimuccia... perchè Gravity non è solo un'incredibile storia di sopravvivenza, ma anche il racconto di una straordinaria rinascita. Il modo in cui il film mostra il percorso interiore della Stone, tra una pioggia di detriti e l'altra, è da standing ovation. Lo spazio, il vuoto assoluto dove non può esserci altro che morte, diventa metafora potentissima dello stato d'animo della protagonista. A volte, per sopravvivere e andare avanti, lasciare la presa diventa l'unica possibilità. Gravity poteva benissimo trasformarsi in un vuoto esercizio di stile, 100 milioni di dollari buttati al vento giusto per compiacere un regista ambizioso. Invece ci troviamo tra le mani un caposaldo della fantascienza che, nell'ordine:
- Ha impressionato Jim Cameron;
- Ha una protagonista femminile potentissima;
- Ha imposto nuovi standard per la fantascienza spaziale;
- Usa i suoni con parsimonia, ma compensa con una stupenda colonna sonora;
- Fa mangiare la polvere a parecchi registi, anche tra quelli più blasonati;
- Se non prende una sfilza di Oscar mi incazzo di brutto.