D’altra parte sempre ritorna il tema della crisi economica del 29 che ad un lustro di distanza non accennava a spegnersi (vi ricorda niente?) e che poi è stata risolta col bagno di sangue del conflitto mondiale. Particolarmente acuti ed interessanti i giudizi critici su Proust e Joyce, la scoperta di Bunuel in quello che forse è il suo primo film con la collaborazione di Dalì, L’età dell’oro, o sui diari di Anais Ninn, per non parlare del lungo articolo sul surrealismo di cui si sente a pieno titolo partecipe, movimento che sente assolutamente fondamentale per quel momento storico in cui tutto sta scivolando verso un finale che sembra già scritto. Emblematiche le parole che chiudono il saggio: “Rimangono i mangia morte (e Harry Potter è ancora lontano) coloro che prendono sempre più il comando a mano a mano che il futuro si apre. Destinati ad affrettare lo sfacelo d’un mondo già defunto, essi galvanizzano la morta gioventù di questo mondo in un momentaneo entusiasmo. Dappertutto la gioventù è chiamata alle bandiere; come in ogni altra epoca, si agghinda per l’ecatombe rituale. La causa! Per amore della causa presto i demoni saranno sguinzagliati e riceveremo gli ordini di avventarci gli uni alla gola degli altri.” Era il 1935. Anche questo, un libro propedeutico per meglio capire l’autore del Tropico del Cancro e molti meccanismi perversi che si reiterano continuamente nella storia dell'uomo.
L'Ussaro sul tetto.
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