Uno strategico a turni semplice nell'impostazione, ibridato con alcuni leggeri elementi ruolistici e calato nell'ormai ben conosciuto contesto storico relativo al secondo conflitto mondiale.
Versione analizzata: Playstation Vita
Giovanni Calgaro è avvocato per sbaglio, ma tuttologo per passione, cresciuto a pane e videogiochi sin dalla più tenera età. Allevato da un commodore 64 non ha mai smesso di stupirsi per l'immensità della forma d'arte videoludica, tanto da sentire molto presto il bisogno di sfruttare l'amore per la scrittura per raccontare, far conoscere ai più e condividere questa meravigliosa passione. Potete sempre trovarlo su Facebook e Twitter, sempre che non sia in qualche aula di tribunale.
Puntuale come ogni mese, il PS Plus è finalmente giunto col suo carico di contenuti gratuiti per le tre console Sony. Gennaio insolitamente ricco e vario per l'Instant Game Collection, con sei titoli che spaziano da Dragon Age: Origins sino alla sempreverde avventura del tristo mietitore Manny Calavera.
La piccola di casa, invece, in questo mese ci terrà impegnati non solo con Nihilumbra, ma anche con History: Legends of War, tattico turn based a sfondo bellico sviluppato da Enigma Software sfruttando la licenza gentilmente concessa dal canale tematico History Channel e rilasciato nel lontano 2013.
Per dovere di cronaca, però, dobbiamo retrodatare questa produzione di altri tre anni. Vi sarete accorti, infatti, dell'errore - di distrazione - in cui Sony è incorsa al momento della pubblicazione dei contenuti di gennaio. Un titolo PSP (Legends of War: Patton's Campaign) al posto di uno ( History: Legends of War) dedicato all'hardware più recente. In realtà stiamo parlando del medesimo gioco, vestito a nuovo per adattarsi ad un'architettura maggiormente performante.
Dal punto di vista stilistico il salto generazionale ha fatto sicuramente bene alla fatica di Enigma Soft. e, mentre su PSP doveva battersela con Warhammer 40.000: Squad Command, ora su Vita può fare la voce grossa - anzi, un assolo - data l'assenza di altri esponenti appartenenti alla medesima categoria (la versione Vita di X-COM, infatti, la possiamo oramai declassare a vaporware).
Andiamo a Berlino!
Analizzandolo da un punto di vista prettamente generale, History: Legends of War ha l'ambizione di presentarsi con una struttura turn based semplice nell'impostazione, ibridata con alcuni leggeri elementi ruolistici e calata nell'ormai ben conosciuto contesto storico relativo al secondo conflitto mondiale. Legends of War, però, sceglie di narrare un ben determinato momento cruciale della guerra sul fronte occidentale, coincidente con la campagna di Normandia e la successiva corsa verso Berlino dell'eclettico generale statunitense George Smith Patton e della sua 3a Armata.
Il titolo di Enigma Soft., per la verità, non punta all'accuratezza storica e preferisce rifugiarsi nella più confortevole e semplicistica finzione ludica, priva di inutili fronzoli narrativi. Non viene fatto alcun cenno alla controffensiva delle Ardenne, cosi come non si parla dell'avanzata forzata verso Praga con l'obiettivo di togliere la capitale ceca alle forze sovietiche. Il supporto narrativo avviene attraverso, tanto semplici quanto scarne, stringhe di testo che spiegano sbrigativamente il da farsi e le condizioni per raggiungere la vittoria.
Insomma, l'ultima fermata è Berlino ma, per arrivarci, dobbiamo affrontare ventuno missioni che si alternano in quattro diverse tipologie: Attacco, Difesa (ad esempio resistere agli assalti tedeschi per un determinato numero di turni o proteggere un VIP), Infiltrazione (in cui si utilizzano solo poche unità di fanteria dietro le linee nemiche) e Sabotaggio. Nonostante le regole e gli obiettivi varino a seconda della tipologia di missione affrontata e vi siano cinque diversi livelli di difficoltà, il titolo purtroppo pecca di varietà e contenuti che in breve tempo lo adagiano su una meccanica ripetitività di azioni e soluzioni tattiche. Tutto questo va giocoforza ad appiattire un'esperienza di gioco che, seppur non eccelsa, riesce comunque a divertire senza grandi pretese.
La storia narrata dai vincitori
Prima di affrontare le ventuno missioni che compongono la campagna single player (nella precedente versione erano trentacinque), il titolo ci mette di fronte ad un duplice livello gestionale. Da un lato abbiamo a che fare con la micro gestione delle nostre forze che ci permette reclutare nuova carne da cannone da mandare al macello o potenziare quella esistente tramite punti Prestigio guadagnati nel corso degli stage, mentre dall'altro siamo chiamati ad amministrare le skill del generale di ferro.
Queste ultime avranno una incidenza diretta sull'efficienza complessiva dei soldati sul campo di battaglia. Ad esempio, aumentando la potenza d'attacco i nostri soldati potranno infliggere danni maggiori ad ogni colpo mandato a segno, mentre incrementando la difesa e la logistica questi potranno avere più punti vita e portare più munizioni. In verità non si avverte un grande senso di progressione o di profondità. Non è possibile modificare la dotazione e l'equipaggiamento delle unità, così come non è consentito decidere quali truppe sbloccare per personalizzare il nostro esercito. Queste, infatti, vengono automaticamente rese disponibili mano a mano che si prosegue nella campagna, senza grandi meriti o giustificazioni legate alla "trama".
Ad ogni modo, una volta completate le attività gestionali siamo pronti a scendere sul campo di battaglia. La classica struttura turn based si presenta in tutta la sua - limitata - estensione sin dal primo stage. Ad ogni turno possiamo muovere i membri della nostra squadra (selezionabili tassativamente uno alla volta) all'interno dello stage e pianificare le loro azioni. Ogni soldato, carro armato o aereo può muovere liberamente in tutte le direzioni entro un determinato raggio d'azione dettato dalla quantità di punti movimento a disposizione. Al contrario di quanto accade in molti altri strategici a turni, in Legends of War il movimento non esaurisce le azioni di un'unità, la quale potrà attaccare indipendentemente dal fatto che si sia spostata o meno.
Ogni membro della nostra squadra ha a disposizione, solitamente, due tipologie d'attacco non modificabili dal giocatore: un'arma da fuoco (ad esempio il Garand M1, o la mitragliatrice Thompson) e un esplosivo (come le granate MK2, soprannominate simpaticamente Pineapple). Il range di ogni arma varia, chiaramente, così come il "cono" che costituisce la visuale del soldato di turno. Se, durante il turno avversario, un soldato entra in questo cono d'azione, la nostra unità avrà un tiro d'opportunità e sparerà automaticamente. Questo vale, ovviamente, anche per gli avversari, quindi è molto importante procedere cauti nella fog of war e restare fuori , per quanto possibile, dalla visuale del nemico. Gli elementi ambientali, poi, costituiscono una barriera efficace contro ogni genere di attacco, dato che non possono essere distrutti. Scelta, questa, che ci è sembrata abbastanza superficiale e poco immersiva.
Questa, purtroppo, non è l'unica carenza ad affliggere il titolo di Enigma Soft..
Alla mancanza di profondità tattico-strategica e all'impossibilità di personalizzare le truppe ai nostri ordini, si aggiunge anche una preoccupante assenza di contenuti. Una volta completata la lineare campagna single player, il giocatore non avrà alcun motivo per riprendere in mano il titolo. La modalità multiplayer hotseat può esser considerato l'orpello di un lontano passato ora del tutto inutile. Capita sempre più di rado, infatti, che due giocatori abbiano la voglia di passarsi la console ad ogni cambio di turno.
La nuova definizione della guerra
Sotto il profilo tecnico-stilistico le cose vanno un po' meglio. Rispetto alla controparte più "anziana", questa versione presenta degli indubbi miglioramenti sia sotto il profilo grafico sia per quanto riguarda il sistema di controllo. Quest'ultimo, in particolare, pur mantenendo inalterata l'ossatura originale, ha subito una apprezzabile rimappatura atta ad includere la seconda levetta analogica. Ora controllare la visuale e direzionare in maniera precisa il posizionamento dei nostri soldati risulta esser un compito molto più intuitivo e meno macchinoso rispetto al passato. Considerate le caratteristiche dell'hardware ci saremmo aspettati l'inclusione del feedback tattile tra le opzioni del sistema di controllo ma, dopo un'attenta riflessione, abbiamo comunque dovuto ammettere che ciò avrebbe comportato non solo un lavoro di ristrutturazione improbo da parte del team di sviluppo, ma anche una feature poco precisa e non adatta alla struttura di Legends of War.
Il restyling grafico, come abbiamo anticipato, c'è e si vede. La maggiore potenza computazionale della macchina ha permesso di eliminare la fastidiosa sgranatura dell'immagine grazie a texture maggiormente definite e modelli poligonali decisamente puliti e meno "posticci". Anche le mappe e l'effettistica, nonostante anche in questo caso il titolo pecchi di varietà a causa della scarsa fantasia nel design ambientale, hanno tratto beneficio dal salto generazionale. Un risultato senza grandi pretese ma, tutto sommato, gradevole.
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