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Recensione: Hunger Games - La ragazza di fuoco, di Suzanne Collins

Creato il 03 agosto 2012 da Mik_94
Ciao a tutti, dopo qualche giorno di assenza, il vostro Mr. Ink torna con la recensione di "La ragazza di fuoco" – sequel dell'acclamato Hunger Games. Già, sono uno dei pochi a non aver concluso con impazienza la saga della Collins. Nella recensione (che non contiene spoiler), i motivi della mia iniziale titubanza. Da lettore che nutre ancora qualche riserva, voglio sentire, accanto alle opinioni sulla mia recensione, anche i vostri pareri. Perché, questa, è una saga che vi entusiasma così tanto?;)
Recensione: Hunger Games - La ragazza di fuoco, di Suzanne CollinsTitolo: Hunger Games. La ragazza di fuocoAutrice: Suzanne CollinsEditore: Mondadori “Chrysalide”Numero di pagine: Prezzo: € 17,00Sinossi: Non puoi rifiutarti di partecipare agli Hunger Games. Una volta scelto, il tuo destino è scritto. Dovrai lottare fino all'ultimo, persino uccidere per farcela. Katniss ha vinto. Ma è davvero salva? Dopo la settantaquattresima edizione degli Hunger Games, l'implacabile reality show che si svolge a Panem ogni anno, lei e Peeta sono, miracolosamente, ancora vivi. Katniss dovrebbe sentirsi sollevata, perfino felice. Dopotutto, è riuscita a tornare dalla sua famiglia e dall'amico di sempre, Gale. Invece nulla va come Katniss vorrebbe. Gale è freddo e la tiene a distanza. Peeta le volta le spalle. E in giro si mormora di una rivolta contro Ca-pitol City, che Katniss e Peeta potrebbero avere contribuito a fomentare. La ragazza di fuoco è sconvolta: ha acceso una sommossa. Ora ha paura di non riuscire a spegnerla. E forse non vuole neppure farlo. Mentre si avvicina il momento in cui lei e Peeta dovranno passare da un distretto all'altro per il crudele Tour della Vittoria, la posta in gioco si fa sempre più alta. Se non riusciranno a dimostrare di essere perdutamente innamorati l'uno dell'altra, Katniss e Peeta rischiano di pagare con la vita...  
Recensione: Hunger Games - La ragazza di fuoco, di Suzanne CollinsRecensione: Hunger Games - La ragazza di fuoco, di Suzanne Collins Quasi un anno fa, altalenante tra delusione e amarezza, riponevo sullo scaffale della mia libreria il primo volume della trilogia di Suzanne Collins, che, a breve, avrebbe ispirato un'acclamata produzione hollywoodiana e, nelle vesti del Twilight della distopia, una lunga serie di affascinanti romanzi appartenenti al genere entrato in auge – con la sua potenza distruttiva e la sua voglia di ribaltare le regole - grazie alla raffinata penna di Orwell e Bradbury. Per lungo tempo, sono stato l'unico pesce del banco a nuotare controcorrente, mettendo in discussione, con una breve e tiepida recensione su Anobii, i commenti di coloro che gridavano al capolavoro e dei bigotti che, invece, etichettavano Hunger Games come un romanzo troppo cruento per un pubblico di “ingenui e puri” adolescenti.Cresciuto a Plasmon, pane e Stephen King, nonostante un inizio promettente e un mare pieno di occasioni d'oro, senza rimpianto alcuno, avevo definito il romanzo una versione per le MTV Generations del controversoBattle Royal o, se vogliamo, dell'angosciante La lunga marcia. Un esercizio stilistico vagamente “poppeggiante”, con buoni sentimenti a gogò e una voglia appena marcata di abbattere, a colpi di violenza e di rimandi all'attualità, i temutissimi tabù. Eppure, complici le parole dell'angelica Taylor Swift nello splendido brano Safe and Sound e la riuscitissima trasposizione cinematografica, con la spinta dello splendido ciondolo della ghiandaia imitatrice appeso proprio ora al dorso dei tre volumi (Mondadori, grazie di cuore!), gli ultimi giorni di luglio mi hanno fatto compagnia durante la lettura di La ragazza di fuoco, titolo a lungo accantonato per dare spazio a letture da me reputate più meritevoli.Sin dai primi capitoli, ho capito il motivo della mia riottosità verso una saga che avevo ritenuto troppo sopravvalutata. Una buona parte del libro, infatti, non mi è stata proprio d'aiuto nel comprendere gli elementi che avessero spinto l'autrice a dare vita a un franchising – contanti e fama a parte!Recensione: Hunger Games - La ragazza di fuoco, di Suzanne CollinsLe sue cartucce vincenti le aveva sparate abbondantemente nel primo volume e i primi capitoli, ripetitivi e lenti, scorrevano come il riassunto degli episodi già visti di una serie televisiva. I numerosi accenni alla prima impresa di Katniss nei Giochi della Fame servivano a fare da guida ai lettori meno memori o, forse, a mascherare un vuoto di fondo. La seconda impressione mi ha fatto compagnia per buona parte della lettura e, magari inconsapevolmente, me la porto dentro anche adesso – nonostante possa ritenermi soddisfatto e appagato da queste quasi 400 pagine di adrenalina e pathos.Il romanzo mi è piaciuto forse anche di più precedente, ma ciò, a mio avviso, non è attribuibile a una crescita professionale della Collins. Giustamente, per dare continuità alla narrazione, l'autrice continua ad adoperare il - detestabile, odioso - presente indicativo e, poco abile nel mantenere salde le redini dei cosiddetti romanzi “character driver” (guidati, ossia, dai singoli protagonisti e non da un plot che debba necessariamente concludersi come da copione..), con fastidiosa discontinuità, prendendo la tenace Katniss per la sua bella treccia bruna e trascinandola tra sabbia e sassolini nel punto di avvio, fa passare il lettore dalla descrizione di regali abiti da sposa o di luculliani banchetti a momenti di pura azione e a bruschi colpi di scena che mi hanno lasciato senza tregua e parole.Recensione: Hunger Games - La ragazza di fuoco, di Suzanne CollinsLa sua prosa, lineare e priva di qualsiasi orpello, è propria di una sceneggiatrice che conosce alla perfezione le regole dell'intrattenimento, ma non di un'autrice che, con il suo talento e non con le sue controverse storie, vuol lasciare il segno. Agli sgoccioli del primo romanzo, tra l'altro, l'avevo accusata di aver fatto l'errore di essersi innamorata dei suoi protagonisti e di non aver tentato, tramite la carta della tragedia, di mantenere fede alle premesse che promettevano uno sconvolgimento fisico e mentale.Se avesse osato accopparne uno solo, probabilmente, non sarei qui ad annunciare il mio ritrovato interesse per il genitore del genere distopico delle nuove generazioni.Recensione: Hunger Games - La ragazza di fuoco, di Suzanne CollinsSono loro, protagonisti o semplici comprimari, il punto di forza della storia. Sognatori, pazzi, romantici. Indimenticabili. I punti di fuga in cui vanno a confluire l'ammirazione dei lettori di tutto il mondo e gli oceani gelidi in cui si spengono tutte le comprensibili rimostranze. Singole e preziose scintille di una rivoluzione che incendierà Capitol City, piume di una ghiandaia imitatrice che, come una colomba della pace, guiderà le masse e ispirerà gli animi. Ritroviamo la risata argentina della dolce Prim, il volto abbronzato di Gale e tutte le mille parole che non riesce a dire, i vestiti eccentrici della simpatica Effie, le imprecazioni e le bottiglie di alcol di un sorprendente Haymitch e, all'ombra di alberi carichi di insidie e di una soffocante barriera che lascia senza scampo, facciamo la conoscenza della scontrosa Johanna, del geniale Beetee e del vanesio Finnick - una canaglia tutto muscoli e arie, dal cuore e dal fascino immensi. Su un tappeto rosso di umanità e simpatia, non possono mancare loro: Katniss e Peeta. Gli amanti infelici del Distretto 12. Lei, voce narrante di un'avventura lunga tre libri, ha insita in sé la voglia di sfidare continuamente. Sfida il presidente Snow e perfino i suoi lettori, facendosi odiare e amare un po' come la Summer di 500 giorni insieme: sensibile, ironica, fragile e coerente - sia nello spezzare i cuori, sia nel mettere in pericolo la sua stessa vita pur di sfidare sempre e comunque. Osa, colpisce per uccidere, prepara trappole e sferra colpi mortali, ma, in un romanzo che per struttura e contenuti omaggia il suo stesso predecessore, è la stessa che si prodiga per salvare un amico e che si scioglie in un tenero abbraccio per fuggire via dai propri incubi. E poi c'è Peeta. Di parole, in interviste e conferenze stampa, ne dice tante, ma, nel romanzo, continua a essere “quello che viene salvato”, l'animo nobile più adatto a destreggiarsi tra arte e poesia che tra i pericoli di una competizione all'ultimo sangue, il Romeo che ama incondizionatamente e senza riserve, il ragazzino di porcellana che l'odio e il sangue non riescono a sporcare. Recensione: Hunger Games - La ragazza di fuoco, di Suzanne CollinsHa diciassette anni e, biondo e belloccio, avrebbe tutte le caratteristiche per farsi odiare dal sottoscritto e amare da uno scuolabus di ragazzine urlanti. Ma, sarà perché continuo ad associarlo al volto fresco e familiare del buon Josh Hutcherson – attore che, essendo quasi mio coetaneo, seguo sin da piccolino e verso cui provo una certa simpatia perché, nel suo metro e settanta, è anche più basso di me: cosa rara! -, sarà per la sua cieca fiducia nell'avvenire, finisco per far coincidere la sua personalità con la mia e, nei suoi panni, sbatto il naso contro grandi delusioni e contro la consapevolezza di essere il “terzo incomodo” in una vita che non ha nulla a che fare con la struggente delicatezza di un bel dipinto. Meno L'implacabile, più The Truman Show, la celata violenza di Hunger Games, in questo avvincente sequel, cede lo spazio allo snodarsi di raffinate e potenti strategie e a una messinscena più attenta alla costruzione di momenti di coinvolgimento emotivo destinato a durare, e meno alla spettacolarizzazione del dolore in tutte le sue sanguinose forme. Con capitoli che si concludono sempre sul più bello e con la viva voglia di sorprendersi ad ogni occasione, La ragazza di fuoco fa chiudere un occhio sullo stile non sempre impeccabile della Collins e tormenta con l'esigenza bruciante di abbandonarsi, anima e corpo, alla lettura del volume conclusivo. Per mia fortuna, ce l'ho proprio a portata di mano. Azzurro e voluminoso, è lì che mi aspetta!Il mio voto: ★★★★ +Il mio consiglio musicale: Taylor Swift - Safe and Sound

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