Data di pubblicazione: 3 aprile 2014Titolo: I cento colori del bluEditore: Newton ComptonAutore: Amy HarmonPrezzo: 9,90 €Pagine: 384
Il mio voto:
Tutti a scuola conoscono Blue Echohawk. Abbandonata da sua madre quando aveva solo due anni, Blue non sa se quello sia il suo vero nome né quando sia davvero il suo compleanno. Ma ha imparato a fuggire il dolore con atteggiamenti da ribelle:indossa sempre vestiti attillatissimi e un trucco pesante. E soprattutto il sesso è il suo rifugio, un gioco per dimenticare tutto, per mettere sotto chiave le sue emozioni. A scuola poi è un caso disperato. Eppure il suo nuovo insegnante di storia, il giovane Darcy Wilson, non la pensa così: Darcy crede in lei, e sa che Blue ha bisogno di capire chi sia prima di trovare un posto nel mondo. E così la sprona a guardarsi dentro e a ripercorrere il passato, a scrivere la sua storia, a dar voce alle sue emozioni. Tra i due nasce una grande amicizia, e forse, a poco a poco, qualcosa di più: un sentimento forte, travolgente, a cui ciascuno dei due tenta in tutti i modi di resistere…RecensioneNon è facile recensire un libro che tutti sembrano aver amato alla follia, tranne me. Ma capita e l'unica cosa che posso fare al riguardo è essere sincera fino al midollo e sperare che tutti coloro che abbiano amato questo o quel romanzo non decidano di usarmi come bersaglio su cui tirare delle frecce ben appuntite. E' il caso di "I cento colori del blu", di Amy Harmon, pubblicazione new adult che recentemente ha riscosso i consensi della maggior parte dei lettori italiani. La drammatica storia narrata dalla Harmon ha infatti sfiorato il cuore di molti, ma non è riuscita a convincere pienamente me. Non mi riesce difficile comprendere perché la storia della giovane protagonista alle prese con le difficoltà della vita abbia convinto così tanto il pubblico, eppure mi è sembrato che il romanzo fosse paradossalmente carente sul piano emotivo. Per quanto intensa e toccante sia la vicenda narrata dalla Harmon, mi è parso difficile riuscire a entrare in sintonia con la protagonista e alcune forzature mi hanno spinto a tenere le distanze dal corso degli eventi. Nonostante abbia trovato piacevole la lettura di questo libro e non mi senta di sconsigliarlo a nessuno, in particolar modo a chi cerca storie cariche di dramma che sappiano emozionare, ne sono rimasta un tantino delusa. Forse perché in patria viene spesso paragonato a "Tutto ciò che sappiamo dell'amore" (paragone che non regge), forse per la quinta di copertina, mi ero creata delle aspettative abbastanza alte nei confronti del romanzo della Harmon. Aspettative che non sono state colmate in pieno.Quello che ho capito durante la mia vita di lettrice è che ci si può far piacere senza troppe cerimonie un libro palesemente d'intrattenimento, ma che si diventa più esigenti al cospetto di un romanzo da cui ci aspettiamo di più. Ecco, io da questo libro mi aspettavo decisamente di più, viste le premesse. Perciò, pur avendo apprezzato la storia d'amore e a grandi linee l'intera trama, non mi sono sentita pienamente soddisfatta dal romanzo nella sua totalità, ma mi spiegherò meglio durante la recensione, per non lasciare alcun dubbio sul mio pensiero.
Jimmy mi chiamava Bluebird. Era il nomignolo che aveva scelto per me. Ma non somigliavo affatto a un uccellino azzurro… un animale tenero, allegro, spensierato. Ricordavo più un’arpia, una donna-uccello, un mostro con tanto di artigli ricurvi e affilati. Ero pronta a trascinare all’inferno chiunque mi si fosse messo contro, e punirlo con tormenti eterni. Forse non era colpa mia se ero fatta così. Da "I cento colori del blu"La trama narra di Blue, una protagonista davvero unica nel suo genere. A diciannove anni frequenta ancora l'ultimo anno di liceo, non conosce il nome dei suoi veri genitori e nemmeno il proprio. Blue è stata abbandonata all'età di tre anni, è cresciuta tra le cure amorevoli di un padre con cui non condivideva legami di sangue e che ha perso troppo presto e ora lotta per trovare il proprio posto nel mondo.Ammetto di aver provato subito un senso di empatia nei confronti della protagonista. E' difficile non farsi sconvolgere dal suo passato, come è impossibile non provare dispiacere e pena per la sua vita presente. Blue crede di essere sola e destinata all'oblio, un'anima ormai perduta. Non immagina che Darcy Wilson, il suo nuovo insegnante di storia troppo zelante, con il suo accento inglese e la sua fissazione per la letteratura, riuscirà a dimostrare che in Blue si nasconde molto di più di quello che tutti vedono.Quello che credevo di trovare in questo libro, e di cui avevo anche un po' paura, era una relazione al limite del lecito tra un insegnante e un'alunna. Ma, gioia delle gioie, ciò che ho trovato è stato molto di più, almeno dal punto di vista puramente romance. Infatti tra Darcy e Blue sboccia una particolare amicizia, fatta di sguardi truci e sfide poco celate, che consente alla protagonista di crescere e maturare in modi inattesi. Nessun amore torbido o passione proibita per Darcy e Blue, solo una strano rapporto di amicizia che cresce nel tempo, che si arricchisce con il trascorrere degli eventi e riempie le pagine del libro di un piacevole realismo. La loro è forse una delle storie d'amore più vere e possibili in cui mi sia imbattuta e la cosa che ho amato di più dell'intero libro. Come avrete capito, ci sono delle cose che ho particolarmente apprezzato, altre che mi hanno contrariata più di quanto avrei immaginato. Ma lasciate che mi spieghi meglio.
«Nessuno di noi è responsabile del luogo in cui è cresciuto, Blue. Ma nessuno di noi è costretto a restare dov’è stato gettato. Perché non guardi al tuo percorso futuro, invece che alla tua origine? Perché non ti concentri su cosa ti farà brillare, e non su ciò che ti fa rabbia? Non riesci a cogliere un elemento chiave della leggenda: forse la morale è che siamo stati tutti scolpiti, creati e formati dalla mano di un maestro. Forse siamo tutti opere d’arte». Da "I cento colori del blu"Iniziamo ad elencare ciò che mi è piaciuto. La storia è narrata dal punto di vista di Blue al passato storico, ovvero uno dei miei tempi narrativi preferiti perché consente una full immersion nel personaggio e negli eventi che lo riguardano. La trama è pregna di drammi familiari, mistero, romanticismo e crescita interiore, tutte cose che contribuiscono a far entrare un romazo nelle mie grazie. Il protagonista maschile è inglese, ama la letteratura e suona il violoncello, oltre a essere un vero e proprio adorabile gentiluomo dal cuore d'oro. Blue non è la classica ragazza che scappa dal passato, bensì lo insegue, anche se inconsapevolmente, per venire a capo della propria identità. La storia che nasce tra i due protagonisti è unica, intrisa di quella pazienza e tenacia che solo il vero amore può dimostrare. Blue ha una passione per la scultura che mi ha catturata, facendomi venire voglia di fare un corso o qualcosa del genere.Ecco, a occhio e croce direi che, salvo qualche dimenticanza, il mio elenco è completo. E a riguardarlo direi che è anche abbastanza ricco. Ma non abbastanza ricco da farmi dimenticare tutto quello che invece non mi è piaciuto, visto e considerato che alcune delle cose sopraelencate vengono annullate dai punti negativi del romanzo. Primo tra tutti: il distacco con cui tutto è narrato. Mi è sembrato di essere una spettatrice passiva, incapace di entrare nel vivo della storia a causa della mancanza di dettagli preziosi e del ripetersi di scene poco funzionali alla trama in sé.
Poi, se ho apprezzato che la relazione tra i due protagonisti si sia sviluppata con tempistiche più credibili rispetto a molti altri libri, non posso dire di aver altrettanto gioito della lentezza generale che ha permeato l'intero romanzo. Per tutta la prima metà del libro ho dovuto stringere i denti per non saltare a piè pari pagine e pagine in cui Darcy non faceva altro che citare i grandi classici del passato, riportandoli in modo letterale. Pur volendo accettare questa follia per le citazioni, non è facile digerire la mancanza di coerenza intrinseca nel personaggio di Darcy. Perché fare di lui un insegnante di storia, quando in realtà ciò che lo appassiona di più è la letteratura in tutte le sue forme?
«Di solito la redenzione implica la salvezza… essere salvati. Da cosa sei stata salvata?», mi domandò, cercando di mantenere un tono naturale.«Dalla bruttezza».Wilson allungò di scatto una mano, fermandomi. Mi guardò in viso, come se cercasse di cogliere il significato nascosto dietro le mie parole. «Sei molte cose, Blue Echohawk… potrei citarne almeno dodici». Fece un sorriso appena accennato. «Ma non brutta, questo è certo» Da "I cento colori del blu"
Parlando di forzature, veniamo a Blue.
Viene presentata come una teppista che si concede facilmente, una persona senza valore, che vive al margine della società, senza passato e, sicuramente, senza futuro. Lei stessa si definisce tale, spesso in modo piuttosto rude. Eppure mi è sembrato che tutto questo parlare della ragazza cattiva e facile che si rotola nei letti altrui pur di dimenticare la bruttezza della sua vita, della ragazza senza possibiltà che tutti guardano con sospetto e da cui tutti rifuggono, persino lei, sia stata, appunto, una forzatura. Perché Blue sarà anche una ragazza dalla vita difficile, è vero, ma questo non giustifica il pregiudizio e la reputazione che l'autrice le ha voluto cucire addosso. Se bastassero un paio di pantaloni aderenti, del trucco pesante e una famiglia disastrata per essere etichettati come scarti della società, saremmo davvero messi male. L'intera storia di Blue che va a letto con i ragazzi pur di svuotarsi la mente, è esagerata. Per tutto il romanzo Blue ha una sola avventura, punto. Certo, è un'avventura di cui porterà i segni per sempre, mi limito a dire questo per evitare spoiler, ma non è sufficiente per additarla come sgualdrina. Affatto. Sì, ha la lingua tagliente, è sfacciata, è sfortunata. Ma è una ragazzaccia? Una senza futuro? No. Non direi. Direi invece che sembra più che altro un'adolescente problematica come tante altre e che rispetto a ciò che ha vissuto è uscita abbastanza bene dalla propria infanzia. E' un po' come se la Harmon avesse voluto rimarcare il suo ruolo di outsider più con luoghi comuni e frasi fatte, che con reali prove dell'indole ribelle di Blue. Il punto è che il romanzo ne avrebbe giovato se la Harmon non avesse calcato su certi dettagli inutili e avesse invece offerto più introspezione al lettore. Durante la trama, infatti, sono presenti momenti davvero, davvero, drammatici e commoventi. Scelte difficili, strazianti e di forte impatto emotivo, contrariamente a ciò che ci si sarebbe aspettato, sono state descritte con distacco.«Vorrei tanto che tu avessi avuto una vita migliore… una vita diversa. Ma una vita diversa ti avrebbe resa una Blue diversa». Mi fissò. «E questa sarebbe la tragedia peggiore di tutte». Accennò un sorriso, si portò la mia mano alle labbra (Mr Darcy fino in fondo), poi si voltò e si avviò su per le scale. Da "I cento colori del blu"Pensandici bene, è proprio il distacco con cui l'autrice ha narrato la storia, che ha rovina la mia esperienza di lettura. Di frequente, durante il libro, mi sono trovata a pensare che per eggere di argomenti simili a quelli trattati in questo libro, come la nascita della vita, la morte, la religiosità e il rapporto con Dio, sia necessaria una completa immedesimazione. Fattore che invece, un po' per l'eccessiva lentezza con cui si sono svolti gli eventi, un po' per la mancanza di introspezione, mi è fortemente mancato. Per tirare le somme, con qualche taglio strategico per aumentare il ritmo in alcuni punti, più emotività al posto degli stereotipi, meno forzature e maggior spazio concesso ai sentimenti (non mi riferisco solo a quelli romantici, ma ai sentimenti in generale), "I Cento Colori del Blu" avrebbe avuto la stoffa per essere, con i suoi momenti toccanti, i suoi intermezzi dolcissimi, le sue rivelazioni e i suoi colpi scena, uno dei miei romanzi preferiti.
Verdetto: A tratti molto bello, ad altri non all'altezza delle aspettative Livello sensualità: solo baci e qualche brivido