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[Recensione] I'll Follow You Down (di Richie Mehta, 2013)
Creato il 11 novembre 2014 da Frank_romantico @Combinazione_CIeri, parlando di fantascienza e del nuovissimo Interstellar di Cristopher Nolan, ho parlato di fantascienza a misura d'uomo ovvero quel tipo di fantascienza che riflette sull'individuo/umanità e li indaga, li sviscera, li pone al centro del proprio sguardo. Che si vada per galassie lontane, per altre dimensioni o avanti e indietro nel tempo, e sull'uomo che ci si concentra. Quindi, ad un certo punto, la fantascienza può diventare semplice "strumento" attraverso cui mettere in scena il dramma umano.
Io amo questo tipo di film, è quello che sento più cucito sulle mie spalle e quindi, quando me ne trovo uno di fronte, tendo a non badare molto ai suoi difetti e mi concentro sul nucleo principale, che per una volta non è storia, regia, fotografia o ambientazione ma, più semplicemente, "sentimento". Tornerò ancora sull'argomento perché ho notato che, ultimamente, parlando e fruendo di fantascienza mi trovo a fare i conti con questa parola misteriosa, in campo cinematografico ma persino in quello videoludico.
Qualche settimana fa ho visto I'll Follow You Down, piccolo film Canadese scritto e diretto da Richie Mehta con un grande cast e tanti (piccoli) difetti. Un film di genere, una pellicola sui viaggi nel tempo che però di fantascientifico ha poco o nulla, che si concentra sui personaggi, sui loro sentimenti, sulla vita umana e il suo significato. Il tutto partendo dal classico elemento/farfalla che, sbattendo le ali ad inizio pellicola, crea un effetto a catena che si ripercuote sull'esistenza del giovane Erol e di sua madre Marika: la scomparsa del padre/marito Gabe, partito per una conferenza a Princeton e mai tornato a casa, sparito misteriosamente senza lasciar traccia.
Non ci sono navi spaziali in I'll Follow You Down. Non ci sono nanerottoli verdi che rapiscono gente, squarci dimensionali che permettono all'uomo di comunicare con misteriose entità o terribili poteri della mente umana. Anche l'elemento prettamente scientifico è ridotto all'osso, perché il classico confronto tra l'uomo e il non-noto che c'è "lì fuori" non trova spazio in questo film. Piuttosto il confronto è con quello che c'è "lì dento", nel profondo della nostra anima e di quel che saremmo in grado di sacrificare per trovare un senso che ci possa colmare. Non per altro, non per amore della scienza, dell'umanità o dell'universo intero ma per se stessi e chi ci sta vicino, in un egoismo cronico che ci rende spietati nella nostra puerile innocenza. Allora il film di Mehta prende lo spunto (fanta)scientifico e ci costruisce sopra il dramma di una famiglia facendo rimanere la fantascienza costantemente sullo sfondo e sfruttandola per permettere al film di mantenere sempre la giusta direzione.
C'è quasi la sensazione, racchiusa in questi 93 minuti, che le cose non possano andare nel verso giusto. Che non ci sia un modo per aggiustare quello che si è rotto, tanti anni prima. Il riflettersi dell'inevitabile in ogni scena, minuto dopo minuto. I'll Follow You Down è la storia di uno strappo che si ripercuote lentamente su tutto il tessuto della realtà avendo come punto di inizio Gabe e come punto di arrivo un Erol ormai cresciuto. E' tra i due che il film rimbalza, il primo un fantasma che aleggia sull'esistenza del secondo e il secondo che, fantasma anch'esso di un esistenza mai vissuta, anela al primo nel tentativo di risanare il giusto corso degli eventi. La cosa che ho trovato più bella di tutte è proprio questa: il tentativo che compie un uomo per salvare quel che gli viene costantemente negato: la famiglia, l'amore, la vita. E la fantascienza diventa solo pretesto, un po' come in The Batterfly Effect o in Se mi lasci ti cancello, per portare ai limiti l'esistenza umana e vedere (immaginare) quel che potrebbe succedere dopo.
Certamente la riuscita di questo piccolo film non dipende dalla regia, per quel che mi riguarda abbastanza anonima e scontata, né dal reparto tecnico (la solita fotografia plumbea e una certa austerità delle scenografie). Plauso speciale invece agli attori, Rufus Sewell che io adoro dai tempi di Dark City, Gillian Anderson mia icona infantile, Victor Garber sempre una garanzia e Haley Joel Osment, che la gente morta se l'è mangiata. E I'll Follow You Down resta una pellicola misconosciuta che non brilla certo per l'originalità delle situazioni, che soffre di una certa prevedibilità, ma che si inoltra lì dove non è mai facile avventurarsi, portandosi via un pezzettino di cuore dello spettatore, a fine visione.
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