Recensione I materiali del killer di Gianni Biondillo

Creato il 05 settembre 2011 da Masedomani @ma_se_domani

Il carrello di acquisti su una nota libreria online era pronto alla partenza: si trattava di unire le forze per raggiungere “quota spedizione gratuita”, approfittare dell’ultima tornata di grandi sconti ed aspettare qualche giorno per l’arrivo del pacco…

“ALT. Fermi tutti. Aspettare qualche giorno, ecco. Ok, chiudiamolo così e spediamo l’ordine. L’ultimo Biondillo me lo compro diretto in libreria, non posso aspettare”.

Uno sguardo carico della comprensione di chi sa cosa sia un desiderio impellente e via, gita fra fra gli scaffali, approvvigionamento immediato e passaggio alla cassa, per portarsi a casa queste (attesissime) 359 pagine che segnano il rientro di uno dei personaggi più amati nel panorama giallistico italiano: bentornato, ispettore Ferraro!

Che si tratti di un ritorno gradito è assolutamente sicuro: pur facendo parte di quella schiera di lettori che si sono gustati qualsiasi pagina prodotta dall’ottimo Biondillo, fossero essere dedicate a città o padri sfortunati, non ho potuto fare a meno di cullarmi nella speranza che Ferraro fosse pronto ad un rientro in grande stile e, sia detto molto chiaramente, “I materiali del killer” non tradisce minimamente le aspettative. A partire da una trama che si sviluppa su due episodi portanti: una rapina in una villa terminata tragicamente ed un riuscito tentativo di evasione caratterizzato da un bagno di sangue e dal coinvolgimento di organizzazioni criminali troppo potenti per muoversi in aiuto di un criminale di piccolo taglio.

E’ l’occasione, e Biondillo la coglie perfettamente, per esplorare la nostra storia di cittadini, con i suoi lati più oscuri e troppe volte artificiosamente nascosti, ed insieme per raccontare con l’ironia tagliente che caratterizza i suoi romanzi le piccolezze dell’animo umano, le angherie, i deboli trionfi, in un contesto in cui nessuno è buono per davvero ed in cui il più cattivo ha radici nascoste che si possono comprendere. La politica vista nella sua più bieca demagogia, i titoloni dei giornali sparati in font 72 con intenti gossippari e maledetti, il nostro rapporto con l’altrui e con il diverso: Biondillo non si risparmia e non ci risparmia nulla, e l’effetto finale è affascinante, perchè si legge e si ride, si prosegue e ci si indigna, si sfoglia e ci si riconosce.

Sono debitore a questo romanzo, oltre che per alcune ore di evasione totale dalla realtà e di sospensione assoluta, anche per un paio di passaggi che ho sentito fortemente miei: la magia delle monete svizzere  o straniere più in generale, accomunate a dobloni pirateschi, ed una riflessione-ricordo sulla Gorizia separata dalla sua stazione, in una versione forse meno nota ma altrettanto annientante del Muro di Berlino. Ne sono certo: ognuno di voi, come me, ritroverà  nelle pagine di questo romanzo leggeri brandelli della propria storia da conservare e coccolare nella mente.

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