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Nonostante questo, però, il romanzo è riuscito a deludermi ugualmente, posizionandosi al di sotto di aspettative già di per sé non altissime. E questo, purtroppo, mi è stato chiaro immediatamente. Tutto quello che di originale il primo volume della Casa dei demoni aveva da offrire, l'avevo già trovato, efficacemente descritto, nella quarta di copertina.Nella sinossi si legge del difficile rapporto tra Thea e i genitori, dei poteri “da incubo” del taciturno Damian, di pugnali, Azura e Mondi Sotterranei, ma in 383 pagine non ho trovato altro. Nessuna aggiunta, nessun approfondimento ad ampliare le discrete premesse iniziali. La storia semplicemente non tocca altri punti. Il bacio della morte, infatti, ruota attorno ad una sorta di trama-non trama. Apparentemente c'è, ma è di carta velina.Sottilissima, come una bandiera leggera e sbiadita, sventola stancamente tra amicizie, battuta divertenti o mordaci, gelosie, sudati allenamenti, balli e capitoli decisamente troppo lunghi. Un punto forte della storia sono indubbiamente i dialoghi e l'inconsueta protagonista che li anima, rendendoli frizzanti, giocosi, brillanti e con la giusta dose di realismo e pepe. Thea, nonostante i suoi diciotto anni, è l'eroina più irresponsabile, vivace e inconsapevole che si possa immaginare. Conscia dei suoi lineamenti aggraziati e delle sue belle gambe, cammina meno ingobbita e intimorita delle aspiranti Bella Swan; è un maschiaccio che, nonostante una caratterizzazione non eccelsa, fa subito simpatia, irritando simpaticamente per i suoi modi bruschi e per una linguaccia a tratti velenosa e tagliente. Ambito vertice di un triangolo sentimentale, è contesa dal ricco Alex – cugino della sua migliore amica, Serena – e dal suo misterioso compagno d'allenamento – Damian. Due belli che, come si dice, non ballano. La cosa più fastidiosa, accanto a una trama molto scarna, è la staticità delle ambientazioni, degne di una noiosa sitcom a basso budget. I protagonisti si muovono davanti a uno sfondo fisso, dettagliato e ampio quanto può esserlo la scenografia di carta pesta di una recita della scuola materna. Abbiamo un castello, una palestra, giardini vari, ma descriverne le forme e l'aspetto sembra un optional. Quasi come se la fantasia avesse un limite da non superare e l'autrice ristretti costi da rispettare per l'arredamento di regge e la cura di foreste e boschi immersi nel cuore di una Romania mai liquidata con una tale fretta. Se non fosse stato per il titolo e la cover, in tutta sincerità, avrei avuto la sensazione che mi fosse finita tra le mani la sceneggiatura di un episodio delle Winx o della serie più recente (e deludente) del cartone Sabrina Vita da Strega. Non posso esprimermi, inoltre, in merito ai paragoni con la serie di Richelle Mead. Non l'ho letta, ma temo che il comprensibile confronto non farebbero altro che andare a discapito del romanzo della Palazzesi. Qui il pensiero delle serie fantasy più preziose non mi ha sfiorato nemmeno, ma il paragone è sorto con i titoli, forse, meno interessanti del genere: Switched, Wings, Bleeding Love, Bacio Sacro.Lo stile è lieve, senza sbavature, ma, se prima poteva considerarsi un pregio, si dimostra in seguito troppo lieve... anche solo per lasciare un piccolo segno. E mi vengono in mente Amabile Giusti, Dorotea De Spirito, Barbara Baraldi e Bianca Leoni Capello, che, a storie scritte sulla falsa riga di Twilight, avevano saputo dare intensità, personalità, amore, forza.Mi auguro che, maturando, la scrittura di Marta possa regalarci le stesse cose. La strada che ha davanti, visto il suo esordio tutt'altro che memorabile, non può che gradualmente migliorare. O almeno è quello che, di tutto cuore, mi auguro, per lei e per coloro che fedelmente la sostengono.
Il mio voto: ★★ Il mio consiglio musicale: Paramore - Decode
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