Magazine Cultura
Buongiorno lettori!
eccomi con una nuova recensione di un libro davvero stupendo di cui consiglio la lettura a tutti!
Titolo: Il canto delle parole perdute
Titolo originale: El haiku de las palabras perdidas
Autore: Pascual Andrés
Pagine: 391
Prezzo: 16,40 euro
Editore: Corbaccio
Genere: Narrativa,drammatico
Trama Nagasaki, agosto 1945. Kazuo, un ragazzo occidentale adottato da una famiglia giapponese, e Junko, figlia di una maestra di Ikebana, si sono ripromessi di incontrarsi su una collina per suggellare il loro amore adolescente con un haiku. Pochi minuti prima dell’appuntamento, la bomba atomica trasforma la città intera nell’inferno.
Tokio, febbraio 2011. Emilian Zäch, architetto svizzero in crisi, funzionario delle Nazioni Unite e sostenitore dell’energia nucleare, conosce una gallerista di arte giapponese ossessionata dall’idea di rintracciare il primo amore della nonna. Mia recensione Scrivere questa recensione sarà abbastanza difficile perché questo libro è davvero splendido, ma probabilmente non riuscirò ad esprimere totalmente il mio pensiero. Scritto da un autore spagnolo, il libro racconta una splendida storia d’amore che trascende ogni cosa, anche la vita stessa. Il canto delle parole perdute è forse il romanzo più bello e denso che abbia letto in quest’ultimo periodo.
Il libro si apre con la descrizione di Nagasaki durante la guerra, con Kazuo, un adolescente olandese adottato da giapponesi, e Junko una bellissima ragazza dolce ed innamorata di lui. Vivono tutte le difficoltà della guerra da quando sono molto piccoli, ma nulla li ha preparati alla bomba atomica che distrusse tutto quello che conoscevano e amavano. Separati e perduti i due ragazzi proseguono per due strade diverse, ma non riescono a dimenticarsi...... Nel presente invece c'è la storia di Emilian, un ingegnere che fa ricerche su i metodi di produzione di energia pulita e che è pro nucleare. Durante un disastroso viaggio n Giappone, in cui tutta la sua vita va in pezzi, conosce Mei, una donna in carriera che lo affascinerà tanto da accettare di aiutarla nella sua ricerca, ma soprattutto in quella di sua nonna.
Il canto delle parole perdute è un libro che consiglio a tutti, mi ha colpita davvero moltissimo, a partire dalla splendida cover, che però non credo sia perfettamente in linea con il romanzo, personalmente avrei scelto un’immagine più sconvolgente e più antitetica, magari una foto in bianco e nero dopo la bomba atomica su Nagasaki con un tocco di colore….rosso ovviamente. Anche se quella che hanno scelto sta forse a rappresentare la filosofia di vita dei giapponesi sempre così calmi e posati. A parte le mie disquisizioni estetiche, come ho già detto, il libro mi è piaciuto molto, infatti me lo sono gustata limitandomi alla lettura di 50 pagine al giorno e ogni sera, quando arrivavo a doverlo chiudere, sentivo sempre un piccolo brivido, perché la storia raccontata è davvero intensa. Il libro mi è piaciuto prima di tutto per le ambientazioni, sia quelle iperteconologiche del Giappone e della Svizzera moderni, sia per le descrizioni assolutamente sconvolgenti di Nagasaki dopo l’esplosione della bomba. Ho studiato ciò che è successo, ho visto molti documentari drammatici ed intensi che parlavano di radiazioni e dei suoi effetti sull’uomo, ma quello che viene descritto nel libro è comunque incisivo perché raccontato dal punto di vista di un ragazzo. Kazuo o Victor è un adolescente diviso tra due mondi diversissimi: quello occidentale retaggio dei suoi genitori olandesi e quello orientale che è cresciuto dentro di lui grazie alla presenza dei suoi genitori adottivi giapponesi. Nonostante questa forte contraddizione relativa alla sua educazione, Kazuo si sente giapponese e se ne renderà conto solo dopo aver lasciato tutto, lui, come dice il suo nome stesso, è un uomo di pace in un paese distrutto dalla guerra. Altra protagonista che mi ha lasciato un segno è Junko, una ragazza giapponese, semplice e delicata come un fiore, che diventa una donna forte e determinata, che nonostante tutte le difficoltà va avanti nella sua vita senza però dimenticare il suo adorato Kazuo, ultimo baluardo dell’innocenza che è svanita il giorno che è esplosa la bomba e che ha cambiato la sua vita. I due protagonisti che vivono nel presente non hanno avuto lo stesso impatto emotivo e sono meno coinvolgenti rispetto a Kazuo e Junko, anche se comunque raccontano la loro storia. Insomma, per le tematiche trattate, per le descrizioni e per i personaggi così belli e poetici, ho deciso di assegnare al romanzo cinque stelline.
vi lascio con una citazione dal libro:
<è come se fossi inseguita dallo spirito dell'haiku> confessò all'improvviso, senza sollevare la testa dalla spalla di Emilian,
Lya
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