[Recensione] Il caso Bramard di Davide Longo

Creato il 30 agosto 2014 da Queenseptienna @queenseptienna

Titolo: Il caso Bramard
Autore: Davide Longo
Editore: Feltrinelli20149788807030949256€ 17,00
Voto:

Contenuto: Corso Bramard è stato il commissario più giovane d'Italia. Meditabondo, insondabile, introverso, capace di intuizioni prossime alla chiaroveggenza. Fino a quando un serial killer di cui seguiva le tracce ha rapito e ucciso la moglie Michelle e la piccola Martina. Da allora sono passati vent'anni. Corso vive in una vecchia casa dimessa tra le colline, insegna in una scuola superiore di provincia e passa gran parte del tempo arrampicandosi da solo in montagna, spesso di notte e senza sicurezze, nell'evidente speranza di ammazzarsi. Perché, come suole ripetere, "non c'è nessuna vita adesso". Eppure qualcosa è rimasto vivo in lui: l'ossessione, coltivata con quieta fermezza, di trovare il suo nemico, il killer che ha piegato la sua esistenza e continua a inviargli i versi di una canzone di Léonard Cohen. Diciassette lettere in vent'anni, scritte a macchina con una Olivetti del '72. Un invito? Una sfida? Ora, quell'avversario che non ha mai commesso errori sembra essere incappato in una distrazione. Un indizio fondamentale. Quanto basta a Corso Bramard per riprendere la caccia, illuminando una scena popolata da personaggi ambigui e potenti, un dedalo di silenzi che conducono là dove Corso ha sempre cercato il suo appuntamento, e il suo destino.

Recensione: Il protagonista è Corso Bramard, un ex commissario con un passato burrascoso e drammatico. Egli assume consistenza nell'ambiente in cui via via si trova: il commissariato, la montagna, la scuola. Ne viene fuori un ritratto che poliedrico è dir poco. A confondere il quadro è ciò che dice di se stesso:

"Io non picchio, non ricatto, non minaccio e tendenzialmente non sparo... C'è da annoiarsi, insomma, è meglio tu lo sappia. Se non ti va, puoi chiedere un'altra collocazione finché sei in tempo".

Filo rosso che tiene insieme il tutto è un'ossessione alimentata da una serie di lettere che Bramard riceve periodicamente, le quali contengono i versi di The History of Isaac, una canzone di Leonard Cohen. È a causa di queste che continua ad arrovellarsi su una serie di delitti irrisolti che non hanno mancato di coinvolgerlo in prima persona.

Anche Autunnale, questo il nome dell'avversario, ha una fissazione che fa da tema portante: un culto insano per la bellezza.

Essa si esprime in una corrispondenza sottile e inquietante tra il poliziotto e il criminale, quella che di solito alimenta l'intuizione risolutiva dell'enigma dietro il giallo:

[...] socchiusa la porta di quel capanno, aveva scorto bellezza là dove l'uomo che pensava di essere avrebbe dovuto riconoscere solamente orrore. Quello era stato l'ombelico, il punto di flessione della sua esistenza...[ di Corso Bramard]

Una cosa però restava da spiegare: perché smettere? Perché abbandonare ciò in cui si era realizzato il suo talento? Certamente non per il timore di essere catturato, o per rimorso. Forse un piacere maggiore: una bellezza più profonda e duratura.

Il romanzo non è un thriller tout court, ma è scritto come se lo fosse. Solo a un certo punto la trama poliziesca prende il sopravvento sul resto. La cosa non lascia indifferenti e provoca un leggero scombussolamento: le altre anime della storia sono poste in secondo piano, smorzate, viene meno l'amalgama tra le parti del romanzo.

Anche nell'elemento poliziesco non mancano incongruenze che, seppur di poco conto, messe una sull'altra hanno il loro peso. Un solo esempio.

Il metodo investigativo, in apparenza, è quello collaudato di Maigret:

Se vuoi fare questo lavoro come si deve... non andartene in giro a sventolare il distintivo come fanno tutti quegli idioti: la gente finisce per spaventarsi e stare attenta a quello che dice, oppure mette su il teatro, che è anche peggio. Cercati piuttosto un posto tranquillo, come questo, sistema una sedia davanti alla finestra e armati di pazienza".

Tuttavia Corso Bramard, al lato pratico, è ben lontano dall'essere un conoscitore di anime o un accomodatore di destini alla Maigret, cosa che avrebbe assicurato maggior unità alla storia, anzi, alle storie raccontate. Corso Bramar è piuttosto un cultore dell'indizio. Il suo intuito è quello di uno Sherlock Holmes che dà per scontato i passaggi intermedi, cosa che crea qualche difficoltà nel lettore. Per il resto prevale l'hardboiled.

Negli ultimi capitoli la storia cede ulteriormente, il lettore è tenuto all'oscuro di troppe cose che, in concreto, permettono di sbrogliare la matassa. Il finale stesso sembra deviare in una direzione che è sì inaspettata ma, a tratti, incomprensibile.

Info su davide dotto

Nato a Terralba (OR) il 17/09/1973, è laureato in Giurisprudenza a Padova con una tesi in filosofia del diritto. Impiegato amministrativo presso un ente locale, vive nella provincia di Treviso. È un lettore onnivoro, da anni riempie quaderni di pensieri, note, impressioni. Da questi appunti sono nati alcuni racconti, otto dei quali usciti in diverse antologie. Finalista con il racconto "Controcanto" al Premio Orlando - L'Erudita I edizione (2013), è redattore della rivista telematica Art-litteram. Fa parte della Factory Editoriale I Sognatori.


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