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[Recensione] Il cavaliere senza destino

Creato il 16 giugno 2013 da Topolinamarta

A furia di fare modulazioni e analizzare fughe, ho Bach che mi esce letteralmente dalle orecchie… Sperando che l’esame di domani vada bene, in ogni caso, ecco a voi la prossima recensione del progetto “Recensioni d’inchiostro”.

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[Recensione] Il cavaliere senza destinoTitolo: Il cavaliere senza destino
Autore: Mattia Stephan Calabrese
Tags: fantasy classico, magia, tecnologia, antichità
Editore: Lulu (autopubblicato)
Pagine: 390
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: €14,99 (eBook €3,99)
ISBN: 9781291065398
Formato:  brossura, eBook
Copertina: Jenny Sarasso
Valutazione: [Recensione] Il cavaliere senza destino

sito editore [Recensione] Il cavaliere senza destino youtube spizzico

RIASSUNTOSerafinia; l’impero ipertecnologico e ipermagico che estende il suo dominio su città, popoli e razze; eppure, dopo secoli di pacifica convivenza, qualcosa si muove e comincia a corrodere questo lucente impero portando due cavalieri e due punti di vista a scontrarsi fin’anche a coinvolgere due maghi scomparsi secoli prima ed a risvegliare la loro antica faida.

[Recensione] Il cavaliere senza destinoL’AUTORE - Mattia Stephan Calabrese è nato a Saronno il 14 Luglio 1989, ed è attualmente studente in storia alla facoltà di lettere e filosofia dell’università statale di Milano. Appassionato di storia, fantasy e lingua latina, pubblica Il cavaliere senza destino, suo romanzo d’esordio, nel settembre 2012.

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RECENSIONE

Oggi parleremo di un romanzo che mi ha dato parecchio filo da torcere, principalmente perché non credo di essere mai riuscita a leggere due pagine di fila senza sentire il bisogno di annotare qualcosa… e in gran parte non si trattava di note positive, ahimè.
Partiamo dal presupposto che si tratta di un libro autopubblicato, il che ha influenzato molto, a mio parere, la valutazione complessiva: leggendo i ringraziamenti, infatti, scopriamo che Il cavaliere senza destino è stato riletto soltanto dall’autore con l’aiuto dei suoi genitori. Naturalmente questo fatto di per sé significa poco, quindi vediamo in dettaglio cosa si trova in questo romanzo.

Il riassunto sul retro di copertina, vi dirò, aveva stuzzicato non poco la mia curiosità: un mondo fantasy in cui convivano magia e tecnologia, a patto che sia coerente e ben strutturato, può rivelarsi un background davvero intrigante e originale. Quello che mi sono ritrovata cominciando a leggere il libro, però, non ha affatto appagato le mie aspettative, in particolare per le incongruenze in cui mi sono imbattuta.

mappina fèntasiTanto per cominciare, all’inizio troviamo l’onnipresente mappa fantasy (alquanto imbarazzante, se mi si permette di definire così un mondo che sembra il “Regno della Fantasia” di Stilton, con tanto di Mare della Serenità, Golfo dell’Amore, Lago dei Sogni e Palude delle Nebbie) in cui già si nota qualcosa che non va: sorvolando sulla geografia un po’ sciatta e banaluccia, compaiono gli Appennini, i Carpazi e il Caucaso… eppure il mondo di Serafinia non presenta somiglianze con il nostro.
Già in copertina iniziano i problemi di coerenza: che ci fanno, un’ambientazione decisamente classica, due personaggi vestiti “alla moda fantasy” (in cui le fanciulle guerriere girano mezze scoperte)? Continuando a sfogliare, inoltre, scopriamo che:

• i personaggi si esprimono in latino – su questo vorrei dedicare anche un’ulteriore annotazione più avanti –, eppure i loro nomi sono in gran parte della tradizione e della mitologia greca (Enea, Saffo, Cassandra), ma se ne trovano di ogni origine (Vladimir, Isabelle, Ludwig, Clodovea…);
• a parte gli ologrammi e poco altro, non ho trovato oggetti (cellulari, plastica, fibre ottiche, treni, pistole, tv, videogames…) diversi da quelli che usiamo noi tutti i giorni, e comunque niente che faccia pensare al “mondo ipertecnologico” di cui parlava la sinossi;
• nemmeno la magia possiede alcunché di originale: tante idee trite e ritrite e nulla di nuovo;
• inoltre in un paio di passi si parla di Domenica e si cita Satana, e non è chiaro come questi possano comparire in una terra fantasy che non ha contatti con la nostra.

Il punto, in ogni caso, è: come possono convivere tra loro elementi così eterogenei? L’impressione che mi ha dato il mondo di Serafinia, infatti, è che fosse soltanto un maldestro tentativo di creare un universo fantasy a partire dal nostro. Peccato che il risultato mi sia parso solo un’accozzaglia di oggetti, situazioni e personaggi che c’entrano tra loro poco o niente, come un calderone in cui buttare dentro tutto quello che capita.

Riguardo poi allo stile le cose non migliorano: già nella prima pagina compaiono frasi parecchio sconnesse, con un uso della punteggiatura decisamente originale, segni d’interpunzione che sembrano piazzati a caso, refusi, “d” eufoniche, salti di PoV e tanto altro. Credete che andando avanti le cose migliorino? Niente affatto: saltando all’ultima pagina, è possibile notare esattamente gli stessi difetti.
Una caratteristica di questo romanzo, per esempio, è la presenza di dialoghi in latino seguiti dalla traduzione italiana:

- Fraudavisti! – hai barato si lamentò Vladimir.

Un’idea che poteva risultare interessante (anche se, ripeto, non capisco come si possa parlare latino in un mondo del genere), ma che invece si è rivelata uno dei peggiori fastidi del libro, e non solo per l’impaginazione incorretta: dovermi sorbire la traduzione anche quando il significato era ovvio, infatti, è risultato snervante. Come se non bastasse, trasmette un senso di pedanteria e fa suonare non poco inverosimili alcune traduzioni, ad esempio nel dialogo seguente:

- Retrahe quod dixisti! – il mezzo vampiro ordinò al ragazzo di ritirare ciò che aveva detto.

A parte questi dettagli stilistici (sempre che si possano definire semplici dettagli), trovo che l’intera tecnica descrittiva dell’autore lasci a desiderare. Vediamo insieme l’incipit:

Vladimir era distratto, lo era spesso e come spesso accadeva, finì infilzato proprio in petto da uno stocco. Il ragazzo non si fece nemmeno un graffio. Negli allenamenti di scherma non si usavano mai spade vere ma lame incorporee che trapassavano il corpo senza lasciare ferite. Per maggiore realismo, sul campo di allenamento erano messi a volte ostacoli come casse, corde o sbarre per simulare gli ostacoli di un probabile campo di battaglia. Sarebbe stato ingenuo pensare che in un vero duello il terreno fosse stato completamente liscio e privo d’intralci […].
Vladimir era per metà umano e per metà vampiro, i suoi cortissimi capelli argentei e gli occhi dorati ne erano la prova. […] Vedeva anche bene al buio, un’eredità di suo padre, mentre dalla madre aveva preso i lineamenti del viso.
Indossava un abito nero, damascato con delle decorazioni argentee e completo di cappuccio, che scendeva fino alle ginocchia e tenuto in vita da una cintura. […] Non sapeva perché avesse deciso di indossarlo, ma oramai era abituato e tenerlo.

[Recensione] Il cavaliere senza destinoCi troviamo nella prima pagina del libro, giusto? E allora a che serve sapere adesso tutte queste informazioni? Quel che desidera un lettore, specialmente all’inizio, è un po’ di sana azione e di coinvolgimento, non sapere i dettagli dell’allenamento di Vladimir o di come è vestito, né tantomeno la sua fisionomia e le sue origini.
Anche in questo caso, i difetti che caratterizzano l’inizio vengono trascinati per l’intera storia: ogni volta che si incontra un nuovo personaggio, per esempio, segue un intero paragrafo di descrizioni che ne racconta vita, morte e miracoli:

Si trattava di Bonagiunta Di Monteferro, un suo amico. Era un po’ strano che un sedicenne come Vladimir avesse come amico un adulto, ma lui non si trovava bene con i suoi coetanei. Fisicamente Bonagiunta sembrava un cane, uno di quelli che avevano gli occhi coperti dai peli. Aveva dei lunghi capelli marroni, era alto ed indossava un saio. La sua pelle era bluastra come quella degli orchi […]. Normalmente la gente se li immaginava rossi, muscolosi, violenti e volgari così come erano stati i loro antenati per secoli quando attraversavano il mondo saccheggiandolo.
Bonagiunta invece era longilineo, ma tutt’altro che muscoloso. Era una persona molto gentile e si dedicava spesso alla poesia. L’ultima cosa che ci si aspettava dalla razza degli orchi. (pag. 19)

… fino ad arrivare a veri e propri infodump:

- Thiotimolina! – thiotimolina! Esclamò il ragazzo appoggiando immediatamente la sciabola a terra […].
La thiotimolina era una sostanza rarissima, quasi leggendaria oltre che costosissima. Una sciabola del genere valeva una piccola fortuna che le mani di Vladimir non erano abituate a maneggiare. (pag. 130)

La cosa divertente, però, è un’altra: verso metà libro (pag. 180) troviamo un epilogo, dopodiché inizia la seconda parte… e qui le descrizioni dei personaggi ricominciano tali e quali, come se ci trovassimo in un libro diverso, a volte utilizzando persino le stesse parole:

Una ragazza… una splendida ragazza [Sofia] apparentemente coetanea di Vladimir o leggermente più grande. Alta e snella dagli occhi azzurri e dai lunghissimi capelli biondi raccolti in tre lunghe code a formare un triangolo il cui vertice era situato alla nuca. (pag. 140)

Sofia era una ragazza umana dai lunghi capelli biondi raccolti in tre altrettanto lunghe trecce che formavano sulla nuca i vertici di un triangolo, occhi azzurri e una pelle candida. (pag. 197)

Poi ci sono le ripetizioni e le rime involontarie (tipo il “letto posto sul muro opposto”)… tante, tantissime, praticamente a ogni pagina:

[…] il corpo non seguiva molto i ragionamenti della mente ed aveva bisogno di esercitarsi maggiormente […]. (pag. 19)

Fu una notte tranquilla, anche se gli eventi avrebbero preso una piega inaspettata.
Susanna dormì con tranquillità, cosa che le impedì di avere però un sonno tranquillo. (pag. 229)

Vladimir era in apprensione, fortemente in apprensione, perché doveva essere sempre così in apprensione? (pag. 369)

Troviamo inoltre una caratteristica che mi ha fatto non poco storcere il naso: in parecchie occasioni ci si imbatte, infatti, in dialoghi del genere:

-… – (Cassandra).
-… – (Enea).
-… – (Vladimir).
-Sed momentum ire est … – ma l’importante è andare, – …nonne verum est ♥♥♥? – non è vero ♥♥♥? Domandò con voce giocosa.
(pag. 113)

-… – (Isabelle).
-… – (Vladimir).
-… ♥ – sorrise la ragazza.
-…! -.
-… ♥♥♥ -.
-…!!! -.    (pag. 176)

-…!!! – (Isabelle).
-…!!! – (Enea).
-…!!! – (Ludwig).
-…!!! – (Vladimir).
-… – (Dionigi).
-… – (Susanna).    (pag. 334)

Giuro che la prima volta che ho incontrato una roba simile non credevo ai miei occhi. Poi però ho iniziato a trovarli a ogni capitolo, e mi sono dovuta convincere dell’amara verità.
La cosa è molto semplice: caro autore, se avessi voluto leggere una fanfiction sarei andata su EFP o su un sito analogo. Dato che però qui ci troviamo in un libro (anzi, ho letto fanfiction decisamente scritte meglio) e non in una storiella per ragazzine decerebrate, né tantomeno in chat o in un fumetto, non credo di pretendere troppo quando chiedo dei dialoghi come si deve: inserire cuoricini ogni due per tre non è certo un modo per farsi prendere sul serio, a mio parere.

[Recensione] Il cavaliere senza destino

Quanto ammoreh! <3

E per quanto riguarda la trama? Nemmeno lei si salva? No, secondo me no: a parte il fatto che, soprattutto nella seconda parte, ricordo di aver sbadigliato un sacco, non sono riuscita a trovare proprio niente che me lo facesse piacere, né tra i vari episodi della storia, né tra i personaggi.
Ci sarebbe da dire due parole anche sul presunto “omaggio a Tolkien”, che più che omaggio è una continua presa in prestito di situazioni, creature (nani, orchi e persino gli Ent) e di linguaggi fantastici.
In definitiva, la sensazione che mi ha trasmesso è stata la seguente: alla base di questo libro ci sono senz’altro tanta passione per la storia, la letteratura fantastica e le lingue antiche (questo si percepisce a ogni pagina), oltre che senz’altro delle idee interessanti e molta buona volontà, ma a mio giudizio non sono bastate per creare un libro che raggiungesse lontanamente la sufficienza.
Di certo l’autore è giovane e ha ancora tempo per migliorarsi, ma la strada che ha imboccato è ancora molto lunga da percorrere. Pregherei dunque di prendere questo “votaccio” non come una sconfitta, bensì come un incoraggiamento: di difetti e di elementi da aggiustare ce ne sono tanti, è vero, ma con l’impegno tutti possono raggiungere buoni risultati.

*        *       *

In sintesi…

[Recensione] Il cavaliere senza destino [Recensione] Il cavaliere senza destino

Sufficiente documentazione, tanta
buona volonta, idee forse carine… … ma che non sono state sviluppate
in modo efficace.

Incongruenze in background, ambienta-
zione e personaggi, molte idee buttate lì.

Problemi di puntegguatura, refusi, vir-
gole, “d” eufoniche, ripetizioni e PoV.

Descrizioni ridondanti, infodump e
pedanteria nelle traduzioni.

Trovate di dubbio gusto da fanfiction/
fumetto di pessima categoria.

*        *       *

Una frase significativa…

«State tutti bene?» Urlò Robert, contando con lo sguardo i membri del gruppo.
Le risposte si persero nella tempesta, ricominciarono a correre ormai senza fiato, a grandi passi coprirono l’ultimo tratto di foresta e fradici e ansimanti sbucarono nella radura dove Sofia e Kalyan già li attendevano. L’angoscia traspariva dai volti pallidi, i capelli scarmigliati, i corpi scossi da tremiti nascosti sotto pesanti impermeabili.
«Cosa…» Iniziò Andrea.
«Aspis, ha trovato l’albero custode» rispose Sofia, mentre un nuovo boato riecheggiava nel cielo.
E fu così che il temuto presagio che aveva albergato nei loro animi fino a quel momento divenne una terribile realtà.


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