Recensione Il centenario che saltà dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson

Creato il 22 giugno 2011 da Masedomani @ma_se_domani

Avete presente quando vi parlano per più volte di una persona, “guarda devi assolutamente conoscerlo”, “è troppo simpatico”, “non puoi capire, un ragazzo speciale”, e poi finisci per berci una birretta insieme e hai la netta impressione che dietro una facciata appena presentabile ci sia un vuoto siderale?

Ecco.

Per un paio di settimane, chiunque segua siti e community di appassionati della lettura è stato bombardato da messaggi piuttosto entusiastici su “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”, romanzo dello svedese Jonas Jonasson che ha conquistato importanti premi in patria ed è stato baciato dalla fortuna del passaparola. Persino le (poche) riviste culturali di cui disponiamo, spesso in abbinamento con quotidiani, non hanno fatto mancare quaalche pezzo di approfondimento su un libro che rischiava di diventare il caso editoriale dell’estate.

Il protagonista, l’arzillo centenario Allan Karlsson, ci viene presentato in un plot suddiviso su due filoni narrativi che si intrecciano di capitolo in capitolo: nel primo viene narrata l’avventura di Allan che, fuggito dall’ospizio poco prima della festa organizzata per il suo secolo di vita, si ritrova a fuggire per tutta la Scandinavia inseguito da organizzazioni criminali e polizia, accompagnato da una serrie di improbabili compagni di viaggio. Nel secondo è raccontata la vita di Allan, sorta di Forrest Gump nordico in grado di diventare suo malgrado protagonista di episodi essenziali della storia mondiale del secolo scorso, dalla guerra di Spagna all’invenzione della bomba atomica, dalla presa del potere maoista ad una ospitata nei gulag sovietici.

Il problema è che in Allan manca totalmente quella meravigliosa innocenza e quella curiosa ingenuità che contraddistingue il Forrest Gump cinematografico: caratteristiche che rendevano plausibili e, di conseguenza, appassionanti le avventure di Tom Hanks. Allan, al contrario, non commuove e fa fugacemente sorridere, in un romanzo ben distante da quel romanzo epocale che era stato tratteggiato.

Intendiamoci: “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” si fa leggere, sorge un minimo di curiosità nell’inseguire il percorso del protagonista e nel voler verificare se potremo almeno assistere ad un riscatto della trama in un finale d’effetto (e, fidatevi, non accadrà). A me, semplicemente, non pare sufficiente per consigliarvi di imbarcarvi in 446 pagine di lettura piuttosto soporifera.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :