Ciao a tutti, carissimi followers!
L'estate è finita anche per me, sto ufficialmente facendo la valigia per l'ultima volta prima di ritornare nella mia città, nella mia casetta e a quello che si prepara ad essere uno dei peggiori anni scolastici della mia vita. Posso saltare gli esami di maturità? Per favore!!!
Anyway, nonostante sia indaffarata a piegare vestiti e raccogliere le mie cose ed i libri sparpagliati in giro, ho trovato il tempo che mi serviva per scrivere la recensione del libro con cui vi sto
Titolo: Il cuore selvatico del gineproAutrice: Vanessa RoggeriCasa Editrice: GarzantiAnno di pubblicazione: 2013Pagine: 210
Prezzo: 14,90
TRAMA È notte. Il cielo è nero come inchiostro, e solo a tratti i fulmini illuminano l’orizzonte. È una notte di riti e credenze antiche, in cui la paura ha la forma della superstizione. In questa notte il rumore del tuono è di colpo spezzato da quello di un vagito: è nata una bambina. Ma non è innocente come lo sono tutti i piccoli alla nascita. Perché questa bambina ha una colpa non sua, che la segnerà come un marchio indelebile per tutta la vita. La sua colpa è di essere la settima figlia di sette figlie, e per questo è maledetta. E qui nel suo paese, in Sardegna, c’è un nome preciso per le bambine maledette, si chiamano cogas, che significa streghe. Liberarsene quella stessa notte, senza pensarci più. Così ha deciso la famiglia Zara.
Ma qualcuno non ci sta. Lucia, la primogenita, compie il primo atto ribelle dei suoi dieci anni di vita. Scappa fuori di casa, sotto la pioggia battente, per raccogliere quella sorella che non ha ancora un nome. La salva e la riporta a casa, e decide di chiamarla Ianetta. Non c’è alternativa ora, per gli Zara. È sopravvissuta alla notte, devono tenerla. Eppure il suo destino è già scritto. Giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, sarà una reietta. Emarginata. Odiata. Da tutti, tranne che da Lucia. È lei l’unica a non averne paura. Lei l’unica a frapporsi tra la cieca superstizione e l’innocenza di Ianetta. Contro tutto e tutti. Lei l’unica a capire chi si nasconde dietro quegli occhi spaventati e selvatici: una bambina in cerca di amore, che farebbe qualsiasi cosa pur di ricevere uno sguardo e una carezza. Solo una bambina, solo una ragazza, con un cuore forte e selvatico come il ginepro. Le sue radici non si possono estinguere così facilmente; la loro fibra è fatta di ferro e se fuori bruciano, dentro il cuore rimane vivo.
Questa è la storia di una bambina e di una colpa non sua. È la storia di una sopravvivenza e della lotta contro le superstizioni. È la storia di due sorelle, quella maledetta dall’ignoranza e colei che sa vedere oltre. È la storia di una terra e delle sue tradizioni più arcaiche e oscure. Una storia che trabocca in modo dirompente di passioni: amore, rabbia, disperazione e speranza.
Dal primo momento in cui ho letto l’anteprima di questo libro ne sono rimasta subito affascinata. La trama particolare, la cover meravigliosa… Davvero, ne sono rimasta incantata. Così tanto che anziché aspettare di leggere qualche commento come faccio di solito, il giorno che è uscito mi sono precipitata in libreria e l’ho comprato subito senza esitazioni ed è passato in cima alla lista dei libri da leggere.
Avevo aspettative altissime e sono felicissima di poter dire che non mi ha per niente deluso, neanche un po’. Era esattamente quel che credevo e l’ho davvero davvero davvero adorato!
Il libro narra la storia della famiglia Zara (ci troviamo negli ultimi anni del 1800), a partire dal momento in cui sta per nascere la settima figlia di Assunta e Severino. L’arrivo di un bambino dovrebbe essere un evento lieto e felice ma non è così. Sta per abbattersi un temporale su Baghintos, il paese è preda degli ululati del vento e del rumore scrosciante della pioggia e c’è il sentore nell’aria di un cattivo presagio. E purtroppo si concretizza quello che tutti temevano: la bambina appena nata è coperta di peluria e presenta una codina. E’ una coga. Bisogna fare quello che va fatto prima che sia troppo tardi. Severino porta fuori casa la piccola ma non ha il sangue freddo necessario per ucciderla; la abbandona, sperando che così muoia per la fame o per il freddo. Non avrebbe mai potuto pensare che Lucia, la primogenita delle altre sei figliole, aveva cercato di capire cosa avesse tanto fatto agitare i suoi genitori e dopo esser uscita di notte aveva trovato la creatura, forte e resistente come il legno del ginepro, e l’aveva riportata a casa destinando così tutta la famiglia Zara ad essere vittima di infinite disgrazie.
Non so neanche da dove cominciare a parlare di questo libro, di quanto sia bello, musicale e coinvolgente.
I personaggi mi sono sembrati vivi più che mai, come se fossero realmente esistiti e l’autrice me li stesse man mano presentando: le pie ma chiacchierone domestiche Cicita e Cesarina, la mamma dal cuore duro Assunta, il particolare e saggio tziu Efisio, Don Ninnino che per la sua vigliaccheria mi ha molto ricordato Don Abbondio. Soprattutto mi hanno colpito le sette sorelle, il loro rapporto e l’attenta caratterizzazione di ciascuna di loro.
Lucia è troppu coru bonu(dal cuore troppo buono). E’ l’unica a credere che Ianetta non sia davvero una coga maledetta e cattiva ma che avrebbe soltanto bisogno di amore e compagnia. Riesce a vedere al di là del suo aspetto selvaggio e rachitico e delle sue abitudini che tendono al macabro; se i vivi sono crudeli con lei e l’allontanano intimoriti, non può essere colpa di una bambina il volersi rifugiare tra gli esseri morti pur di non restare completamente soli. Tuttavia la madre ha proibito a Lucia di avvicinarsi o di parlare con la sorella più piccola e lei non ha senta se non obbedire all’ordine e nonostante questo il legame che si crea tra le due è palpabile e trascende questo divieto sebbene non parlino né si ritrovino mai nella stessa stanza.
L’autrice, riprendendo favole e leggende sarde folcloristiche, mi ha fatto riflettere sulle tradizioni e su quanto male possa essere generato dall’ignoranza e dalle credenze popolari, persino quelle che vanno oltre ogni buon senso e oltre l’amore che una madre dovrebbe avere per la figlia dimostrando che i legami di sangue non sempre coincidono con un legame affettivo. La stessa Vanessa Roggeri ha dichiarato che: “Assunta è una madre dura, esprime con difficoltà i suoi sentimenti ed il suo odio per la figlia Iannetta […]. Lei rappresenta il passato, chiuso nelle superstizioni e viziato dall’ignoranza. Lucia invece è un simbolo positivo di emancipazione femminile, di modernità e razionalità, di speranza, di amore e di compassione”.
Ho davvero apprezzato che nelle ultime pagine è stata riportata un’intervista all’autrice. Leggendo le sue risposte, non solo ho potuto conoscerla meglio come persona e come scrittrice ma sono stata anche guidata lungo le origini di questa storia ed il messaggio che con essa voleva trasmettere.
Ciò che mi ha maggiormente colpito, come se tutto quello che ho detto fino ad adesso non bastasse già per farmi amare questo libro, è lo stile dell’autrice. E’ veramente incredibile, lo giuro. E’ elaborato ma semplice, scorrevole, e soprattutto ha un che di agreste e bucolico. Nel corso della storia i vari personaggi sono paragonati talvolta ad una robusta quercia secolare, ad un tralcio di vite, ad un fragile ramoscello o al resistente ginepro; e non mancano metafore e meravigliose descrizioni che coinvolgono asfodeli, acetoselle, trifogli. Il tutto è coronato dall’aggiunta di parole sarde dialettali (di cui è presente un mini-vocabolario alla fine) che rendono ancora più viva la connessione indistricabile che c’è tra “Il cuore selvatico del ginepro” e la terra che ne è protagonista.
Non avrei mai creduto che potesse essere un romanzo d’esordio e spero di veder presto altre creazioni della mente di Vanessa Roggeri.
Senza parole... perfetto!
Credo di essermi dilungata troppo ma questo libro mi è davvero piaciuto tantissimo e se non lo avete letto ve lo consiglio davvero con tutto il cuore, non esitate neanche un nanosecondo!Le immagini che ho scelto le ho trovate sulla pagina facebook dell'autrice, trovo che siano davvero molto suggestive!
Alla prossima!