RECENSIONE: IL DIARIO SEGRETO DI ANNA BOLENA (The secret diary of Anne Boleyn), di Robin Maxwell
Anno: 1997
Formato: paperback
Livello di sensualità:subtle
Genere: Historical
Ambientazione: Inghilterra 1558/ 1530
Voto: 7/10
Da poco salita al trono, la giovane Elisabetta I deve affrontare molti problemi, tra cui il più pressante sembra essere la scelta di un marito cui affidare la guida del regno. Decisa a continuare la relazione con l’amato scudiero Robin Dudley, Elisabetta è però ben consapevole dei suoi doveri di regina, e quindi divisa tra cuore e ragione.
Proprio in questo momento per lei così difficile, riceve da un’anziana sconosciuta un dono molto importante: il diario segreto di sua madre, Anna Bolena, che la regina affidò a una cameriera prima della sua morte con la preghiera di consegnarlo un giorno alla figlia.
Elisabetta comincia a leggere con avidità: non ha mai conosciuto la madre, giustiziata quando lei aveva solo tre anni se non per i racconti fattele da altre persone, dove Anna è sempre stata dipinta come una diabolica traditrice. Ma come sono andate davvero le cose?
Tutto inizia verso il 1530, quando la giovanissima Anna, dopo l’infelice fine del suo amore per Henry Percy, viene ammessa come damigella di corte della regina Caterina D’aragona, moglie di Enrico VIII. La coppia reale è da tempo in crisi, in quanto oltre alla principessa Maria dalla loro unione non sono nati figli maschi cui lasciare il trono. Enrico volge quindi le sue attenzione su altre donne, tra le quali nota anche Anna…
Prima della serie dedicata ai Tudor da Philippa Gregory, prima dei vari film ELIZABETH e prima della serie tv THE TUDORS, c’è stato questo romanzo, incentrato sulla figura di Anna Bolena, la più nota tra le mogli di Enrico VIII, e madre di Elisabetta I, una delle più grandi regine della storia.
Su di lei, nel corso dei secoli, è stato detto e scritto di tutto: una regina sfortunata, un’abile arrampicatrice sociale, una strega manipolatrice..ma qual è la verità?
Chi era in realtà Anna Bolena? Robin Maxwell prova a dare una risposta con questo romanzo, in cui fonde realtà storica con supposizioni storiche e personali sul personaggio di Anna e sulla storia della sua ascesa e caduta come regina d’Inghilterra per poco più di tre anni.
Il romanzo è articolato in due parti che si svolgono parallele: nella prima parte abbiamo la storia di Elisabetta, figlia di Anna e di Enrico e neoregina d’Inghilterra; una donna tanto decisa e abile in politica e affari, quanto fragile e tormentata nel privato.
La giovane donna infatti ha solo 25 anni quando sale al trono, e un passato per lo più doloroso: la morte della madre quando aveva solo tre anni, il ripudio da parte del padre, un’infanzia lontana dalla corte, serena e con persone che le volevano bene, ma in cui alla piccola principessa viene instillata la vergogna per una madre di cui non si può né chiedere né parlare, ma di cui le è sempre stata descritta come una traditrice, un’infame, una persona indegna. Anche una volta riammessa alla corte e riabilitata nel ruolo che le spetta per nascita, i dispiaceri non mancano: in particolare, le umiliazioni, sfociate in persecuzioni(Elisabetta fu rinchiusa per un periodo nella Torre di Londra per sospetto tradimento), da parte della sorellastra Maria, salita al trono prima di lei.
Insomma, la giovane regina ha avuto ben poca gioia nella sua vita, ed è consapevole che la responsabilità del compito che l’attende non gliene lascerà molta; ma è giovane, vuole vivere e vuole amare, e per questo si abbandona alla storia d’amore (segreta ma non troppo) con l’amico d’infanzia Robin Dudley, anche se lui è sposato, anche se i ministri premono perché la sovrana sposi un principe di sangue reale generando un erede Tudor…ma anche l’amore non la soddisfa del tutto, non cancella il senso di inquietudine e smarrimento che prova quando è sola, quando pensa al destino che l’attende, quando pensa alla sua storia.
Una storia a cui manca un tassello, ed Elisabetta comincia a rendersene conto soltanto quando una misteriosa donna che fu cameriera di Anna Bolena negli ultimi giorni della sua vita le consegna un diario che lei inizia a leggere con avidità, sapendo che proprio lì, nella storia di sua madre, di come diventò regina d’Inghilterra causando addirittura uno scisma con la Chiesa di Roma, e del modo in cui cadde rapidamente in disgrazia fino ad essere condannata a morte, sta la risposta che cerca.
A mio giudizio, la parte della storia che ha per protagonista Elisabetta, e il suo stesso personaggio, sono riusciti molto meglio rispetto alla parte e al personaggio di Anna; il confronto è inevitabile visto che l’autrice narra le vicende di madre e figlia in modo parallelo, come se volesse in un certo senso paragonarle.
Certo poi, se l’intento della Maxwell era quello di rendere al lettore un’immagine di Anna Bolena più umana rispetto a quella che ci è stata tramandata dai secoli (in modo anche falsato), è un intento riuscito a metà: perché Anna manifesta i suoi pensieri e le sue azioni, ma lo fa in modo troppo sfuggente..come se non si fermasse mai davvero a riflettere sul suo comportamento, sulle conseguenze che esso potrebbe avere per sé stessa, per la famiglia, per il suo Paese. Leggendo il diario assistiamo alla trasformazione di Anna da vivace ma romantica fanciulla che viene allontanata dal suo primo amore a spudorata civetta che gioca con gli uomini, e infine a giovane donna determinata che non si ferma davanti a nulla pur di raggiungere il potere.
Solo che Anna, per la maggior parte del romanzo, più che trascinata dalla propria brama di potere, sembra più che altro trascinata dalla brama di soddisfare qualcun altro (la famiglia o il re), e molto spesso leggendo ho avuto la sensazione che fosse in balìa di eventi e persone. Ma forse è questa la dimensione del personaggio che l’autrice voleva dare. E’ come se Anna avesse due facce: forte, battagliera, orgogliosa e allo stesso tempo fragile, bisognosa di approvazione e di affetto. Se vogliamo, il percorso di vita di Anna è opposta a quello della sorella Maria (personaggio minore): se dapprima Maria viene presentata come “baldracca del re”, favorita con tutti i poteri ma sola e poco stimata dalla sua stessa famiglia- che peraltro trae tutti i suoi benefici proprio dalla condizione di Maria, come la stessa Anna riconosce- e Anna invece è ingenua, romantica e virtuosa, col progredire della storia Maria cade apparentemente in rovina, ma in realtà sarà la sorella destinata a trovare la felicità: il re perde interesse nei suoi confronti e quindi la allontana da corte, ma lei troverà un uomo che la ama davvero nonostante il suo noto passato e con lui si sposerà, ritirandosi dalla corte e tirandosi addosso, per questo, il disprezzo dell’avido padre e della sorella, che ammette di averlo fatto per invidia perché è più felice e realizzata di lei, regina già in crisi.
Anna è anche dotata di una buona dose di autocritica ( non tale comunque da permetterle di capire perché mai Maria, la figlia di Enrico e Caterina D’Aragona, che per causa sua fu ripudiata e maltrattata, ce l’abbia tanto con lei….), e nel romanzo viene evidenziato in particolare il rapporto affettuoso col fratello George, destinato anche lui alla brutta fine che tutti sappiamo; completa indifferenza, o quasi, per le altre persone di cui causò la morte.
Ma tra le due il confronto lo vince sicuramente Elisabetta; molto ben riusciti i personaggi secondari, dall’ambiguo Robert Dudley (per tutto il romanzo ci si chiede se ama davvero la regina o no), all’ affettuosa governante della regina Kat Ashley e al suo consigliere William Cecil. Ben fatta anche la ricostruzione storica di ambienti, costumi e vita dell’epoca, che permettono al lettore di immaginare meglio il contesto in cui la storia si svolge.
Concludendo, una lettura comunque piacevole e interessante, adatta anche all’estate, nel caso voleste approfittarne…. Pubblicato in Italia da: Piemme, prima edizione 1999; seconda edizione 2004Edizione originale: Touchstone