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RECENSIONE : Il Dio della Colpa di Michael Connelly

Creato il 02 gennaio 2016 da Cristina @LeggereShh
Salve Lettori! 
E se il buongiorno si vede dal mattino, questo 2016 letterario inizia alla grande! sono veramente soddisfatta della mia ultima lettura, nonchè la prima conclusa in questo nuovo anno - inviatemi come regalo di Natale dalla casa editrice Piemme - e per aver potuto conoscere uno scrittore che mea culpa ignoravo fino a pochi giorni fa.
Il Dio Della Colpa di Michael Connelly è per me come giocare in casa; un romanzo thriller che è in grado di appassionare e coinvolgere fin dalle prime battute.
Io chiaramente l'ho adorato, andiamo a scoprire perchè..

RECENSIONE : Il Dio della Colpa di Michael Connelly

Omaggio CE.

Mickey Haller è un uomo complicato, con una vita complicata. Deve fare i conti con un passato di eccessi, con una figlia che non vuole più saperne di lui e, più prosaicamente, con le necessità quotidiane, tra cui quella di guadagnare quel tanto che basta a mandare avanti il suo studio. È per questo che, quando riceve un messaggio sul cellulare mentre è in un'aula di tribunale, impegnato a difendere il suo cliente dall'accusa di aggressione, la sua attenzione viene immediatamente catturata. A mandarglielo è Lorna, la sua segretaria, e il testo è questo: Chiamami subito. Si tratta di un 187. Il numero che in California corrisponde al codice dell'omicidio, cattura immediatamente la sua attenzione. Occuparsi della difesa in un caso di omicidio significa guadagnare un bel mucchio di soldi e l'eventualità non lo lascia certo indifferente. Quando poi scopre che la vittima, una prostituta che pensava di aver rimesso sulla retta via, era già stata sua cliente, non ha più dubbi sull'opportunità di accettare l'incarico. A muoverlo però non è solo il bisogno di guadagnare, ma i fantasmi di un passato che gli si rivela diverso da come l'aveva vissuto e una sete di giustizia che nasconde un forte desiderio di redenzione personale.
RECENSIONE : Il Dio della Colpa di Michael Connelly
Storia: 9 | Personaggi: 9 | Stile: 10 | Copertina:9
Avendo a che fare con testi giuridici quotidianamente a causa dei miei impegni accademici, ho sempre preferito non avventurarmi in questo affascinante mondo anche nelle mie sempre più limitate ore di libertà dallo studio. Se non ricordo male, l'ultimo libro letto del genere in questione risale ad un po' di anni fa, firmato da J. Grisham e dal titolo quantomai familiare, L'Appello.Allora, rimasi affascinata da quelle pagine, totalmente rapita dai termini utilizzati, dalle sue espressioni calzanti e da quelle emblematiche situazioni che conoscevo fin troppo bene e che - tra alti e bassi - mi avevano d'altronde condotto verso questo percorso di vita, un bel po' di anni fa. Ammetto di non aver saputo nulla di Michael Connelly fino al momento in cui - grazie all'inaspettato quanto gradito regalo di Natale della Piemme Edizioni - l'ho stretto tra le mie mani, curiosa di addentrarmi nella selva oscura del labirinto giudiziario. Un labirinto che Connelly descrive perfettamente in tutta la sua complessità ed inevitabile contraddittorietà attraverso un protagonista - l'avvocato difensore Haller - che continuiamo a conoscere nella sua fragile umanità che a tratti quasi stride con la sagacia, la durezza e la severità ampiamente dimostrata nell'aula di giustizia. Lo stile linguistico utilizzato da Connelly è diretto ed incisivo, tecnico ed incalzante, ritmico e frizzante, ma senza mai inciampare nella facile trappola della noiosa ed incomprensibile trattazione penalistica. Potrei quasi dire di aver visto scorrere davanti ai miei occhi la perfetta sceneggiatura di un prossimo film hollywoodiano durante la lettura di questo romanzo; romanzo che presenta per tutta la durata della sua narrazione la fondamentale qualità di non perdere mai il contatto visivo con il suo lettore, agguantando il suo interesse e la sua naturale curiosità capitolo dopo capitolo, lasciando sempre quel pizzico in sospeso tale da costringerlo a divorare il seguito, pagina dopo pagina. La storia che viene raccontata mette in risalto la ben nota capacità di Connelly nel saper combaciare elementi molto diversi all'interno di un'intricata trama i cui nodi - come nel miglior thriller degno di questo nome - verranno sciolti soltanto nei capitoli finali. Molteplici sono i personaggi che, inevitabilmente, fanno la loro comparsa durante la narrazione.In alcuni casi - come quello dell'avvocato Haller - sono stati ben delineati dallo scrittore, rendendoli quantomai caratteristici e peculiari; alcuni personaggi rappresentano puramente un contorno della storia non essendo mai veramente presenti nel fulcro dell'azione, pur riuscendo a legarsi armoniosamente con gli attori principali della narrazione. Per altri, invece, ho avuto come la sensazione che fossero quasi abbandonati a sè stessi, senza mai andare oltre l'apparenza o la cronaca dei fatti, lasciando inevitabilmente quel costante prurito da fervente curiosità che poteva essere facilmente colmato. Questo piccolo neo non inficia assolutamente la linearità della narrazione che continua ad essere assolutamente sul pezzo, senza mai perdere il controllo sul suo lettore!Quello che mi ha particolarmente colpito è l'importanza riservata da Connelly a Il Dio della Colpa ossia la giuria che, almeno nella realtà giudiziaria americana, svolge un ruolo fondamentale nel poter condannare o assolvere l'imputato di un determinato reato. Giuria che l'autore riferisce ad un orizzonte ben più ampio della semplice aula di giustizia e che lo stesso avvocato difensore riconosce in quelle persone che rivestono fondamentale importanza nella nostra vita, che sono in grado di condizionarla e stravolgerla completamente, nel bene e nel male. E se a preoccuparvi fosse la presenza di uno stile linguistico eccessivamente tecnico dovuto al particolare genere in questione, non è proprio questo il caso! Posso garantirvi che la lettura si scioglierà velocemente sotto i vostri occhi, grazie al procedere ritmico di una narrazione che è in grado di rapire la vostra attenzione dall'inizio alla fine e che trova il suo apice proprio in quell'aula giudiziaria dove il nostro avvocato di fiducia darà il meglio di sè.. 
Perchè vi consiglio Il Dio Della Colpa. Perchè non c'è tempo di fermarsi. E posso scommetterci che non vorrete farlo nemmeno voi.E' uno di quei libri che deve essere assolutamente divorato, che sa perfettamente come ammaliare, quali corde toccare e quali accenti porre nei momenti giusti per presentare intatta un'armonia incalzante che risulta evidente fin dalle primissime pagine. Lo stile di Connelly è asciutto, diretto e lineare al punto tale che vi sembrerà quasi di essere al centro della scena, affiancando l'avvocato della difesa fino all'arringa finale. 
Lettori, cosa ne pensate di questo romanzo? Avete avuto modo di leggere altri libri di questo autore?Quale libro sta accompagnando l'alba di questo nuovo anno?Vi aspetto nei commenti.. Cristina

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