Trama:
Sono gli anni Cinquanta e Parigi è “la più grande fabbrica di champagne del mondo”, brulicante di scandalosa vitalità. Non esiste posto migliore per perfezionare un’educazione sentimentale. Ne è certa Sally Jay Gorce, neo-laureata del Missouri dalla capigliatura rosa pallido: in trasferta per due anni all’ombra della Tour Eiffel grazie alla rendita che uno zio le corrisponde regolarmente, è più che mai decisa a godersi la libertà e a rincorrere il sogno di diventare attrice. Ma nelle notti dorate degli Champs-Élysées si aspetta soprattutto di incontrare l’amore, la follia, e un’esotica sregolatezza. Troverà un uomo pronto a esaudire i suoi desideri, nel bene e nel male. Bestseller di culto fin dal suo apparire, nel 1958, Il dolce frutto è il ritratto senza tempo di una donna che ama la vita con romantica ostinazione. La sua incontenibile protagonista, Sally Jay, è a tutti gli effetti l’alter ego dell’autrice. Amica di Orson Welles, Tennessee Williams e Gore Vidal, la Dundy scappò infatti di casa giovanissima per sfuggire a una rigida educazione patriarcale ed esplorare il Vecchio Continente. In Europa conobbe il futuro marito, il critico teatrale Kenneth Tynan, di cui sopportò soprusi e tradimenti per 13 anni. Ma a differenza di Elaine, Sally Jay aveva dalla sua la dolce prospettiva dell’happy end.
L'autrice:ELAINE DUNDY (1921-2008), scrittrice, giornalista, attrice e commediografa, è cresciuta a Park Avenue e ha vissuto a Parigi e Londra. Questo è stato il suo primo romanzo, ispirato dal suo matrimonio con Kenneth Tynan.
Recensione:
È bello poter riscoprire romanzi di un’altra epoca, romanzi che hanno fatto quell'epoca creando un vero e proprio genere. È il caso di Elaine Dundy e il suo Dud Avocado, giunto fino a noi con il titolo Il dolce frutto, uscito da un mese nella collana Bur della Rizzoli, ma pubblicato più volte in Italia negli ultimi cinquanta anni. Per i lettori giovani il nome di Elaine Dundy risulterà probabilmente sconosciuto, ma all’epoca, negli anni ’50, ebbe il suo momento di gloria i cui effetti sono arrivati fino a noi. Il dolce frutto ci presenta la storia di una ragazza americana, Sally Jay Gorce, trasferitasi per due anni a Parigi in seguito ad un patto con lo zio. Nel suo periodo parigino la ragazza se la sarebbe dovuta cavare da sola, senza ricorrere all’aiuto dei parenti. Dopo aver letto le prime frasi del romanzo, provate a chiudere gli occhi e immaginare la scena: c’è questa ragazza che cammina spensieratamente per le strade di Parigi, con ancora indosso gli abiti della sera prima… Non vi riporta alla mente una scena ben più nota? Una ragazza in abito nero lungo, di primo mattino, che passeggia per la Fifth Avenue, fermandosi incantata davanti alle vetrine di Tiffany? Che sia New York o Parigi, la vita sembra essere quella: che sia Sally Jay o Holly, siamo di fronte alla ragazza degli anni ’50, la ragazza che ormai è già donna, che vive all’insegna della libertà e dell’indipendenza dalla famiglia e dagli uomini, che si diverte, si innamora, ride, piange senza dover subire l’influenza di nessuno. Sally Jay ci porterà in giro per i salotti parigini, per gli esclusivi night-club, ci farà restare alzati ogni notte con lei, di locale in locale, divertendoci, ballando, cacciandoci ogni tanto nei guai. Ci farà liberare della verginità, come un peso che era diventato troppo grande da sopportare, e ci farà chiudere gli occhi davanti all’evidenza, facendo in modo che la realtà che osserviamo e viviamo sia solo quella che noi vogliamo, e non quella che in effetti è. Le esperienze di Sally Jay sono quelle che costruiscono la donna nuova, quella stessa donna di oggi, con l’unica differenza che all’epoca chi si comportava come la protagonista era ancora una pioniera. È grazie a romanzi come questi che è nato il genere chick-lit, anche se gli intenti erano diversi. All’epoca serviva per l’emancipazione della donna, per dimostrare che una donna non è solo un’appendice dell’uomo; oggi serve per divertire, per ridere e sorridere dei difetti e delle esagerazioni delle donne stesse!Il romanzo è carino, anche se personalmente ho trovato la narrazione un po’ pesante, e non fresca e leggera come altri romanzi dell’epoca (se si prende la Wolfe, ad esempio, siamo lontani anni luce). Ciò dipende anche dall'esperienza cui fa appello la Dundy: Sally Jay è lei stessa, è la scrittrice e tutto ciò che racconta, dall'evento più normale a quello più assurdo, l'ha vissuto in prima persona sulla sua pelle. E non sempre quelle esperienze sono stata piacevoli e felici. Ecco il perché del retrogusto amaro del racconto.
Eppure la storia è interessante, è forte, e fa venir voglia di conoscere meglio la scrittrice e il periodo che ci racconta.
Titolo originale: The Dud AvocadoAutore: Elaine DundyEditore: BurTraduttore: Ida OmboniPagine: 352Isbn: 9788817052412Prezzo: €10,90
Valutazione: 3 stelline