Titolo: Il fango sullo stivale
Autore: Marco Marchi
Pagine: 139
Editore: Prospettivaeditrice
Trama:
Un giornalista minacciato da un’organizzazione terroristica, una riflessione sulle missioni militari all’estero, un’allucinazione politica, una giornata dentro al Palazzo, una visione sulla chirurgia estetica dilagante sono tutte facce della stessa medaglia, riflessi multi colorati di un’Italia che procede e retrocede in una specie di ballo surreale che la porta un passo avanti e anche un passo indietro.
L’idea che sta alla base di questo progetto è quella di raccontare questo paese, con i suoi vizi e le sue virtù, con gli occhi di chi ci abita ma non capisce certi meccanismi e situazioni surreali.
Recensione a cura di Paola Lorenti:
Devo dire la verità, mai come in questa occasione mi sono trovata in difficoltà nel recensire un libro.
Quando mi è stato chiesto di farlo e dopo aver letto il retro di copertina, pensavo di trovarmi di fronte a un ritratto leggero e scanzonato di un’Italia in declino, di un paese ricco di contraddizioni e difetti ma anche ricco, a mio avviso, di pregi e cose belle. Iniziando la lettura mi sono però accorta che proprio così non era.Certo,venti racconti sono tanti e il numero merita di sicuro un plauso all’autore che attraverso di essi riesce a darci un ritratto del Belpaese molto sfaccettato,ma non mi vergogno a dire che li ho trovati pesanti e non di semplice lettura.Forse perché il genere poco mi si confà o forse perché gli argomenti sono secondo me molto pesanti anche se senza dubbio estremamente attuali.Venti racconti con venti vicende diverse che affrontano temi reali e che danno dell’Italia un’immagine per nulla edificante.Si affronta il tema dei cambi di partito e di idee così attuali nel raccontoL’uomo nuovo per poi passare alla storia di un giornalista aggredito per aver fatto il suo lavoro in Stato di calma apparente.In Viaggio notturno di un elettore il giorno prima delle elezioni politiche nazionali spunta l’incubo che attanaglia l’elettore prima del voto mentre in Una casta, un pittore decide di dipingere un quadro raffigurante appunto la casta, quadro che non riesce a ultimare perché la casta non è mai completa.In La bambola (il delirio della bellezza) si punta il dito sull’effimero attuale e sull’amore per la chirurgia estetica.Si affrontano i temi più che mai attuali dell’onestà, della disoccupazione, dell’immigrazione, ma sono racconti amari, che mi hanno lasciato dentro una tristezza infinita e che ho faticato a terminare.Non me ne voglia l’autore se non ho apprezzato fino in fondo il suo lavoro che a mio avviso è sicuramente un lavoro di denuncia e che ha alla base un’idea buona e una conoscenza della storia politica del nostro paese molto profonda.Non discuto sulla bravura dell’autore che ha al suo attivo già diversi lavori che però non ho avuto ancora l’occasione di leggere.Se lo scopo dell’autore era quello di denunciare i difetti dell’Italia, delle classi politiche e dell’italiano medio allora devo dire che lo scopo è stato ampiamente perseguito.Se voleva però dare anche un prodotto editoriale dalla lettura scorrevole, semplice e avvincente, allora devo dire di no.Comunque, per quanto mi riguarda, voglio dare a questo libro un voto medio di 3/5