Buongiorno a tutti, amici miei! Non sono sempre presente come un tempo, ma,
statene certi, ci sono: in questo weekend – di ritorno a casa –
prometto che tornerò a rompervi le scatole per bene. Oggi, vista la
cancellazione della lezione di storia del cinema, ho portato a
termine il romanzo che avevo il lettura e ho scritto questi pensieri
per voi. Quando si parla di new adult è un dilemma continuo: la
recensione sarà positiva o negativa? Io ve lo dico: è positiva,
come lo è stata quella di Uno splendido disastro. Se non vi è
piaciuto il primo, credo che nemmeno questo romanzo farà per voi,
almeno che non abbiate uno spirito sadico e sanguinario! Altrimenti,
ve lo consiglio. Soprattutto se avete bisogno di una lettura che vi
coccoli un po'. Un bacione e a prestissimo, M.Un
giorno ti innamorerai, figliolo. Non accontentarti di una ragazza
qualsiasi.Scegli quella che hai difficoltà a conquistare, quella
per cui devi lottare e non smettere mai di combattere. Non smettere
mai di combattere per ciò che vuoi. Titolo:
Il mio disastro sei tuAutrice:
Jamie McGuireEditore:
Garzanti Numero
di pagine: 363Prezzo:
€ 16,40Data
di pubblicazione: 17 Ottobre 2013Sinossi:
Travis
Maddox è solo un bambino quando sua madre, ormai con un filo di
voce, gli lascia queste ultime parole. Parole che Travis conserva
come un tesoro prezioso. Adesso Travis ha vent’anni e non conosce
l’amore. Conosce le donne e sa che in molte sarebbero disposte a
tutto per un suo bacio. Eppure nessuna di loro ha mai conquistato il
suo cuore. Provare dei sentimenti significa diventare vulnerabili. E
Travis ha scelto di essere un guerriero. Finché un giorno i suoi
occhi scuri non incontrano quelli grigi di Abby Abernathy. E
l’armatura di ghiaccio che si è scolpito intorno al cuore si
scioglie come neve al sole. Abby è diversa da tutte le ragazze con
cui è sempre uscito. Cardigan abbottonato, occhi bassi, taciturna. E
soprattutto apparentemente per niente interessata a lui. Ma Travis
riesce a vedere dietro il suo sorriso e la sua aria innocente quello
che nessuno sembra notare. Un’ombra, un segreto che Abby non riesce
a rivelare a nessuno, ma che pesa come un macigno. Solo lui può
aiutarla a liberarsene, solo lui possiede le armi per proteggerla.
L’ultima battaglia di Travis Maddox sta per cominciare e la posta
in palio è troppo importante per potervi rinunciare. Solo
combattendo insieme Abby e Travis potranno dare una casa al loro
cuore sempre in fuga… La recensione “Avevo
deciso da tempo che avrei sfruttato gli avvoltoi finché non fosse
comparsa una colomba. Una creatura che non divora nessuno, che vive
la sua vita senza distruggerti per soddisfare i propri bisogni e i
propri egoismi: coraggiosa e comunicativa, intelligente, bella e
dolce, in cerca di un compagno con cui trascorrere l'intera
esistenza. Irragiungibile finché non ha motivo di fidarsi di
te.” Raramente mi è capitato di rileggere lo stesso libro nel
corso degli anni. Mai, ancora più che raramente, mi è capitato di
rileggere lo stesso libro nel corso di un anno solo. Ho una memoria
piuttosto buona e tendo a tenere a mente i dettagli essenziali.
L'importante. Odio ritrovarmi a leggere ancora gli stessi discorsi,
detesto saper anticipare le singole scene con la puntualità di un
orologio svizzero, m'innervosisce da matti l'idea di conoscere già
in anticipo l'epilogo. Soprattutto quando si parla di gialli. E i due
romanzi di Jamie McGuire, apparentemente legati al filone del new
adult, cos'altro sono se non due gialli; due misteri in piena regola?
La scorsa primavera, Uno splendido disastro si era rivelato
un sorprendente caso editoriale. Di sorprendente c'era solo il
successo incredibile che aveva riscosso, grazie al più contagioso
dei passaparola. Tutti ne hanno parlato e tutti hanno voluto
leggerlo, almeno per provare. Per criticarlo, come previsto dal
prevedibile copione del recensore cinico e spietato, e, talora, anche
per applaudirlo. Non ci sono spiegazioni per le tante chiacchiere e
per la troppa pubblicità senza fine. Non ci sono vere motivazioni, a
mio parere, per le tante critiche, che hanno fatto di Uno
splendido disastro un romanzo di cui parlare male per forza, al
pari delle Sfumature, dei romanzi di Fabio Volo e di altri libri
scritti per vendere – come se la cosa fosse un crimine federale e
lo scopo principale di ogni autore di best-seller fosse quello di
lasciar marcire il suo manoscritto in un cassetto, nell'anonimato,
anziché darlo alle stampe. A pochi mesi dell'uscita del primo, la
Garzanti ha portato da noi Il mio disastro sei tu, facendo
la gioia di molti lettori e l'ira di altrettanti che, da secoli,
aspettano che tante serie a loro care giungano giustamente a
conclusione. Io non so quanto si sentisse realmente il bisogno di
questo romanzo e quando sia stata brillante l'idea dell'autrice di
pubblicarlo subito, anziché aspettare qualche anno per aumentare la
curiosità e l'attesa dei suoi fan. So che è stato scritto,
probabilmente, per motivi puramente economici e che, anche se
arricchito da un punto di vista diverso, racconta la stessa identica
storia del primo volume: una storia che già conoscevo e che ancora
ricordavo. Ma, in tutto ciò, non so, invece, perché Il mio
disastro sei tu – così come l'altro disastro che
l'ha preceduto – mi sia piaciuto così tanto. Altro mistero... La
risposta plausibile è una, o almeno credo: come cantava Paul
McCartney, la gente non è ancora stanca di sciocche canzoni d'amore.
Non è mai stanca, e mai lo sarà. Travis e Abby sono la fonte
d'ispirazione di una di quelle canzonette in rima per l'estate: una
di quelle di cui ho imparato il ritornello a furia di sentirle
passare alla radio e che, ogni tanto, protetto dalla fedele
segretezza delle mie cuffiette, ascolto e riascolto volentieri, senza
vergogna. Per ritrovare il sorriso. Per il bisogno egoistico di stare
un po' meglio al mondo. Avevo letto il primo romanzo in un
momento no; in uno dei tanti e onnipresenti miei momenti no.
E, grazie o a causa dell'inquietante simmetria del destino, mi sono
trovato tra le mani Walking Disaster in un weekend di
completa, totale solitudine universitaria. Come per magia, mi sono
sentito meno triste, meno solo, meno tutto. E' stato inaspettatamente
rassicurante, per una volta, leggere due volte la stessa storia.
Rincontrare gli stessi volti, riassistere agli stessi baci e alle
stesse discussioni, prendere gli stessi pugni in faccia e farsi
spaccare ancora un po' un cuore già ulcerato dalla stessa catastrofe
col gardigan e gli occhi grigi, che il protagonista – un ventenne
con le spalle e l'anima più ampie della media – ha ribatezzato
teneramente Pigeon dal primo istante. Travis Maddox, già cuore
pulsante del primo romanzo, si racconta e ci racconta la storia del
suo primo e ultimo grande amore. Quello che l'ha portato ad
ubriacarsi e a piangere come un bambino abbandonato, a fare a botte e
a dar vita a esagerati momenti di esagerata gelosia. A riempire la
sua stanza asettica di fotoricordo sparse e il suo letto di una
ragazza da custodire come un tesoro prezioso, dal tramonto all'alba,
dal lunedì alla domenica, per tutta la vita che verrà. Nel primo
romanzo era lui a essere raccontato e, anche se visto dagli occhi
della volubile e dolcemente complicata Abby, avevo colto il suo mondo
a colpo d'occhio. Travis era una persona che, nella vita di tutti i
giorni, non mi sarebbe mai piaciuta, ma, nel corso della lettura,
inaspettata come la neve ad agosto, era giunta l'illuminazione.
Perché, in verità, io l'avevo capito, nonostante tutto. E, in
questo Il mio disastro sei tu, l'ho scoperto ancora più
vicino a me; ancora una volta, nonostante tutto. Le nostre voci,
fondendosi, risultavano più simili del previsto e i nostri pensieri,
tante volte, combaciavano, incastrandosi a formare la parte di un
insostituibile tutt'uno. I pensieri sono più semplici e immediati:
noi ragazzi non amiamo troppo i giri di parole. Le emozioni,
tuttavia, sono più intense e viscerali: noi ragazzi – ben nascosti
sotto le antenne dell'articolato cromosoma Y – possediamo strane
cose, misteriose e imprevedibili, chiamate “sentimenti”; ci
affezioniamo di più, e più in fretta. Amiamo anche chi ci abbraccia
e ci insulta a fasi alterne, sì. Ho trovato tanta tenerezza in
Travis, romantico e delicato nonostante le nocche livide e gli
attacchi incontenibili di gelosia. L'autrice, nelle prime pagine,
fotografa da vicino il suo dolore, in presa diretta, e descrive
l'attaccamente per una famiglia tutta al maschile, l'amicizia e il
cameratismo con il simpatico Shelpley, il rimpianto verso l'unica
donna che non è riuscito a mantenere con sé, la ricerca di un
colomba bianca in un mare di avvoltoi egoisti, famelici, spietati. Il
tono è colloquiale, giocoso, spontaneo, melenso nemmeno un po'. E'
proprio di una commedia romantica che è già cult, con gli occhi
puntati al passato e lo sguardo rivolto altrove, verso il futuro di
una vita tinta di rosa felicità. I romanzi di Jamie McGuire non saranno
senza tempo, ma sono fuori tempo. Fuori dal tempo. Sembrano
appartenere a una generazione fa: figli di troppe proiezioni private
di Ufficiale Gentiluomo, Top Gun e Amore senza
fine, di gite al cinema in compagnia di Animal House, di
estenuanti letture di Love Story, di corse in moto, a fari
spenti nella notte, e scene d'amore scandite dalle musiche dei Police,
dei Rolling Stones, dei Berlin. Alcuni userebbero l'aggettivo
“tamarro”, io preferisco “vintage”.
L'epilogo, di questo come
del precedente, potrebbe risultare frettoloso, stupido ed
improbabile: è perché è l'amore, ai giorni nostri, a essere considerato
frettoloso, stupido e improbabile di per sé. La generazione dei
nostri genitori – la stessa di cui parlavo – è la dimostrazione
che non è esattamente così. Noi siamo la dimostrazione concreta di
quella forma d'amore. Forse sarò credulone io, ma all'amore di Abby
e Travis ci ho creduto. Anche se non incontravo una ragazza così
spietata e spaccacuori dalla Sole di 500 Giorni insieme. Anche
se Travis, nella vita vera, sarebbe uno di quei tipi assurdi con gli
occhiali da sole anche di notte, con un bel nome del cavolo tra
parentesi su Facebook e, nei nostri anni peggiori, ci avrebbe preso
puntualmente in giro. La vita, però, non è bella come un romanzo e
loro, così presuntuosi e orgogliosi, descritti da una prosa
semplicissima e lucida, risultano bellissimi: una bellissima coppia
improbabile. I ragazzi acqua e sapone in copertina, che colgono
l'oggi nell'attimo appassionato e fugace di un bacio offerto alla
macchina fotografica. Il mio disastro sei tu non brilla per
nessun motivo in particolare. Non scandalizza gratuitamente come la
duologia di Abbi Glines, non si avvale di uno stile particolarmente
memorabile, non sconvolge, ma le sue quasi 400 pagine – pagine che,
nelle linee generali, già conoscevo – non mi hanno dato un attimo
di noia o di tregua. Il motivo non lo conosco, ma alla fine, come una
persona più intelligente e grande di me ha scritto, all'amore non si
chiede perché; esente da questa domanda anche l'alchimia. Il
mio disastro sei tu non sarà di certo il romanzo più bello di
questo 2013, ma se ci fosse una categoria speciale, dedicata alla
migliore coppia, ai migliori baci, ai migliori addii, Travis e la sua
Pigeon sarebbero ai primi posti. Forse, tra un mese o un anno,
rivedrei i punti salentieti di questa recensione, ne modificherei il
tono e il linguaggio, eliminerei una stellina dalla generosissima valutazione complessiva. Ma questo è quello che mi sono sentito di
scrivere adesso. Questo è quello che sento. Non infierite... o
fatelo pure! Chissene... Io sono felice. E la felicità porta
fortuna. In fondo, credo che non ci sia niente di più bello che chiudere un
libro con il sorriso ancora sulle labbra. Uno dei tanti lati positivi di
queste silly love songs, o forse no? “Forse ero solo io.
Forse eravamo solo noi due. Forse insieme costituivamo un'entità
instabile, pronta a implodere o ad amalgamarsi. A ogni modo, quando
l'avevo conosciuta la mia vita si era rivoluzionata e non volevo
fosse altrimenti.” Il
mio voto: ★★★★ Il
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