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Nazione Nuova non ha dubbi in proposito.
Non abbiate timore, non sto per presentarvi l’ennesimo partito spuntato come un fungo nell’intricato sottobosco della politica italiana. Qui si parla di un altro paese, un paese immaginario sebbene tristemente simile al nostro. Crisi economica, disoccupazione, debito pubblico alle stelle. Questo è il desolante quadro della situazione quando un neonato partito, a cui nessuno dava credito, ottiene la maggioranza assumendo le redini del governo. È l’inizio di un nuovo corso. Vengono introdotte nuove tasse e pesanti prelievi sui risparmi, i lavoratori anziani vengono espulsi per far largo ai giovani, polizia e magistratura ottengono maggiori poteri affinché possano eliminare gli elementi di disturbo, la Normalità si afferma come valore supremo a cui tutti devono adeguarsi.
In breve tempo gli obiettivi prefissati dal Nuovo Sistema vengono raggiunti. La crisi è superata, l’economia in ripresa, l’ordine garantito, ma a quale prezzo?
E sì, perché c’è sempre un prezzo da pagare.
Nel suo celebre saggio Fuga dalla libertà, Erich Fromm spiega come l’essere liberi rappresenti un valore ma, al tempo stesso, un grave peso da sopportare per l’umanità, una responsabilità dalla quale tende a fuggire rifugiandosi nell’autoritarismo o nel conformismo. L’affermarsi dei regimi totalitari è possibile fintantoché l’uomo rinuncia
spontaneamente alla libertà assicurata da una società individualistica in cambio di sicurezza.
È proprio questo il meccanismo alla base del Nuovo Sistema ipotizzato da Guido de Eccher. La normalizzazione accettata dal popolo coincide con il conformismo assoluto, con l’appiattimento mentale e la rinuncia a qualsiasi forma di autonomia di pensiero. È questo il prezzo da pagare per essere parte di un’unica grande famiglia nel cui grembo sentirsi accuditi e protetti da qualsiasi avversità.
Il risultato, come facilmente intuibile, è una società distopica che richiama a gran voce l’inquietante scenario prospettato da Orwell in 1984.
Qui non c’è l’onnipresente televisione che spia ma ci sono pillole da assumere quotidianamente perché la mente sia educata a non porsi troppe domande, ci sono i messaggi subliminali e c’è il condizionamento di massa che passa anche attraverso un nuovo programma di istruzione che si prefigge di creare l’Uomo Nuovo. I giovani hanno un lavoro garantito ma per loro è d’obbligo omologarsi. Qualsiasi trasgressione, naturalmente, viene pesantemente punita.
In questo contesto si snoda la storia di Albert Ruggi e di Lara Kolkey, la storia di due individui refrattari al sistema e della loro lotta per la riconquista della libertà. Lui è un trentenne imprigionato perché dissidente quando ancora il Nuovo Sistema era ai suoi albori. Dopo dieci anni di detenzione viene rilasciato e gli viene offerta l’opportunità di reintegrarsi.
Lei è una ragazza ribelle per natura. Alle spalle ha un lungo periodo di permanenza in un reclusorio statale in cui hanno tentato di guarirla dalla sua anormalità ma con scarsi risultati. Forse a causa di un’anomalia genetica, Lara ha sviluppato una particolare facoltà: riesce a riconoscere le persone che come lei hanno conservato una certa capacità critica sfuggendo alla generale massificazione e se ne sente attratta come il ferro da una calamita. Sarà proprio questa capacità a far sì che incroci Albert sul suo cammino. Ma si tratta solo di questo?
La ribellione dei due protagonisti sarà davvero il frutto di una libera scelta o sono pedine inconsapevoli sulla scacchiera del Sistema che ha deciso di servirsi di loro per degli oscuri scopi?
Tra colpi di scena, complotti e una guerriglia che si prepara nel territorio impervio dei monti Wabiti, l’autore sviluppa una trama solida e avvincente. La società da lui immaginata e ampiamente descritta provoca un senso di claustrofobia e disagio soprattutto perché ci appare assolutamente futuribile. Inquietano le similitudini tra il nostro e il suo paese immaginario. Leggendo il romanzo non si può fare a meno di pensare alla crisi che noi stessi stiamo attraversando e di percepire il Nuovo Sistema come qualcosa che va oltre un’ipotesi di pura fantasia. Allo stesso modo però, non si può evitare di guadare ad Albert e Lara come a due esempi che, nonostante tutto, infondono speranza giacché come scrive Fromm nel succitato saggio,“l’atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l’inizio della ragione”. E forse proprio la ragione può rappresentare una risposta alternativa alla Normalità.
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