Titolo originale: Le passé
Genere: Drammatico
Regia: Asghar Farhadi
Cast: Bérénice Bejo, Tahar Rahim, Ali Mosaffa, Pauline Burlet, Elyes Aguis
Durata: 130 minuti
Distribuzione: BIM
Dopo aver ricevuto diversi premi, dapprima a Berlino, con “About Elly” (2009) e poi la statuetta per il magnifico “Una separazione”, insignito come “Miglior film straniero”, Asghar Farhadi è tornato con un nuovo lavoro, questa volta ambientato nella periferia parigina. Nel cast Bérénice Bejo (The artist, Tutti pazzi per Rose), Tahar Rahim (Il profeta, Il principe del deserto) e Ali Mosaffa (Another place, Beloved sky); i tre si muovono in un contesto spaziale e sociologico non semplice, che il regista iraniano è molto bravo a descrivere e delimitare. La Bejo è Marie, una farmacista che, dopo anni di separazione dal compagno iraniano Ahmad (Mosaffa), decide di chiudere la questione facendolo giungere da Teheran per firmare le carte di divorzio. Marie vive con un altro uomo, Samir (Rahim) che ha un figlio da un’altra donna. Anche Marie ha figli: la piccola Léa e Lucie, avute entrambi da una relazione precedente a quella con Ahmad. Lucie, adolescente problematica e scontrosa, mai ha accettato la relazione tra Samir e la madre ma ha conservato un legame affettivo con Ahmad, pur non essendo egli, suo padre biologico. Farhadi presenta la storia con delicatezza, costruendo la trama e presentando i personaggi in modo progressivo, lasciando alla consapevolezza dello spettatore la capacità e la libertà di cogliere le dinamiche relazionali tra i vari protagonisti. Questa volta non siamo in una grande città iraniana ma ai margini di una metropoli europea e questo è un’occasione per il regista di parlare di incontro di culture, di diversità di Credo, mantenendo come base comune a tutta la storia le dinamiche padre-figlio, la difficoltà del rapportarsi con l’alterità, l’ineluttabilità degli errori e la complessità di porre rimedio alle incomprensioni. Il cineasta persiano pone sullo schermo numerose tematiche familiari mantenendo sempre un registro consono e all’altezza della complessità delle argomentazioni. Il titolo dice molto di ciò che si vede nella storia proposta; il passato infatti continua a rendere difficile il presente, il passato è quella massa informe con la quale Marie cerca di chiudere per poter guardare avanti, il passato è quello spauracchio che Ahmad non pensava di dover affrontare in modo tanto invasivo tornando per firmare delle semplici carte davanti ad un giudice. “Il passato” è un film completo, ben interpretato, mai banale, che crea opportunità di riflessioni importanti, di dibattito serio ed impegnativo. Ineccepibili anche le interpretazioni: la protagonista avrebbe dovuto essere Marion Cotillard, ma la scelta di Bérénice Bejo è stata comunque premiata, anche dalla critica (a Cannes ha vinto la Palma per la Miglior interpretazione femminile). Tahar Rahim, diventato celebre sotto la guida di Audiard con “Il profeta”, è stato abile a calarsi nella parte, come anche Ali Mosaffa, poco conosciuto in Occidente, ma davvero sorprendente nei panni di Ahmad. Un film assolutamente da vedere che conferma la grande abilità di scrittura e di regia dell’iraniano Farhadi.
Voto: 4 su 5