Nuova recensione del progetto, questa volta di un libro fantasy molto particolare. Come al solito, buona lettura!
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Titolo: Il patto della viverna
Autore: Maurizio Vicedomini
Generi: fantasy, sword&sorcery
Editore: Ciesse
Collana: Gold
Pagine: 304
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: €16,00 (eBook €5,00- 5,49)
ISBN: 9788866600547
Formato: brossura, eBook (PDF, ePub, mobi)
Grafica di copertina: Nadia Mozzillo
Editing: Alexia Bianchini
Valutazione: Grazie all’autore per avermi inviato il libro in formato eBook.
RIASSUNTO - Nel freddo nord della taiga, un’armata scheletrica rade al suolo un villaggio dopo l’altro, avanzando verso il sud più profondo. Sopravvissuti alla distruzione, Tiros, Khalin e Alannah inizieranno la loro caccia contro un nemico che governa la negromanzia, forte dei poteri di un antico legame.
Ma al patto si contrappone una promessa: la promessa di un cacciatore bramoso di vendetta, disposto a fronteggiare la morte stessa pur di portare il giusto riposo al suo popolo.
L’AUTORE - Maurizio Vicedomini è nato a Napoli nel 1990 e studia Lettere Moderne presso l’università Federico II di Napoli. Legge Fantasy e generi affini da almeno una decina di anni, passando da Tolkien a Feist, da Cronwell a Weis&Hickman. Il suo primo amore – quello che non si dimentica – resta R.A. Salvatore. Più di ogni altra cosa – forse a esclusione della lettura – scrive. Di base Fantasy, ma più va avanti, meno ha voglia di limitare il suo estro creativo. Nonostante la giovane età Maurizio scrive da molto, ma solo di recente si è affacciato al “mondo” della scrittura. Ha partecipato con successo a diversi concorsi per racconti e ha pubblicato a febbraio 2012 il suo primo lavoro monografico, Myrddin di Avalon. Oltre a scrivere sul suo blog, collabora con TrueFantasy con la rubrica FantaCliché, con Fantasy Planet con articoli di saggistica e con Fralerighe con articoli saltuari.
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RECENSIONE
Ormai disperavo di riuscire a trovare un romanzo fantasy di stampo decisamente classico che fosse a suo modo originale, scritto bene (e con questo intendo – per una volta – con il mostrato al suo posto e senza gli oramai onnipresenti infodump, tanto per citare un paio degli errori più classici) e per di più pubblicato da un autore italiano – tra l’altro giovanissimo.
Forse vi sembrerà bizzarro, ma una delle prime cose che mi hanno piacevolmente colpita de Il patto della viverna è stata la gestione del punto di vista, a.k.a. il nostro amico PoV. Nel corso della storia lo vediamo alternarsi più volte tra i vari protagonisti, ma ciò che mi ha fatto quasi saltare di gioia è stato constatare un fatto semplice ma cruciale: se la focalizzazione è interna – che ne so – a Tiros, rimane tale per tutto il capitolo, o almeno fino alla successiva interruzione di scena. Una sciocchezza, dite? Be’, per come la vedo io mica tanto: erano forse anni che non leggevo un fantasy in cui il PoV non saltellasse da una testa all’altra come una pallina matta, e trovarne finalmente uno è stato un vero sollievo. Forse non vi sembrerà granché, ma per quanto mi riguarda sono ben felice di segnarlo come punto a favore, per una volta.
Lo stile, insomma, mi è sembrato di un ottimo livello: come accennavo sopra, il narratore non interrompe mai l’azione per raccontarci del più e del meno riguardo al suo mondo (e se anche lo fa, il tutto risulta comunque ben amalgamato), non si ferma a descrivere a meno che non sia necessario, non abusa di aggettivi e avverbi. Per tutta la durata del libro, insomma, non ricordo di aver mai pensato: “Che noia questo punto, meglio staccare e leggere qualcos’altro”. Insomma, posso dire di aver percepito un buon equilibrio tra le scene d’azione, tutte ben congegnate e assolutamente coinvolgenti, e quelle di pausa tra un episodio e l’altro, nelle quali viene approfondita la psicologia dei personaggi e si conoscono pian piano dettagli sull’ambientazione e sul background della storia.A proposito dei personaggi, ho apprezzato il fatto che nessuno sia schierato apertamente tra i “buoni” oppure tra i “cattivi”, e in generale ho trovato la loro caratterizzazione davvero buona.
Strano ma vero, ho apprezzato in particolar modo Sezarius, il negromante maledetto che ha stretto un patto con la Viverna: certo è folle, ha progetti di dominio sul mondo e tutto il resto, però ai miei occhi è apparso con un carisma non da poco. Sarà che mi è sembrato quasi all’opposto del comune cliché del kattivo fèntasi, per una serie di motivi che non posso rivelare… Comunque mi è piaciuto: un ottimo antagonista, a mio parere.
Gli unici aspetti che non mi hanno lasciata soddisfatta riguardano perlopiù la trama e le idee utilizzate, e con questo mi riferisco sostanzialmente ai clichè incontrati durante il racconto. Nulla di tremendo, per carità: se anche voi non ne potete più dei soliti elfi o dei contadini sfigati che si scoprono prescelti, allora non pensateci due volte a leggere Il patto della viverna, perché vi garantisco che non ne troverete traccia. Qualche stereotipo del genere, però, mi ha fatto un poco arricciare il naso: vi dice niente, per esempio, l’esercito di esseri scheletrici e immortali che rade al suolo il villaggio dei protagonisti?
Infine, un’ultima nota dolente, che però può benissimo riguardare il mio personale giudizio e nient’altro: la copertina, acciderbolina!Poco tempo fa il buon Zweilawyer l’ha definita «di una bruttezza quasi ipnotica», e a mio parere non esiste descrizione più azzeccata. Anzi, penso addirittura che danneggi il libro: io personalmente non credo avrei degnato di uno sguardo nemmeno l’anteprima, dopo averla vista… il che è un guaio, perché il contenuto è risultato tutt’altro che scadente. Forse non sarà la più inguardabile di sempre, ma è un peccato che Il patto della viverna ci faccia la figura del fanta-trash, cosa che in realtà non è affatto.
Inoltre – ultimissima annotazione – sempre per citare il suddetto articolo… che ci fa una Zweihänder in un fantasy che non ha nulla in comune col mondo reale?
Sono stata indecisa per un po’ riguardo al voto, più precisamente tra le 3 goccioline e mezzo e le 4, naturalmente tenendo conto dei difetti e dei (non pochi) pregi. Alla fine però ho optato per le prime, contando però di assegnarne 4 senza esitazioni a Il richiamo della luna oscura, prossimo libro dell’autore, che è già in lista e che aspetta di passare tra le mie voraci zampine (anche se, a quanto ho capito, il genere cambia di un bel po’). Il fatto è che si tratta di un fantasy decisamente sopra la media per quanto concerne lo stile, anche se gli aspetti riguardanti la trama a mio parere possono essere ancora migliorati. Pertanto prego l’autore di considerare questa mezza gocciolina in meno non come una penalizzazione, bensì come un incoraggiamento a fare ancora meglio: sento che gli manca molto poco per giungere a un livello davvero notevole, quindi… be’, a questo punto arrivederci alla recensione de Il richiamo della luna oscura, prossimamente su questi schermi!
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In sintesi…
Ben scritto, scorrevole e coinvolgente,
mostrato efficace.
Alcuni cliché del fantasy (esercito di
immortali e attacco al villaggio).
Punto di vista saldo. Copertina orribile.
Buon equilibrio tra le scene d’azione e
quelle descrittive, mai noiose.
Personaggi ben caratterizzati, non
“buoni” o “cattivi”.
Alcune idee comunque originali.
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Una frase significativa…
Khalin scattò all’indietro nel tentativo di allontanarsi, ma non prima di aver lasciato partire una freccia. Senza guardare se il suo attacco fosse andato o meno a segno, si lanciò di corsa sul terreno fangoso. Appena fuori dall’accampamento, la luce svanì, e con essa i Gotharin. Al loro posto solo la foresta, come se non fossero mai esistiti. Raggiunse in breve tempo il luogo dove aveva lasciato i compagni, ma non li trovò. Si guardò intorno senza riuscire a individuarli.
Lanciò una maledizione a Skar, il dio del massacro, e si nascose come meglio poté fra i canneti. Se i suoi compagni l’avevano davvero abbandonato, forse temendo un tradimento da parte sua, allora non aveva speranze di sopravvivere al combattimento se non con la fuga.
Guardò ancora alle spalle, e quando vide la via libera indietreggiò in fretta. Ancora pochi passi e avrebbe cominciato a correre. Per dirigersi dove, però?
Non ebbe nemmeno il tempo di rispondere al suo quesito quando una freccia saettò nel cielo notturno.