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Recensione: Il riflesso dell’anima

Creato il 26 febbraio 2012 da Topolinamarta

Buona domenica, amici lettori! Ecco voi la prossima recensione del progetto, in cui troverete le opinioni che la lettura de Il silenzio dell’anima ha suscitato in me.

Recensione: Il riflesso dell’anima
Titolo: Il riflesso dell’anima
Autore: Leda Muraro
Genere:
romantico
Editore:  0111
Collana: Selezione
Pagine: 182
Anno di pubblicazione:  2011
ISBN:  9788865780893
Prezzo:  €14,50
Formato: brossura
Valutazione: 
Recensione: Il riflesso dell’anima

Grazie all’autrice per avermelo spedito.

Recensione: Il riflesso dell’anima
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Recensione: Il riflesso dell’anima
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Recensione: Il riflesso dell’anima
 
Recensione: Il riflesso dell’anima

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Devo ammettere che questo libro, nonostante all’inizio ci fossero un paio di aspetti che non mi hanno del tutto convinta, mi ha lasciata piacevolmente colpita. Il primo avvertimento che vi do, però, è il seguente: non ho idea del perché sia stata fatta questa scelta, ma trovo che definirlo “romance fantasy” sia decisamente fuorviante: romance lo è, ma di elementi del genere fantasy non sono riuscita a trovarne neanche uno.
Ignorate, quindi, l’indicazione data dalla casa editrice, che a mio parere porta solo fuori strada; l’unico aspetto che all’inizio poteva apparire riconducibile alla letteratura fantastica (ovvero il “viaggio nel tempo” di Lorenzo a cui accenna il riassunto) viene poi risolto con una spiegazione razionale, quindi il mio consiglio è di prenderlo solo come romance e non come romanzo fantastico. Se invece siete alla ricerca di un fantasy romantico passate oltre, perché qui non lo troverete.
Detto questo, torniamo alla nostra recensione.

A essere sincera, i primi dieci capitoli (circa due quinti del libro) non mi sono piaciuti granché, a partire dalla prefazione. Quest’ultima, in particolare, è decisamente più un prologo che una prefazione, dato che non è un cappello introduttivo scritto dall’autrice o da chi per lei per illustrare il contenuto del romanzo, bensì fa già parte della storia vera e propria.
Il problema è che questa introduzione, o prologo che sia, all’inizio mi ha spiazzata non poco: di chi sia il punto di vista (in prima persona, mentre tutto il romanzo – escluso l’epilogo – è in terza) non è chiaro, e il senso di confusione generato da esso si fa sentire fin da subito.
L’arcano, per fortuna, viene svelato nel finale, ma quasi fino a metà libro non ho fatto altro che tormentarmi riguardo a quel misterioso prologo, anche perché fino a quando avviene il colpo di scena che fa decollare finalmente la trama non c’è quasi stato verso di capire dove la storia volesse andare a parare.
Qualche piccolo problema -  che tuttavia non passa inosservato -  di consecutio temporum e di cambi di PoV, inoltre, si fa sentire, per non parlare di un buon numero di virgole che sembrano essere misteriosamente scomparse…

Riguardo alla storia, comunque, nei primi capitoli ci troviamo a metà degli anni 50, e qui conosciamo Lorenzo, studente veronese che appartiene a una famiglia povera ma che, nonostante le sue origini umili e un padre che sembra voler distruggere tutte le sue speranze di migliorare la propria vita, ha il sogno di laurearsi in medicina. Un giorno conosce Lena e rimane subito incantato dal suo carattere sbarazzino, e ben presto la loro amicizia si trasforma in qualcosa di più profondo, anche se entrambi dubitano che la loro storia possa concludersi bene: lei è la ricca figlia di due importanti commercianti di lana, si sposta spesso dall’Italia alla Francia, ma soprattutto a Parigi la aspetta un fidanzato e un futuro marito impostole dal padre.
Ormai il matrimonio è deciso, e Lorenzo, sapendo che se Lena sceglierà lui non potrà mai donarle un’esistenza sfarzosa in cui lei vive fin da quanto è nata, ma amandola a tal punto da volere soltanto il suo bene, decide di lasciarla andare. Quando però Lena parte per Parigi e lui si pente della sua scelta, è troppo tardi: Lorenzo si sveglia un mattino di più di cinquant’anni dopo, e anche il suo corpo, naturalmente, sente questi cinquant’anni in più. Adesso è un vecchio ed è disteso in un letto di ospedale, e accanto a lui ci sono due donne che lo chiamano “papà” ma che lui non ricorda di avere mai visto. Col passare dei giorni, però, finalmente comincia a ricordare quello che è successo e la verità viene finalmente a galla, ma le cose non sono affatto semplici: come mai ora si trova nel 2010, nonché quasi alla fine della sua vita, mentre sa di aver lasciato andare Lena solo ieri? E soprattutto, come fare per ritornare indietro e sistemare le cose?

Recensione: Il riflesso dell’anima

L’idea di base, se vogliamo, non è delle più originali: anche senza rifletterci a lungo, mi vengono in mente almeno una dozzina di titoli, tra libri e film, in cui ritroviamo il tema dei due giovani innamorati il cui amore è ostacolato da una differente condizione sociale – tra cui, naturalmente, la celebre coppia la cui vicenda si svolge proprio a Verona. Per rendere Il riflesso dell’anima diverso dai suoi molteplici predecessori serviva qualcosa di speciale, e sono convinta che l’autrice sia riuscita a raggiungere questo scopo quasi del tutto.
Quando dico “quasi” mi riferisco all’inizio, che a mio parere poteva essere reso in un modo migliore, meno confuso e magari un pelo più breve (80 pagine di introduzione, per un libro di queste dimensioni, sono tantine, dopotutto), ma per il resto, come accennavo sopra, sono rimasta davvero sorpresa dal risvolto che questo romanzo ha preso a partire dalla metà.
L’idea che ho apprezzato maggiormente è stata quella del “salto” tra il 1955 e il 2010, grazie alla quale la storia assume le tinte del giallo: una vicenda d’amore in apparenza classica diventa emozionante e addirittura commovente come capita di rado. Soprattutto la parte finale, poi, è qualcosa di assolutamente riuscito: a proposito di quel che facevo notare prima, cioè che Il riflesso dell’anima di fantasy non ne ha proprio traccia, non mi sarebbe dispiaciuto se lo scioglimento del mistero fosse stato lasciato in un alone di mistero e di paranormale, ma trovo che anche una spiegazione così “razionale” (eppure per certi versi così inspiegabile) sia risultata davvero ottima. Se dopo queste mie parole siete confusi, non spaventatevi: spiegarvi tutto senza fare spoiler sarebbe impossibile, perciò dovrete accontentarvi di questo

:)

L’aspetto più riuscito, però, a mio giudizio è la caratterizzazione dei personaggi: i protagonisti, due ragazzi così diversi eppure così uniti, sono dipinti talmente nel profondo da sembrare quasi vivi. Anzi, è stato un vero dispiacere che la storia sia volata via in così poco tempo, perché 180 pagine secondo me non sono state sufficienti per conoscerli bene: sarebbe stato bello che venisse dedicato più spazio al timido Lorenzo e all’esuberante Lena, perché trovo che un libretto così sottile non sia abbastanza capiente da contenere tutte le sfaccettature dei loro caratteri.
La mia preferita è senz’altro Sophie, una delle due figlie di Lorenzo: a tratti ingenua ma dolcissima e soprattutto affezionata al padre in un modo così tenero che più volte mi ha commosso.

In definitiva, dunque, è senz’altro un romanzo che merita di essere letto, le cui qualità sono senz’altro in grado di far chiudere un occhio su alcune piccole sbavature di stile, e soprattutto che è capace di emozionare.

*       *       *

Oltrepassò il letto superando velocemente una grande specchiera accostata alla parete. Non l’aveva guardata direttamente, ma una strana sensazione lo costrinse a tornare lentamente sui suoi passi. Sollevò il viso verso lo specchio e ogni cosa sembrò fermarsi. Anche il suo respiro. Spalancò gli occhi facendo un passo indietro senza riuscire a spostare lo sguardo terrorizzato da quel riflesso.
«Oh mio Dio» riuscì a bisbigliare mentre una lacrima scendeva veloce lungo le guance.
Il suo volto, il suo corpo… come poteva essere possibile…
Non aveva senso.
Tremando passò una mano lungo il viso. Un viso che non era il suo. Un viso stanco, sciupato, solcato da decine di rughe e da una corta barba bianca.
Gli occhi scavati lasciavano trasparire il fardello degli anni che però sapeva di non aver ancora vissuto. I capelli bianchi incorniciavano un volto che non riconosceva.
Rimase fermo qualche secondo in quel punto spostando ansiosamente lo sguardo dallo specchio alle sue mani che avevano iniziato a tremare visibilmente. Non riusciva a capire.


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