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Recensione: Il ritratto di Dorian Gray

Creato il 05 ottobre 2015 da Chaneltp @CryCalva

Buongiorno carissimi lettori! Come state? Come procedono le vostre letture? Io finalmente dopo due mesi caotici tra trasloco e esami ho ripreso a leggere e a dedicarmi al blog (per la mia e soprattutto la vostra felicità! :P).

Iniziamo facendo un salto nella nuova recensione di un libro, un personaggio, un simbolo che sfido chiunque a non conoscere: Dorian Gray. Finalmente dopo anni e anni, mi sono deciso a leggerlo e l'ho apprezzato nonostante qualche pagina sia (secondo il mio modesto parere) troppo artificiosa e ampollosa nello stile (probabilmente per ampliare ancora di più quel senso di bellezza e piacere che aleggia in tutto il libro).
A breve un articolo approfondito ^^

IL RITRATTO DI DORIAN GRAY

Recensione: Il ritratto di Dorian Gray

Feltrinelli | 261 pp. | € 6,50

Dorian Gray, un giovane di straordinaria bellezza, si è fatto fare un ritratto da un pittore. Ossessionato dalla paura della vecchiaia, ottiene, con un sortilegio, che ogni segno che il tempo dovrebbe lasciare sul suo viso, compaia invece solo sul ritratto. Avido di piacere, si abbandona agli eccessi più sfrenati, mantenendo intatta la freschezza e la perfezione del suo viso. Poiché Hallward, il pittore, gli rimprovera tanta vergogna, lo uccide. A questo punto il ritratto diventa per Dorian un atto d'accusa e in un impeto di disperazione lo squarcia con una pugnalata. Ma è lui a cadere morto: il ritratto torna a raffigurare il giovane bello e puro di un tempo e a terra giace un vecchio segnato dal vizio.

Recensione: Il ritratto di Dorian Gray

"La vita è stata la tua arte, hai musicato te stesso e le tue giornate

Recensione: Il ritratto di Dorian Gray
Il manifesto dell'estetismo, l'incarnazione pura della ricerca del piacere fine a se stesso, una nuova morale fondata su valori finora considerati intoccabili e da rifuggire, un capovolgimento della vita e della sua etica. Sembrerebbero essere queste le parole migliori per esprimere di fatto che cosa rappresenti, adesso come allora, la figura di Dorian Gray tratteggiata con audacia e bellezza da Oscar Wilde. Proprio la bellezza è uno dei temi principali, se non quello predominante, dell'intero libro, una bellezza che non soltanto deve essere apprezzata ma inseguita, afferrata con tutti i sensi possibili, inebriandosi del suo odore e della sua forza, poiché la bellezza sola sembra essere l'unico valore da seguire sempre affinché sia non statica ma dinamica. E la bellezza è sempre connessa al piacere.

Dorian Gray viene descritto, attraverso le parole degli altri personaggi, come l'essere cui la natura ha concesso una grazia e una impeccabilità unica, sembra quasi essere una creatura eterea pronta a svanire da un momento all'altro. Ma se inizialmente appare come un giovane puro e timido, il suo peccato, di cui piano piano inizia a macchiarsi, lo renderà più umano e più "pesante", non permettendogli più di vibrarsi in alto ma lasciandolo attaccato a un materialismo puro e senza limiti: non più anima, non più morale, solo corpo, un corpo che segue gli istinti e soddisfa ogni piacere, ogni libido, senza vergogna, senza destare sospetti. Chi sarebbe in grado di liberarsi da tutti i canoni imposti dalla società, dalla religione, dalle "buone maniere" a favore di un Io lasciato a spasso senza catene? E quali sarebbero le conseguenze di tale libertà incondizionata? Oscar Wilde ci presenta in due parti ciò che effettivamente accadrebbe: se inizialmente l'uomo sperimenterebbe la vera libertà di essere e di agire, presto però perderebbe qualsiasi punto di riferimento perdendosi nella notte più oscura. Anche in questo romanzo assistiamo al tratteggio di un personaggio animato da due diverse personalità, un "doppio" tanto caro alla letteratura che ci avverte di come la distanza tra uomo e mostro è ben più piccola di quanto possa sembrare. E di tale distanza si fa carico e metafora il fatidico ritratto che a ogni peccato si macchia e si deturpa perdendo la bellezza originaria.

Recensione: Il ritratto di Dorian Gray
"Vivete, vivete la vita prodigiosa che è in voi. Fate che per voi nulla vada perduto, siate sempre in cerca di sensazioni nuove, non abbiate paura di niente. Un nuovo Edonismo, ecco quel che occorre al nostro secolo; e voi potreste esserne il simbolo visibile. [...]

Doveva nascere un nuovo edonismo destinato a creare di bel nuovo la vita e a salvarla da quel duro e disgraziato puritanesimo. La sua aspirazione doveva essere l'esperienza stessa, non i frutti dell'esperienza, dolci o amari che siano."

Ispirato e condizionato dalle teorie e dalle parole dell'amico Henry, Dorian inizia un viaggio verso il piacere degustando ogni aspetto della vita che lo attragga, senza fare nessuna rinuncia. Ma in realtà sta correndo o, forse sarebbe più appropriato dire, fuggendo. Da cosa potrebbe mai fuggire un uomo che tutto possiede e che tutto vuole e prende? Dall'inarrestabile avanzare del tempo che trascina via la giovinezza, la virilità, la forza e l'audacia, sostituendola con la vecchiaia, la fragilità e il rimpianto dei tempi andati. Dorian teme il lento decadere del suo corpo e con esso la morte. E proprio per questo formula una preghiera che sarà la causa di tutti i suoi mali e della sua fine stessa. Se l'uomo si perde, la follia diverrà il suo inseguitore.

Il culto della bellezza, la devozione e l'assoggettamento verso il piacere, la critica alla morale ipocrita dell'età Vittoriana: questi sono gli elementi cardini del romanzo, un classico intramontabile, che si presta a una lettura che deve essere critica e riflessiva. E se credete di conoscere effettivamente tutta la storia di Dorian, in realtà nuovi episodi e particolari affioreranno durante la lettura.

Recensione: Il ritratto di Dorian Gray


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