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Recensione: Il rumore dei tuoi passi di Valentina D'Urbano

Creato il 17 giugno 2012 da Girasonia76
Recensione: Il rumore dei tuoi passi di Valentina D'Urbano
Trama:In un luogo fatto di polvere, dove ogni cosa ha un soprannome, dove il quartiere in cui sono nati e cresciuti è chiamato «la Fortezza», Beatrice e Alfredo sono per tutti «i gemelli». I due però non hanno in comune il sangue, ma qualcosa di più profondo. A legarli è un’amicizia ruvida come l’intonaco sbrecciato dei palazzi in cui abitano, nata quando erano bambini e sopravvissuta a tutto ciò che di oscuro la vita può regalare. Un’amicizia che cresce con loro fino a diventare un amore selvaggio, graffiante come vetro spezzato, delicato e luminoso come un girasole. Un amore nato nonostante tutto e tutti, nonostante loro stessi per primi.Ma alle soglie dei vent’anni, la voce di Beatrice è stanca e strozzata. E il cuore fragile di Alfredo ha perso i suoi colori. Perché tutto sta per cambiare.
L'autrice:

Valentina D'Urbano è nata nel 1985 a Roma, dove vive e lavora come illustratrice per l'infanzia. Il rumore dei tuoi passi è il suo primo romanzo.
Recensione:

Non so come affrontare la recensione a questo romanzo. E' questo il motivo per cui l'ho letto un mese fa ma ancora non mi sono decisa a parlarne. Sul momento la storia mi ha presa, mi ha travolta e mi ha anche convinta al punto da meritarsi 4 stelle. Poi passano i giorni e qualcosa inizia a stonare: le 4 stelline non sono più meritatissime ma iniziano a vacillare. Sono sicura che se, per ogni libro che leggiamo, scrivessimo una recensione a caldo e un'altra invece dopo qualche mese, le nostre impressioni per la maggior parte delle volte non coinciderebbero. Come in questo caso.Perciò cercherò di andare per ordine e raccontarvi ciò che mi ha colpita durante la lettura, e ciò che invece mi disturba oggi, a distanza di un mese.Quando il libro uscì ero davvero curiosa perché si trattava di un'esordiente italiana che era riuscita a pubblicare con una casa editrice importante, perché l'esordiente in questione è giovanissima (classe '85) e perché l'avevo incontrata al Salone del libro, l'avevo sentita raccontare il suo passaggio da sconosciuta a emergente tra centinaia di altri scrittori e mi ero emozionata con lei e per lei. Il passo tra il desiderare quel libro e ritrovarmelo tra le mani è stato brevissimo. Mi faccio convincere dalla copertina, da quel girasole (il mio fiore preferito - mica si era intuito dal nick che sfoggio??) che sembra dare una speranza a quei due ragazzi che sembrano distanti e parto quindi positivamente prevenuta. Quanto alla storia, bene o male sapevo già cosa aspettarmi, dopo aver letto la trama, qualche intervista e varie informazioni in giro. Mi faccio trascinare da Alfredo e Bea e dalla loro vita difficile, amara, vuota. Mi ci ritrovo immersa, quasi soffocata, con la voglia di uscirne il prima possibile e contemporaneamente di andare fino in fondo, anche se si tratta di affondare coi due protagonisti. Emergo dalla lettura stravolta, provata, ma apparentemente soddisfatta. Insomma, un esordio positivo.
Passano pochi giorni e la storia inizia risuonarmi in maniera diversa. Echi di La solitudine dei numeri primi, Acciaio, Non ti muovere e qualcosa di Ammaniti non ben identificato si mescolano al romanzo della D'Urbano. Non intendo assolutamente parlare di plagio o roba del genere: mi riferisco alla natura della storia. All'amarezza, al degrado, alla vita nei quartieri peggiori. Mi riferisco alla descrizione di quell'Italia tanto vera, forse, ma tanto brutta. Quell'Italia che non vorremmo, che ci illudiamo stia cambiando ma è sempre lì. Cosa c'è di stonato nel descrivere questo pezzo del nostro paese? Una mancanza di originalità, sicuramente, una storia come ne abbiamo già lette e viste chissà quante tra libri e tv. Perché forse è questa una falla dell'essere italiano: l'eccessivo realismo, che si traduce sempre e costantemente in pessimismo. Non è contemplata nessuna via d'uscita, nessuna soluzione. Il lieto fine non fa parte della nostra eredità (fortuna che Dante e Manzoni erano ancora uomini di speranza). Quello che ha elaborato la D'Urbano non può essere chiamato certo lieto fine: è un contentino, uno spiraglio che ci assicura che basta il minimo errore e si chiuderà definitivamente. Una storia triste con un finale altrettanto triste che già abbiamo incontrato in passato, sempre attraverso scrittori italiani. Il rumore dei tuoi passi ha per protagonisti due adolescenti. Ma io credo che questo romanzo non lo farei leggere durante questa fragile età. Preferirei regalare loro pagine di speranza e possibilità, di coraggio e impegno piuttosto che queste incentrate sulla resa, sull'impossibilità di cambiamento, sulla morte. Meritano di credere che hanno la possibilità di cambiare il mondo, piuttosto che arrendersi ancor prima di provarci. Non so quanto le pagine della D'Urbano possano aiutare, non so quanto possano dire di nuovo rispetto all'Italia della Mazzantini, della Avallone, di Giordano.
In conclusione, mi ritrovo ad abbassare il voto di una stellina e a consigliare la lettura a quegli adulti, che ormai hanno i piedi piantati a terra e poca fede nel cambiamento. Ma i più giovani, lasciamoli ancora sognare...
Titolo: Il rumore dei tuoi passiAutore: Valentina D'UrbanoEditore: LonganesiPagine: 320Isbn: 9788830431140Prezzo: €14,90
Valutazione: 3 stellineData di pubblicazione: 10 Maggio 2012

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