Buon sabato pimeriggio lettori,
ecco una nuova recensione!

Trama

La protagonista è Ismae, una ragazza bretone che è nata nel '500 sotto il segno della sfortuna: la madre ha tentato di abortire con una pozione di una fattucchiera ma senza riuscirci lasciando sul corpo della ragazza una brutta cicatrice. Lei è per tutti la figlia di Sant Mortain, della Morte stessa, che, segnandola come sua discendente, ha deciso di farla vivere e per questo motivo viene disprezzata e tenuta alla larga. Nella notte del suo matrimonio forzato con un porcaro, Ismae, quattordicenne, riesce miracolosamente a fuggire e si rifugia in un monastero unico nel suo genere: il monastero di Saint Mortain. In questo luogo così fuori dal tempo le viene insegnato a uccidere in tutti i modi possibili per servire il proprio Dio che le ha fatto dono, oltre che della vita, anche di abilità fuori dal comune. Dopo alcuni anni la protagonista viene finalmente mandata in missione ma nulla è come si aspettava perché sulla sua strada incontra Douval, un uomo misterioso con cui dovrà cercare di collaborare.
Allora, sulla fascetta(che ho fatto sparire in due nanosecondi) c'era scritto che il libro era un romance storico ed in effetti lo è, ma ha quel tocco di mistero e magia che intriga tanto e impedisce all'autrice e al lettre di focalizzarsi solo sull'inevitabile storia d'amore. Per una volta il mio entusiasmo non è stato spento brutalmente in quanto il libro mi è piaciuto e sono rimasta piacevolmente colpita dal modo in cui l'autrice ha unito il tocco fantasy con la storia francese e inglese del '500 inserendo anche l'elemento amoroso, gli intrighi di corte e i problemi etici di un'assassina. Insomma l'avventura non manca mai ma, se l'inizio è davvero fulminante, la parte centrale perde un po' di velocità e d'intnsità per poi arrivare al picco finale che ho apprezzato(di solito è davvero difficile che il finale mi piaccia). Ismae è una protagonista femminile che mi è davvero piaciuta perché è un giusto mezzo tra una donna che sa cosa vuole dalla sua vita e conosce la sua missione di morte e una ragazzina spaventata che cerca di destreggiarsi in un mondo che le è sempre stato avverso. Ismae è spesso colpita da sentimenti di rimorso e riflessione e prima di agire si chiede se la sua prima missione sia giusta e se il santo guidi correttamente la sua mano e, durante il corso della storia, si rende conto che una vita che si spegne è sempre una tragedia e quindi la sua mano di assassina deve essere cauta. Sicuramente molto simpatici sono i siparietti tra la protagonista e Douval, misterioso personaggio maschile che si trova immischiato nella missione di Ismae ed è costretto a sopportarla malvolentieri, ma dietro quest'uomo così diffidente c'è molto altro che viene svelato pian piano. Altro punto positivo è relativo all'autoconclusività della storia infatti, il secondo volume scritto da Robin LaFever ha un'altra protagonista che abbiamo intravisto in questo volume ma che non è stata approfondita. Un unica cosa non mi è piaciuta: lo stile dell'autrice asciutto e spezzato che risulta un po' singhiozzante da leggere, il tutto manca di fluidità poiché la frequente presenza di punti rende difficile scorrere serenamente il testo. A parte questo il libro è davvero carino e lo trovo davvero ottimo da leggere sotto l'ombrellone e ho deciso di assegnare 4 stelline nell'attesa di poter leggere il secondo volume.
