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Recensione: Il soffio delle radici

Creato il 03 maggio 2013 da Chaneltp @CryCalva
Lo so è ora di pranzo e non dovrei essere al pc, ma oggi mi aspetta un pomeriggio pieno di studio, quindi ne approfitto ora. Oggi vi farò leggere una recensione che ho scritto per un'autrice italiana, che gentilmente mi ha inviato il pdf del libro che contiene le sue poesie ^^ ma non aggiungo altro, leggerete tutto nella recensione!
IL SOFFIO DELLE RADICIRecensione: Il soffio delle radici
AUTORE: Carla de FalcoEDITORE: Laura Capone EditorePAGINE: 111PREZZO: 10,00
Se è vero che esistono modi diversi di fare poesia e di sentirla, è solo una la destinazione a cui ognuna di queste vie può portare, ed è l'emozione. Un'emozione che non è il semplice agitarsi di sentimentalismi facili e a malapena abbozzati, ma è la capacità di accendere un palpito involontario ed indelebile nel lettore o nell'ascoltatore. Nei versi di Carla de Falco proprio questo tipo di emozione è al centro dell'azione poetica, il collante di tutto: la poesia come via di comunicazione con il mondo e come strumento per relazionarsi con la vita. Le quattro sezioni di cui si compone questo libro affrontano ciascuna un tema specifico. La prima, il soffio delle radici, esplora il rapporto con la terra e le origini; la seconda, emozioni al confine, richiama per l'appunto l'ambito dell'emozione, declinata in questo caso nella sfera affettiva; la terza, la fiamma del canto, riflette sul senso e sulla necessità del canto poetico in un mondo che sembra aver sancito l'inutilità dell'agire poetico; la quarta, abissi per versi, scende con un evidente gioco di parole nell'angolo oscuro dell'essere umano.

Recensione: Il soffio delle radici

"Se è vero che esistono modi diversi di fare poesia e di sentirla, è solo una la destinazione a cui ognuna di queste vie può portare, ed è l’emozione." Questo possiamo leggere all'interno della prefazione di questa raccolta di componimenti che ci permetteranno di amare, soffrire, angosciarci, sorridere, sentire. Sentire palpitare il nostro animo, sentire e scovare un senso insito nelle parole, sentire e aspettare che si mostri una via, partecipare all'anima dell'autrice, inglobarla, farla nostra e così arricchirci. Le parole sembrano perdere la loro consistenza materiale e divenire effimere voci che la marea trascina sino a noi, le lasceremo su una spiaggia a marcire, relitti di un mondo da esprimere o le ascolteremo danzare in mezzo a noi estasiati da quella musica soave, quasi una dolce cantilena, che la poesia ci infonde? L'opera si divide in qauttro diverse sezioni. La prima è dedicata alla terra e alle origini, quella terra napoletana, quel calore del meridione che non è luogo bucolico bensì scenografia di sangue e dolore, un dolore muto, forte, proprio che non rimane isolato, individuale, ma che diventa collettivo, universale, che riguarda uomini e donne "nel fragore indifferente della città e del suo ventre", dolore che possiamo ritrovare nei seguenti versi:"il bianco della tela
si macchia improvviso..
è il rosso fuoco acre
del sangue dei macelli
ad ovest come a est
nelle navate di un centro
dove ogni anno
pagani fedeli celebrano
spettacoli osceni."
Seconda parte interamente dedicata alle emozioni, sensazioni cupe, ombre che fanno male sono quelle che vengono descritte e ppure sembra quasi esserci una luce, uno spiraglio nonostante questa sezione non lasci scampo, nonostante sia dura, svelata, cruda come la realtà stessa, cruda come la nostra vita, acerba come il linguaggio che brucia, graffia l'anima, fa gelare il sangue. Molto intensa e particolare che mette in evidenza l'egoismo, la brutalità degli uomini, compagni in realtà nemici, sventurati e portatori di sventura, è la poesia Fratello Icaro, definito tale perchè forse lo siamo tutti, tanti Icari che cercano con le ali di cera di volare,ma attenti a star lontano dal sole, attenti alla folla che prega che tu cada, che tu sia sconfitto:" non teme di cadere
l'importante è non guardare
chi brama assai vederlo
fallire o rinunciare
mentre gli ignavi sotto
lo stanno già a scrutare"
E dopo il dolore arriva il fuoco che brucia, la fiamma benevola della poesia, ancora per noi stessi, forse l'unica, forse dimenticata, nella quale bisogna mettere "nome, cuore, occhio, cervello", la quale è vitale, indispensabile sia per il poeta che per questo mondo che si sta disgregando, per questo male che solca oscuro i nostri cieli:"succede solo quando scrivi
che, quando scrivi, scrivere è un'urgenza
un'ossessione, una dipendenza.
....
succede che hai l'ansia di fermare
sulla pagina in maniera quasi urgente
ogni tuo pensiero o meditare
con voglia di dire l'ultima parola"
La voce di un poeta ristora, aiuta, alza, calma e da forza, è un lampo di luce in mezzo alle tenebre, faro in mezzo alla tempesta:"ho sentito la voce di un poeta
era calda
....
bruciava come carne viva
e afrodisiaca come carezza giusta
....
oltre il buio delle barbarie
la voice di brace era già sogno"
L'ultima sezione infine scruta con attenzione i meandri più profondi e oscuri della nostra anima, il peso che ognuno d noi sente, l'abisso che si cela dietro i nostri occhi..
Particolari questi versi:
"che angoscia cominciare la battaglia
quando la notte non è tutta compiuta
e nella mente non è trascolorato
l'ultimo crepitio dell'eco onirica"
"non ha odore il buio
non di quello ho orrore
ho paura del bagliore
che la vista incide e taglia
che ferisce gli orizzonti
che annega tutto in luce
che bruciando mi ferisce
e nel vuoto mi conduce"
Un percorso di poesia e di vita.




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