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Recensione: Il tuo meraviglioso silenzio, di Katja Millay

Creato il 02 gennaio 2015 da Mik_94
Buongiorno, amici, e buon anno nuovo. Ufficialmente, siamo nel 2015! Lo inizio, purtroppo, non nel mondo migliore. O forse sì? Gli amanti delle recensioni negative, infatti, saranno decisamente accontentati. Il trenta dicembre ho finito Il tuo meraviglioso silenzio e, visto che il blog era occupato con le nostre amate Top 10, vi spiego perché non mi è piaciuto solo adesso. Tutti l'hanno particolarmente apprezzato, inserendolo tra i romanzi più belli dello scorso anno, ma io ho trovato più di qualche insensatezza in punti che ho analizzato più o meno nel dettaglio, ma senza spoiler. Un abbraccio. M.  Odio la mia mano sinistra. Odio guardarla. Odio quando si blocca e trema, a ricordarmi che ho perso la mia identità. Ma la guardo comunque, perché mi ricorda anche che riuscirò a trovare chi mi ha portato via tutto. Ucciderò il ragazzo che mi ha uccisa, e lo farò con la mano sinistra.
Recensione: Il tuo meraviglioso silenzio, di Katja Millay Titolo: Il tuo meraviglioso silenzio Autrice: Katja Millay Editore: Mondadori Chrysalide Numero di pagine: 462 Prezzo: € 14,90 Sinossi: Le sue dita non possono più correre sul pianoforte, il suo mondo pieno di note è diventato muto. Nastya era una promessa della musica, prima. Prima che tutto precipitasse, prima che la vita perdesse ogni significato. Da 452 giorni Nastya ha smesso di parlare, e il suo unico desiderio è tenere nascosto il motivo del suo silenzio. La storia di Josh non è un segreto: ha perso tragicamente i suoi cari, e solo nel recinto impenetrabile che ha costruito intorno a sé si sente al riparo dalla compassione degli altri e libero di dedicarsi in solitudine all'unica cosa che lo tiene in vita: intagliare il legno. Quando sembra non esserci più luce né speranza, Nastya e Josh si trovano e le sensazioni sopite esplodono dal corpo e dal cuore. Due lontananze si incontrano, cercando l'una nell'altra la forza per superare il passato e rinascere davvero.                            La recensione Recensione: Il tuo meraviglioso silenzio, di Katja Millay Ma che davvero? Davvero la mia scelta su quale libro leggere l'ultimo dell'anno è ricaduta su una cosa che si chiama Il tuo meraviglioso silenzio e ha una copertina del genere, da Harmony da edicola? Cose che il passante occasionale si domanderà. In verità, il romanzo lo puntavo da prima: quando si chiamava The Sea of Tranquility, in copertina c'era la spuma del mare – anche se a me la nostra non dispiace: quei due che si abbracciano mi suggeriscono solo tanta tenerezza, non sesso sfrenato da camera d'albergo – e le recensioni di lettori fidati parlavano, proprio alle mie orecchie ipersensibili ai lutti e ai drammi esistenziali, di una storia tragica e emozionante, sull'amore, la vendetta e altri mostri. E sì. L'ho scelto per chiudere un anno di libri, consapevole che non avrebbe conquistato la mia Top 10, ma certo che mi avrebbe fatto buona compagnia. Ho affidato il mio cuore a Katja Millay, e potevo scegliere meglio. E' un romanzo che non sconsiglio, questo, ma che non mi è piaciuto. Sarà che l'ho letto con la fiducia, giuro; come se in materia di new adult – pazzo io? - possano esserci cose per cui davvero vale la pena e che non siano già scritte, gratis, nelle fanfiction di quindicenni drogate di film col marchio Lifetime. Non l'ho letto come un guilty pleasure irrinunciabile, ma come un romanzo serio, maturo. Uno di quelli senza etichette. La trama è la solita: non mi dilungo. Due anime affini con misteri in testa e lividi addosso si incontrano all'ultimo anno di liceo. Si distinguono dalla massa e, nella massa, si riconoscono. Nessuno parla con Josh e Nastya non parla con nessuno. Possibile piacersi, anche amarsi, nonostante le avversità del futuro e le sofferenze del passato? Col Titanic che affonda – fior di metafora – c'è sulla scialuppa un posto per due? Sì. Ma si sapeva già. Non è quello il punto. E' che è un po' un imbroglio darmi un input del genere, pagine incisive e forti, scritte quasi con la prosa cruda di un thriller sugli uomini che odiano le donne, e farmele dimenticare a capitoli alterni in mezzo a mari di chiacchiere in cui l'intensità, insieme alle onde, va scemando a riva. Il tuo meraviglioso silenzio è calma piatta; tutto uguale. Come uno di quei manuali che apri a caso per leggerci dentro la tua sorte, solo al contrario. Sfoglialo e avrai una certezza tutt'altro che positiva. Ovunque ti troverai tu, troverai loro che “parlano” in tre possibili scenari random: (1) il cortile della scuola, un classico; (2) il garage di Josh; (3) attorno al tavolo imbandito dei genitori di Drew, al pranzo della domenica. Parlano – con gli occhi, con la bocca, in silenzio e a voce – e hanno intorno i commenti sul presunto atletismo sessuale di Nastya pronunciati da maturandi per nulla maturi; l'odore del legno e il luccichio della polvere che si solleva; i sermoni perbenisti di due prolifici e benestanti coniugi finto moderni con prole accanto. Mi direte: tutte cose che creano una cornice, comprimari. Invece, sono della scuola di pensiero che ripetere fino alla nausea la stessa tiritera non ha il miracoloso e segreto potere di creare cose che restano impresse. Posso presentarmi tutte le volte che ci incontreremo con il nome di Chris Hemsworth, ma questo non farà di me Chris Hemsworth. Capito? Gli episodi sono pressochè scambiabili, tipo le figurine tra bimbi, e manca quella che nei film si chiama scena madre. Che immagine mi resterà dell'esordio della Millay, oltre ai pasti in compagnia e a io-il-mio-segreto-non-te-lo-dico-ma-forse-sì?  Recensione: Il tuo meraviglioso silenzio, di Katja Millay Josh e Raggiodisole che, per festeggiare un compleanno, gettano monetine interminabili nella fontana di un centro commerciale: divertiti, bagnati, pure bellini. La scrittrice conosce come le sue tasche i personaggi: non c'è vergogna, silenzio che mette in imbarazzo; parlano di tutto, vivono giorno dopo giorno. Loro guidano la storia, non il contrario – e questo sì che è bello. La Millay, però, non è così in gamba da non rendere un peso le loro esistenze che – normalissime a lungo, mutismo autoindotto a parte – scorrono più lente delle nostre. Anche se è bravina. Il suo Josh, uno degli orfanelli indipententi di Nicholas Sparks, forse anche imparentato con la buonanima di Mango (solo così spiegherei quel domino di infarti e malanni), trombamica a parte, è un ragazzo serio, buono e giusto, scontroso ma non troppo. Le uniche seghe che conosce sono quelle con cui maciulla alberi, fabbrica tavolini da tè e librerie – e non perché la nonna, prima di morire in una maniera triste che manco ricordo più, gli aveva detto che, a lungo andare, come racconta la leggenda, facciano diventare cieco. Almeno nelle premesse, più interessante quella Nasya che non si chiama Nastya. La ragazza che visse due volte e che colleziona nomi sul muro. E' arrabbiata, ferita a morte e la sua armatura sono i tacchi a spillo, le gonne corte e le calze a rete – be', poteva scegliersi un'armatura più solida e coprente, uno dice. Ha cicatrici di cui tutti ignorano le origini e flashback che, con forza, irrompono all'inizio dei capitoli raccontati da lei. Quegli inizi sono ipnotici. Ricordano la voce della Emily di Revenge, quando in principio di puntata parla tutta figa della filosofia segreta che si nasconde dietro la vendetta, e i pensieri sulle ossa di quella mano sinistra estanea, a pezzi, irriconoscibile, alla lontana – moltiplicate, però, “alla lontana” per cento – fa venire in mente Un sapore di ruggine e ossa Recensione: Il tuo meraviglioso silenzio, di Katja Millay Nastya, chiusa all'inizio nei suoi silenzi, ha il suo perché. Ambisce ad essere la cazzuta Lisbeth Salander del new adult. Poi inizia a parlare, però, e il rendere il suo animo cupo e la sua psiche fragile con fastidiose parolacce e volgarità gratuite – in unione all'abbigliamento da squillo – è una scelta strana ed infelice. Non l'ho capita. Colpa dell'autrice, che le fa iniziare una nuova vita in una città a due ore di distanza – a due ore di distanza da qui conoscono pure me, figurati una ragazza tanto tribolata – e le fa ricercare l'anonimato in maniera che non condivido. Intorno a loro, tanti, troppi personaggi che fanno di Il tuo meraviglioso silenzio un new adult popolosissimo. Drew, il migliore amico di Josh, con la sua famiglia da Mulino Bianco e la bellezza da capogiro che, sotto sotto, nasconde un cuore d'oro e tanta generosità. Lui l'ho apprezzato, sinceramente, e poi non c'è il classico compagno di scuola gay... Ah, bugia! C'è anche quello. Con il pallino delle arti figurative, i discorsi a senso unico e un ruolo forzatissimo: un comprimario che – insieme ai bulli sboroni, alle gemelle snob, agli alberi geneaologici di parenti, alle universitarie facili - non ha motivo d'essere, se non fosse per il fatto che, a un certo punto, porta la protagonista in un certo posto. Altra cosa: ma che corsi si inventano i docenti americani? Che la Giannini sia ministro dell'istruzione anche lì? I protagonisti della Millay sono studenti modello, quando si parla di corsi di falegnameria e... Aspettate, lo sapete qual è il colmo per una ragazza muta? Essere iscritta al laboratorio di conversazione e dialettica. Giuro. Sciocchezze a parte, affronta un tema importante, ma senza abbastanza coraggio; ha dialoghi a volte interessanti, raramente sdolcinati, ma è come se fossero pronunciati da attori non adatti alla parte. In generale, meglio quando Josh e Nastya non parlano. Comunicano più così, guardandosi, che con mille parole di troppo. L'intensità delle riflessioni non rispecchia, purtroppo, quella dei discorsi diretti e una dimensione più intimista, assennata, cupa avrebbe giovato. Poteva essere più cattivo o più dolce, ma è una via di mezzo dall'incarnato pallidiccio, con la sua ironia massiccia, il linguaggio colorito e le svolte faciloni dell'epilogo. In generale, non dispiace. Nel dettaglio, è assolutamente dispersivo. Succede tutto nelle ultime sessanta pagine, quando ne aveva altre quattrocento a disposizione: comunque, davvero troppe per una storia così. A Hopeless la palma di new adult più convincente, al momento; alla Millay, nonostante le stelline possano ingannarvi, quella del più monotono, ma non quella del più brutto. La Glines non si batte. Tagli spietati di lunghi capitoli e interi personaggi - dalla regia mi suggeriscono che gli editor a quello servono - avrebbero focalizzato l'attenzione del lettore sui punti giusti. Non mi ha preso sin dall'inizio, ma pensavo non ci fosse semplicemente fretta di arrivare alla meta. Ma la meta poi qual è? La meta c'era? E pensavo che Libraccio mi avesse consegnato il volume sbagliato, nascosto sotto la sovraccoperta corretta. Peccato si trattasse di un'edizione in brossura... Il mio voto: ★★½ Il mio consiglio musicale: No Doubt – Don't Speak

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