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Recensione - Il Vangelo di Giuda di Simon Mawer

Creato il 19 marzo 2010 da Luca Filippi

Recensione - Il Vangelo di Giuda di Simon Mawer

Un thriller mistico, un religioso diviso tra fede e ragione, tra la mortificazione della carne e la scoperta di una passione rovinosa Simon Mawer con il suo romanzo “Il Vangelo di Giuda” (Il Saggiatore, trad. MB Piccioli) costruisce una vicenda che si snoda tra passato e presente, strisciando per i più oscuri meandri della fede. Leo Newman è un prete, esperto in papirologia, ma prima di tutto è un uomo. E sebbene all'inizio la sua figura sia avvolta nel mistero, attraverso dolorosi flashback emerge una storia terribile, che affonda le sue radici nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Nel passato di Leo, una madre ambigua e pervasa da un misticismo quasi grottesco, una donna ferita nel profondo e che riversa i suoi tormenti sul figlio. Nel presente di Leo, l'incontro con una coppia di diplomatici inglesi presso la curia pontificia. E, soprattutto, il folgorante incontro con lei: Madeleine, moglie e madre, creatura fragile che oscilla tra il perbenismo borghese e una languida inquitudine. A complicare le cose il ritrovamento di un frammento nel Mar Morto; un papiro antichissimo scritto nella koinè, l'elegante scrittura classica del I secolo dopo Cristo. Leo viene chiamato a far parte dell'equipe che dovrà decifrare il manoscritto, trovato in ottimo stato di conservazione. Per il protagonista è una vera e propria discesa negli Inferi. Si trova di fronte il Vangelo di Giuda, l'apostolo traditore, che afferma di aver visto il corpo corrotto di Cristo, mettendo così in discussione il cardine della dottrina di Santa Romana Chiesa. Il romanzo prosegue tra colpi di scena e ribaltamenti, fino all'apostasia di Leo e una improvvisa deflagrazione che distruggerà il manoscritto e il dubbio che questo porta con sé. Un thriller ben costruito, credo ormai fuori catalogo, per cui non è difficile che venga trovato, come è stato per me, tra i libri a 1 euro. Vi lascio l'incipit: «Mi benedica padre, perché ho peccato.» Una struttura curiosa, il confessionale. Una via di mezzo tra un guardaroba e un inginocchiatoio, un pezzo d'arredamento in legno verniciato, forse l'unico a non aver mai destato l'interesse dei collezionisti. Non si entra in una lussuosa abitazione moderna, per esempio a Islington, per trovarvi un confessionale in corridoio...

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