L'uomo sta di nuovo tentando l'ennesimo abuso edilizio a discapito della natura: stavolta la vittima è l'Antartide e soltanto Norm, l'orso polare del Nord, potrà sventare tale catastrofe.
Norm è un giovane orso polare che non sa fare il cacciatore. Però, così come suo nonno prima di lui, ha un dono che gli permette di parlare con gli umani, che lo capiscono, senza eccessiva meraviglia. Tra giornate trascorse a soddisfare gli umani che raggiungono l'Artide per una visita turistica, Norm un giorno nota Vera, direttrice del marketing che lavora per Mr Greene, un agente immobiliare senza scrupoli deciso a riempire la terra polare di case futuristiche per turisti. A Vera viene dato il compito di girare uno spot pubblicitario accattivante, che possa convincere il popolo americano a effettuare l'acquisto della vita, distruggendo però le incontaminate terre abitate da Norm e dalla sua famiglia. L'orso decide quindi di imbarcarsi verso New York per un confronto diretto con Mr. Greene, fingendosi un attore con indosso un costume da orso polare.
Norm of the North
Senza addentrarci eccessivamente nella trama, che ci mette dinanzi a dei puzzle risolvibili da qualsiasi bambino al di sotto degli otto anni, fascia d'età cui è rivolto il film, le problematiche principali che si riscontrano ne Il Viaggio di Norm sono rappresentate dal concept e dagli elementi proposti a condimento del nostro menù. Ci ritroviamo dinanzi a un mash up delle formule vincenti dell'animazione degli ultimi anni, partendo dalle tematiche de L'Era Glaciale, con un chiaro balzo nel tempo fino ai giorni nostri, fino alla presenza dello stereotipato animale a mo' di batuffolo e adibito al ruolo di parodistica maschera: come accaduto in Cattivissimo Me negli iconici Minion e così come accaduto in Madagascar con gli altrettanto famosi Pinguini, anche nel film diretto da Trevor Wall ritroviamo i tre lemmings, che rappresentano il cardine e fulcro della comicità offerta dal film d'animazione. Oltre che l'unico spunto veramente interessante dell'intera sceneggiatura, altrimenti relegata a espedienti poco convincenti sia in fase di dialogo che di risoluzione degli enigmi e dei punti focali di scioglimento della trama stessa.
Lo stesso rapporto uomo-animale risulta essere eccessivamente riciclato: l'animazione ha avuto maestri ben più esperti in tale settore e successi ben più eclatanti nel passato remoto e recente, senza dover scomodare necessariamente lo Studio Ghibli o la Walt Disney Pictures; ritrovarsi quindi dinanzi a un esperimento di tale portata da parte di Notorius non può soddisfarci: Norm, l'orso del Nord, è un arrogante orso pronto a vincere la metropoli americana senza timore alcuno, nonostante una vita da eremita nell'Artide. C'è solo sfacciataggine e non c'è nessuna ricostruzione di quello che potrebbe essere un momento topico della narrazione nel confrontare il paffuto orso con lo scheletrico Mr. Greene, antagonista di turno, immobiliarista senza scrupoli ambientali e con il solo hobby del denaro e dello yoga.
Arrivando a contestare, invece, l'animazione vera e propria è deludente notare e sottolineare i movimenti di Norm e di tutti gli altri elementi in gioco: tutti si muovono in maniera scoordinata, quasi meccanica, a partire dal magrissimo Mr. Greene. Il nostro antagonista, per esempio, non riesce a gestire il proprio corpo in maniera armonica, chiaramente per colpa dell'iperbolica necessità di esaltare gesti schizofrenici, così come le movenze di Norm, che quando si ritrova a correre o a ballare, cosa che fa sovente, risulta meccanico e per niente vicino a un orso. Il paragone con altri orsi dell'animazione è facile e immediato, basti pensare a Baloo de Il Libro della Giungla o lo stesso Little John in Robin Hood, entrambi disegnati a mano più di quarant'anni fa e che davano una sensazione molto più aulica e funzionale rispetto a quanto fatto da Norm in questa sua battaglia a difesa dell'Artide. Gli stessi fondali risultano poco curati, per una città stereotipata e che dà un segno di approssimazione in tutti i suoi dettagli, quasi sbrigativi.
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