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Recensione: Il weekend di Peter Cameron

Creato il 10 aprile 2013 da Girasonia76

Recensione: Il weekend di Peter Cameron
Recensione: Il weekend di Peter Cameron Trama John e Marian, coppia di facoltosi quarantenni, attendono nella loro villa di campagna l'arrivo di Lyle, critico d'arte di New York, nell'anniversario della morte di Tony, fratello di John e compagno di Lyle per nove anni. Quest'ultimo si presenta però insieme a Robert, ventiquattrenne pittore di origini indiane: circostanza fatalmente destinata a trasformare il placido soggiorno che i tre avevano programmato in una sequenza di momenti imbarazzanti e carichi di tensione. Ma se l'ansiosa Marian sem­bra essere l'unica ad accorgersene e John si chiude in un laconico riserbo, Lyle fa di tutto per apparire disinvolto. Il suo ultimo libro, in cui descrive la pittura contemporanea come «un'arte moribonda», ha avuto un successo di pubblico inaspettato, e grazie all’adorazione del giovane Robert si è di nuovo attaccato «alla speranza, al­l’at­tesa, al­l’idea che la sua vita stia per cambiare». Eppure, come Lyle imparerà a proprie spese, «lo scorrere dei giorni leviga il dolore ma non lo consuma: quello che il tempo si porta via è andato, e poi si resta con un qualcosa di freddo e duro, un souvenir che non si perde mai». È infatti nelle situazioni più ordinarie – una cena in giardino, una nuotata nel fiume accanto alla casa – che l'assen­za di Tony si fa insopportabile, costringendo i tre amici a sollevare il velo di falsa naturalezza che maschera ansie ine­spresse e antichi dolori. Anche in questo romanzo avvolgente Cameron si mostra come pochi capace di dosare satira e introspezione, per condurci fino a quel luogo della coscienza dove si celano le domande più dure, sull’im­possibilità di conoscere una persona come sulla incerta base dei rapporti sociali.
Recensione: Il weekend di Peter Cameron L'autore: Peter Cameron è uno scrittore statunitense. Adelphi ha pubblicato Quella sera dorata, Un giorno questo dolore ti sarà utile, Paura della matematica e Coral Glynn. Il weekend è apparso per la prima volta nel 1994. Sito dell'autore: http://www.peter-cameron.com/
Recensione Quando ho finito di leggere Il weekend ero un po' delusa (ma non totalmente) e un po' confusa. Possibile che  proprio Cameron avesse spento l'interruttore del mio entusiasmo per scrivere un romanzo così poco incisivo e profondo? Un romanzo così breve, tra l'altro, da farmi chiedere costantemente: e il resto dov'è? Presa dall'ondata di quella che pensavo sarebbe diventata, a distanza di qualche ora, una forte delusione, vado su aNobii, registro la mia lettura e le mollo tre stelline. Uno di quei voti non del tutto negativi ma irreparabilmente tiepidi e insipidi, uno di quei voti che concedo a quelle letture che sì, mi sono piaciute, ma che resteranno sempre  nel limbo dei libri senza infamia e senza lode.  Intanto passano le ore e l'eco de Il weekend comincia a farsi sentire. I suoi personaggi ritornano insieme ai loro silenzi, le loro frasi non dette sembrano quasi urlare nella mia testa. Inizio ad avvertire la loro solitudine, la difficoltà del vivere, la necessità di elaborare il lutto attraverso tutte le sue fasi. Lyle, Robert, Marian e John si presentano nella mia mente coi loro nomi (io che solitamente dimentico i nomi di persone e personaggi dopo dieci minuti che si sono allontanati dalla mia vista) e coi loro tratti, con le loro ferite e le loro insicurezze. Li ritrovo tutti dentro di me e accanto a me: li riconosco, li capisco, li accetto. Eppure durante la lettura mi erano sembrati degli estranei che volevano rimanere tali. Non mi avevano permesso di andare a fondo nella loro conoscenza: i loro scarni dialoghi volevano tenermi fuori dalla loro vita, il loro passato restava segreto appannaggio di pochi eletti, i loro desideri non erano degni di essere espressi davanti a una lettrice come me. E poi, come per magia, paf!, tutta la loro essenza, tutto il non detto è esploso dopo che il libro è stato chiuso e riposto nello scaffale. Potere della narrativa.  Ecco perché oggi posso parlare del romanzo senza più nessuna delusione o confusione. A distanza di un giorno dalla fine della lettura, il romanzo si è riscattato e ha acquistato valore e consistenza (oltre a una stellina in più, che ho prontamente aggiunto in aNobii!). Il romanzo è molto breve ed è quasi interamente costruito su dialoghi serrati che gli conferiscono un ritmo teatrale. Pochi i personaggi in scena, ma tutti col ruolo di comprimari. John e Marian, due coniugi che nell'ultimo anno hanno dovuto affrontare la perdita di un familiare, il fratello di John, e la depressione di Marian con annessi tentativi di suicidio. Lyle e Robert, due uomini che hanno iniziato a frequentarsi da poco: Lyle sta cercando di riprendersi dal lutto - era fidanzato col fratello di John; Robert è entrato nella vita di Lyle in punta di piedi e ancora non ha trovato la sua giusta collocazione. Infine c'è l'italiana Laura e la figlia Nina, due comparse ma il cui ruolo sembra essere essenziale come quello dei protagonisti.  Sei personaggi in cerca di amore, sarei tentata di dire.  Sei personaggi che vivono il presente con solitudine, nonostante non siano soli, che si trascinano dietro il peso delle perdite del passato, che sono alla ricerca di qualcosa cui non sanno dare un nome. Il loro approccio alla vita è disilluso, realistico, senza nessuna speranza. Nella narrazione che copre l'arco di due soli giorni, Cameron riesce a farci sentire il peso dell'esistenza, la voglia di trovarvi un senso, l'incapacità a saperlo riconoscere.  Se non avessi avuto la certezza che questo è uno dei primi romanzi scritti e pubblicati da Cameron, avrei pensato che l'autore fosse ormai diventato vecchio. Troppo vecchio per illudersi, per sognare, per vivere con gioia. Troppo vecchio per credere che la vita possa cambiare. Insomma, avrei potuto pensare che da questo in poi, i suoi romanzi sarebbero stati caratterizzati da disillusione e amarezza. Il che non toglie comunque valore e profonda bellezza a ciò che scrive: lo stile è così elegante che è un piacere perdersi nella lettura; l'ambientazione è così perfettamente dettagliata che non ci si può astrarre ma vi si resta piacevolmente immersi, e quelle emozioni che, anche se non immediatamente, risuoneranno dentro di noi sono così vive e riconoscibili che non si può far a meno di ritenerle vere.
E invece l'autore era ancora giovane - non che ora sia vecchio, o almeno non lo è secondo i miei criteri di classificazione delle persone per età :). In realtà è come se ne Il weekend ci sia già quell'autore che abbiamo conosciuto, apprezzato e amato nei romanzi successivi, ma sia una presenza più in potenza che in atto: qui sono gettate le basi sui cui poi costruirà la sua produzione narrativa. I temi qui introdotti ricorreranno nelle sue opere successive, ma non hanno ancora abbastanza spazio e parole: solitudine, malinconia, senso di insoddisfazione o di vuoto, ricerca di se stessi. E anche le modalità sono le stesse che incontreremo in Quella sera dorata, Un giorno questo dolore ti sarà utile e Coral Glynn. Qui c'è un Cameron agli albori che già dimostra la sua capacità di introspezione e narrazione.
Assolutamente da leggere, se amate Cameron. Se ancora non lo conoscete, vi consiglio di leggere prima i suoi romanzi più famosi e poi dedicarvi a Il weekend, così facendo potrete apprezzarlo maggiormente.

Titolo: Il weekend
Titolo originale: The Weekend Autore: Peter Cameron
Traduttore: Giuseppina Oneto Editore: Adelphi Pagine: 177 Isbn: 9788845927768 Prezzo: €16,00
Valutazione: 4 stelline Data di pubblicazione: 20 Marzo 2013




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