Può
avere un cuore una testa pensante?
Si. Può.
Titolo:
Equazione di un amore
Autrice:
Simona Sparaco
Editore:
Giunti
Numero
di pagine: 352
Prezzo:
€ 18,00
Data di pubblicazione: 9 Marzo 2016
Sinossi:
Singapore
è una bolla luminosa a misura di gente privilegiata e Lea, che non
indossa nemmeno un gioiello, ha lasciato Roma per vivere lì. Ha
sposato un avvocato di successo che nel tempio finanziario del
consumo ha trovato le sue soddisfazioni. Anche se a tratti è punta
da una nota di malinconia, la ragione le dice che non avrebbe potuto
fare scelta migliore: Vittorio è affidabile, ambizioso, accudente. È
un uomo che prende le cose di petto e aggiusta quello che non va;
come quando ha raccolto lei, sotto la pioggia, un pomeriggio
londinese di tanti anni prima. Al cuore di Lea invece basta
pochissimo per confondersi: l’immagine di un ragazzino introverso,
curvo su una scrivania a darle ripetizioni di matematica. Si chiama
Giacomo e Lea non ha mai smesso di pensare a lui. L’alunno più
brillante, il professore più corteggiato, l’amante passionale,
l’uomo codardo. Lea sa bene che deve stargli lontano, perché
Giacomo può farle male: c’è un’ombra in lui, qualcosa che le
sfugge, ma che lentamente lo divora. Quando una piccola casa editrice
accoglie il romanzo che ha scritto, Lea è costretta a tornare a
Roma, e ogni proposito crolla. Il passato con tutta la sua prepotenza
li travolge ancora una volta, con maggior violenza e pericolo.
Secondo i principi della fisica che Giacomo le ha insegnato, nulla
può separare due particelle quantiche una volta che sono entrate in
contatto. Saranno legate per sempre, anche se procedono su strade
diverse, lontane e imprevedibili.
La recensione
“La
tua mente è un ingranaggio perfetto.” Lui sorrise.
“Tutt'altro.
Alle volte mi sento come questo scarabocchio” e indicò una specie
di conchiglia ai margini del foglio. “Invece sei così.” Lea
aveva tolto il tappo a un UniPosca azzurro e disegnato un cerchio
perfetto, senza sbavature.
Un
aereo che prende quota, una ragazza che cammina avanti mentre si
guarda indietro, un cielo di nuvole azzurre e rosa. Quell'aereo l'ha
portata lontano, ma lei è una di
quelle che afferrano le mani del vicino di posto alla minima turbolenza
e che scoppiano in un applauso se l'atterraggio è perfetto. Spera di
chiudere gli occhi, a bordo, e
svegliarsi dall'altra parte del mondo. Quella ragazza che viaggia, un
po' qui e un po' lì, si chiama Lea, va verso i quaranta e cinque
anni prima, finalmente, si è fermata. Cresciuta a Roma, è scappata
a Londra e, a Piccadilly Circus, studentessa di cinema sotto la
pioggia, è stata raccolta da uno sconosciuto che le ha promesso
fedeltà eterna, tutta la costanza possibile e Singapore. Città
giardino, metropoli futurista, in cui prendersi cura di un corpo
magrissimo e lasciarsi andare a Vittorio. Il cuore è altrove però,
irraggiungibile: promesso, vent'anni prima, a un altro così diverso
da quel partner accomodante, indaffarato, banchiere. Marito e moglie
provano ad avere un erede e Lea, intanto, scrive di dittatori
benevoli, italiane all'estero, scelte a confine. Nel mentre, si
rivede adolescente: una bambina che non si è mai ripresa da un primo
amore che, purtroppo, non si scorda mai per davvero. Le novità
viaggiano più in fretta degli spermatozoi di Vittorio, che forse son
pigri: la buona notizia della pubblicazione, a cura di una piccola
realtà editoriale, precede il mancato arrivo del bambino desiderato.
Lea vola, così, seguendo la rotta inversa: torna dove tutto è
iniziato – e dove, in fondo, non ha mai avuto fine. Volevo leggere
Simona Sparaco dai tempi dell'esordio, io che per la nostra narrativa
ho sempre avuto un debole. Simona affrontava situazioni forti, di
petto; parlava di coppie scoppiate, famiglie a pezzi, terre esotiche.
Complice l'attenta promozione al suo ultimo romanzo, è da Equazione
di un amore che parto. Quello che meno mi ispirava, son sincero.
In quelli che lo avevano preceduto, infatti, temi nelle mie corde: in
uno la tragedia di una gravidanza a rischio, nell'altro la
riconciliazione con un padre zingaro e in questo, scritto al presente
e al passato, l'amore senza giri di parole e senza imbrogli. L'amore
al centro, sin dal titolo: prendere o lasciare? Mi avvicino alla
storia di Lea, perciò, con il dubbio. La Sparaco la avevo immaginata
diversa, non so neanch'io più come, ma mi colpisce: bastano poche
pagine appena. Uno stile denso e poco aforistico, una conoscenza
approfondita di costumi e riti, personaggi appassionati. Lea, reduce
da una relazione autodistruttiva, in pace con se stessa, fa ritorno
per due mesi a Roma con un manoscritto da correggere: il viaggio
estenuante e gli angoli segreti della sua infanzia le portano alla
mente Giacomo. Lei era una frana con i numeri e lui, di cinque anni più grande, era una frana con le persone.
Tutte le strade portano a Roma, e quant'è piccolo il mondo? Perché
è Giacomo, lo stesso ragazzo che l'ha fatta innamorare prima tra i
banchi di scuola e poi nel suo covo bohémien, che si occuperà di
fare dell'opera prima di Lea un best-seller.
Il comunista in erba
dagli ideali utopistici, il ventenne con le smanie da filosofo e la
barba sfatta che sonnecchiava su un'isola greca, è passato dalla
matematica alla letteratura. Coltiva il sogno di un altro. Resta colto, ipercritico, saccente, e ha in pugno una penna rossa per
correggere le sviste, i refusi e, sotto sotto, parlare di loro due.
Di cosa hanno combinato e di cosa, volendo, avrebbero potuto
combinare. Scrivendo ai margini della parziale autobiografia di Lea
quello che, tra gli anni Novanta e il nuovo millennio, il ginnasio e gli
anni da matricola, si sono fatti. Tardi, allora, per dirsi
l'essenziale e, magari, “scusa”? Equazione di un amore parla
di due vecchi amanti che insieme stanno da cani e soli peggio ancora.
Si rivedono e sentono che la loro storia irrisolta è un arto
fantasma che, quando piove, torna a pizzicare. Nonostante
abbia difficoltà a rapportarmi con le equazioni tanto quanto con i
romanzi sentimentali – quelli che non prevedono crossover o
appigli, dico: quelli sugli amori normali, quotidiani, nudi e crudi
-, il romanzo di Simona Sparaco mi è piaciuto molto e solo alla
fine ho titubato. Un prefinale convincente, che in realtà pensavo e
desideravo fosse il finale vero e proprio, e cinquanta pagine che
avanzavano. Cosa c'è lì, Simona? Ci sono stati lo sconcerto e un
pizzico di delusione: io che vedo e provvedo, io che ho il pallino
del blues più struggente, per la prima volta o quasi mi sono mi sono
sentito preso alla sprovvista. Colpo di scena. Un'ultima tappa in cui
la magia dell'oriente non risparmia neanche il viandante, romantiche
sincronie, superstizioni affascinanti, cenni alla metempsicosi.
Discorsi che valgono anche per una expat? E per la prima volta o
quasi mi sono rivisto in un lato del triangolo: quel Giacomo al
vertice che è chiuso a riccio e tanto fa penare la devota Lea. Più
per gli aculei e gli hobby – fa il lavoro che vorrei, è moro e
spettinato, ha un mondo segreto – , in realtà, che per la gente
che abbiamo fatto piangere. Ma stiamo bene per conto nostro – e non
è una scusa per darsi alla pazza gioia, ma un'autentica esigenza alla
solitudine, un'inclinazione alla malinconia che è più forte degli
obblighi del vivere sociale – e se qualcuno ci prova, a
riscaldarci, a trovare un pertugio nell'armatura, fa fatica sprecata.
Lea, a un certo punto, leggendo una fiaba, racconta di una giraffa che si è innamorata del sole e, come
un Icaro romantico e donna, si brucia le antenne. Simona, che le dà
man forte senza tralasciare, però, l'umanità di un marito un po' noioso e
i moventi di un amante ostinato, ribatte che il cuore - l'unico
organo che ha bisogno di una guaina, il pericardio, perché troppo
esposto – non è come la coda delle lucertole. Se squarciato per
dispetto, non ricresce mica. Ho
confuse reminescenze di chimica: gli esercizi per bilanciare gli elettroni, ad esempio. Come si procedeva non lo so, ma
in sintassi accade qualcosa di simile con i verbi, spostandomi in un
ambito in cui posso mettermi più comodo: all'esame di Linguistica
Generale mi hanno chiesto, infatti, una cosa che si chiama “valenza”. Ci
sono verbi che hanno bisogno di un solo argomento – i monovalenti:
sarà facile intuire, dunque, cosa siano i bivalenti, i trivalenti e
così via – e atomi, nelle scienze, che hanno la capacità di
combinarsi con altri atomi guadagnando o perdendo elettroni. Un atomo
di idrogeno e uno di ossigeno, insieme, costituiscono la formula
dell'acqua. L'amore, invece, è un verbo bivalente; transitivo. La calorosa Lea e lo
sfuggente Giacomo, insieme, rappresentano le
intricate parentesi da risolvere, in Equazione di un amore.
I sentimenti, come la matematica, non sono cosa per tutti. Come i numeri sono infiniti, misteriosi, universali. Se qualcuno ti
si siede accanto e te li spiega, e non ti inganna né ti rimprovera,
proprio come la maestra Sparaco fa,
passa d'un tratto la paura di sbagliar(si)e.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Ivano Fossati – Carte da decifrare