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Recensione in anteprima: Equazione di un amore, di Simona Sparaco

Creato il 09 marzo 2016 da Mik_94
Può avere un cuore una testa pensante?  Si. Può.
Recensione in anteprima: Equazione di un amore, di Simona Sparaco Titolo: Equazione di un amore Autrice: Simona Sparaco Editore: Giunti Numero di pagine: 352 Prezzo: € 18,00 Data di pubblicazione: 9 Marzo 2016 Sinossi: Singapore è una bolla luminosa a misura di gente privilegiata e Lea, che non indossa nemmeno un gioiello, ha lasciato Roma per vivere lì. Ha sposato un avvocato di successo che nel tempio finanziario del consumo ha trovato le sue soddisfazioni. Anche se a tratti è punta da una nota di malinconia, la ragione le dice che non avrebbe potuto fare scelta migliore: Vittorio è affidabile, ambizioso, accudente. È un uomo che prende le cose di petto e aggiusta quello che non va; come quando ha raccolto lei, sotto la pioggia, un pomeriggio londinese di tanti anni prima. Al cuore di Lea invece basta pochissimo per confondersi: l’immagine di un ragazzino introverso, curvo su una scrivania a darle ripetizioni di matematica. Si chiama Giacomo e Lea non ha mai smesso di pensare a lui. L’alunno più brillante, il professore più corteggiato, l’amante passionale, l’uomo codardo. Lea sa bene che deve stargli lontano, perché Giacomo può farle male: c’è un’ombra in lui, qualcosa che le sfugge, ma che lentamente lo divora. Quando una piccola casa editrice accoglie il romanzo che ha scritto, Lea è costretta a tornare a Roma, e ogni proposito crolla. Il passato con tutta la sua prepotenza li travolge ancora una volta, con maggior violenza e pericolo. Secondo i principi della fisica che Giacomo le ha insegnato, nulla può separare due particelle quantiche una volta che sono entrate in contatto. Saranno legate per sempre, anche se procedono su strade diverse, lontane e imprevedibili.                                                  La recensione Recensione in anteprima: Equazione di un amore, di Simona Sparaco La tua mente è un ingranaggio perfetto.” Lui sorrise. “Tutt'altro. Alle volte mi sento come questo scarabocchio” e indicò una specie di conchiglia ai margini del foglio. “Invece sei così.” Lea aveva tolto il tappo a un UniPosca azzurro e disegnato un cerchio perfetto, senza sbavature. Un aereo che prende quota, una ragazza che cammina avanti mentre si guarda indietro, un cielo di nuvole azzurre e rosa. Quell'aereo l'ha portata lontano, ma lei è una di quelle che afferrano le mani del vicino di posto alla minima turbolenza e che scoppiano in un applauso se l'atterraggio è perfetto. Spera di chiudere gli occhi, a bordo, e svegliarsi dall'altra parte del mondo. Quella ragazza che viaggia, un po' qui e un po' lì, si chiama Lea, va verso i quaranta e cinque anni prima, finalmente, si è fermata. Cresciuta a Roma, è scappata a Londra e, a Piccadilly Circus, studentessa di cinema sotto la pioggia, è stata raccolta da uno sconosciuto che le ha promesso fedeltà eterna, tutta la costanza possibile e Singapore. Città giardino, metropoli futurista, in cui prendersi cura di un corpo magrissimo e lasciarsi andare a Vittorio. Il cuore è altrove però, irraggiungibile: promesso, vent'anni prima, a un altro così diverso da quel partner accomodante, indaffarato, banchiere. Marito e moglie provano ad avere un erede e Lea, intanto, scrive di dittatori benevoli, italiane all'estero, scelte a confine. Nel mentre, si rivede adolescente: una bambina che non si è mai ripresa da un primo amore che, purtroppo, non si scorda mai per davvero. Le novità viaggiano più in fretta degli spermatozoi di Vittorio, che forse son pigri: la buona notizia della pubblicazione, a cura di una piccola realtà editoriale, precede il mancato arrivo del bambino desiderato. Lea vola, così, seguendo la rotta inversa: torna dove tutto è iniziato – e dove, in fondo, non ha mai avuto fine. Volevo leggere Simona Sparaco dai tempi dell'esordio, io che per la nostra narrativa ho sempre avuto un debole. Simona affrontava situazioni forti, di petto; parlava di coppie scoppiate, famiglie a pezzi, terre esotiche. Complice l'attenta promozione al suo ultimo romanzo, è da Equazione di un amore che parto. Quello che meno mi ispirava, son sincero. In quelli che lo avevano preceduto, infatti, temi nelle mie corde: in uno la tragedia di una gravidanza a rischio, nell'altro la riconciliazione con un padre zingaro e in questo, scritto al presente e al passato, l'amore senza giri di parole e senza imbrogli. L'amore al centro, sin dal titolo: prendere o lasciare? Mi avvicino alla storia di Lea, perciò, con il dubbio. La Sparaco la avevo immaginata diversa, non so neanch'io più come, ma mi colpisce: bastano poche pagine appena. Uno stile denso e poco aforistico, una conoscenza approfondita di costumi e riti, personaggi appassionati. Lea, reduce da una relazione autodistruttiva, in pace con se stessa, fa ritorno per due mesi a Roma con un manoscritto da correggere: il viaggio estenuante e gli angoli segreti della sua infanzia le portano alla mente Giacomo. Lei era una frana con i numeri e lui, di cinque anni più grande, era una frana con le persone. Tutte le strade portano a Roma, e quant'è piccolo il mondo? Perché è Giacomo, lo stesso ragazzo che l'ha fatta innamorare prima tra i banchi di scuola e poi nel suo covo bohémien, che si occuperà di fare dell'opera prima di Lea un best-seller.  Recensione in anteprima: Equazione di un amore, di Simona Sparaco Il comunista in erba dagli ideali utopistici, il ventenne con le smanie da filosofo e la barba sfatta che sonnecchiava su un'isola greca, è passato dalla matematica alla letteratura. Coltiva il sogno di un altro. Resta colto, ipercritico, saccente, e ha in pugno una penna rossa per correggere le sviste, i refusi e, sotto sotto, parlare di loro due. Di cosa hanno combinato e di cosa, volendo, avrebbero potuto combinare. Scrivendo ai margini della parziale autobiografia di Lea quello che, tra gli anni Novanta e il nuovo millennio, il ginnasio e gli anni da matricola, si sono fatti. Tardi, allora, per dirsi l'essenziale e, magari,  “scusa”? Equazione di un amore parla di due vecchi amanti che insieme stanno da cani e soli peggio ancora. Si rivedono e sentono che la loro storia irrisolta è un arto fantasma che, quando piove, torna a pizzicare. Nonostante abbia difficoltà a rapportarmi con le equazioni tanto quanto con i romanzi sentimentali – quelli che non prevedono crossover o appigli, dico: quelli sugli amori normali, quotidiani, nudi e crudi -, il romanzo di Simona Sparaco mi è piaciuto molto e solo alla fine ho titubato. Un prefinale convincente, che in realtà pensavo e desideravo fosse il finale vero e proprio, e cinquanta pagine che avanzavano. Cosa c'è lì, Simona? Ci sono stati lo sconcerto e un pizzico di delusione: io che vedo e provvedo, io che ho il pallino del blues più struggente, per la prima volta o quasi mi sono mi sono sentito preso alla sprovvista. Colpo di scena. Un'ultima tappa in cui la magia dell'oriente non risparmia neanche il viandante, romantiche sincronie, superstizioni affascinanti, cenni alla metempsicosi.  Recensione in anteprima: Equazione di un amore, di Simona Sparaco Discorsi che valgono anche per una expat? E per la prima volta o quasi mi sono rivisto in un lato del triangolo: quel Giacomo al vertice che è chiuso a riccio e tanto fa penare la devota Lea. Più per gli aculei e gli hobby – fa il lavoro che vorrei, è moro e spettinato, ha un mondo segreto – , in realtà, che per la gente che abbiamo fatto piangere. Ma stiamo bene per conto nostro – e non è una scusa per darsi alla pazza gioia, ma un'autentica esigenza alla solitudine, un'inclinazione alla malinconia che è più forte degli obblighi del vivere sociale – e se qualcuno ci prova, a riscaldarci, a trovare un pertugio nell'armatura, fa fatica sprecata. Lea, a un certo punto, leggendo una fiaba, racconta di una giraffa che si è innamorata del sole e, come un Icaro romantico e donna, si brucia le antenne. Simona, che le dà man forte senza tralasciare, però, l'umanità di un marito un po' noioso e i moventi di un amante ostinato, ribatte che il cuore - l'unico organo che ha bisogno di una guaina, il pericardio, perché troppo esposto – non è come la coda delle lucertole. Se squarciato per dispetto, non ricresce mica. Ho confuse reminescenze di chimica: gli esercizi per bilanciare gli elettroni, ad esempio. Come si procedeva non lo so, ma in sintassi accade qualcosa di simile con i verbi, spostandomi in un ambito in cui posso mettermi più comodo: all'esame di Linguistica Generale mi hanno chiesto, infatti, una cosa che si chiama “valenza”. Ci sono verbi che hanno bisogno di un solo argomento – i monovalenti: sarà facile intuire, dunque, cosa siano i bivalenti, i trivalenti e così via – e atomi, nelle scienze, che hanno la capacità di combinarsi con altri atomi guadagnando o perdendo elettroni. Un atomo di idrogeno e uno di ossigeno, insieme, costituiscono la formula dell'acqua. L'amore, invece, è un verbo bivalente; transitivo. La calorosa Lea e lo sfuggente Giacomo, insieme, rappresentano le intricate parentesi da risolvere, in Equazione di un amore. I sentimenti, come la matematica, non sono cosa per tutti. Come i numeri sono infiniti, misteriosi, universali. Se qualcuno ti si siede accanto e te li spiega, e non ti inganna né ti rimprovera, proprio come la maestra Sparaco fa, passa d'un tratto la paura di sbagliar(si)e. Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Ivano Fossati – Carte da decifrare

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