Ida sarà nei cinema da giovedì 13 marzo. Ripubblico la recensione scritta dopo la proiezione del film lo scorso novembre al Torino Festival.Ida, regia di Pawel Pawilowski. Con Agata Kulesza, Agata Trebuchowska, Dawid Ogrodnik. Torino Festival, sezione Festa Mobile.
Arriva fuori concorso a Torino il film che ha trionfato e convinto tutti al London Festival, il polacco Ida. Austero bianco e nero per raccontare di due donne nella Polonia primi ’60, una ragazza che sta per farsi suora e che scopre le sue origini ebraiche, e la zia che la condurrà nei gironi infernali del passato di famiglia. Film che è una perfetta macchina da festival, e che solo nell’ultima parte perde compattezza. Voto tra il 7 e l’8
Una implacabile macchina da festival. Difatti il polacco Ida ha vino il mese scorso il London Film Festival, e qui tutti (molti) a dire, peccato non sia in concorso, ché se li papperebbe tutti. Per capirci, Ida è in bianco e nero e in formato 4:3, come tanta roba che si vedeva nei gloriosi anni Sessanta ai Cineforum. E nei primissimi Sessanta è difatti ambientato, in una Polonia plumbea e innevata come si conviene a un film polacco autoriale, e naturalmente c’entra la Shoah. Però. Però liquidarlo solo come un film da festival – cosa che, intendiamoci, è pienamente – sarebbe un attimo riduttivo e pure ingiusto. Questo film è di più. Prende quel genere, quella convenzione, per immettervi nuove inquietudini, nuove crepe, per forzarne la forma (e i contenuti), portare quei caratteri al limite e al punto di rottura. Si racconta di Olocausto, ma del lascito psicologico sui sopravvissuti, e anche sui carnefici, e su coloro che né collaborarono né si attivarono per salvare. La zona grigia. È una ricerca sul passato, è una resa dei conti. Dove Male e Bene si possono confondere, dove il giusto può rovesciarsi di colpo nel suo contrario. Due donne si ritrovano nel 1960, e insieme scaveranno nel loro comune passato. Come le due donne – l’aguzzina di un lager e la sua vittima – che si ritrovano per caso su una nave in un film polacco anni Sessanta sicuro riferimento di questo, La passeggera di Andrzej Munk. Come si intravedono, in Ida, l’influenza e l’ombra di altri Shoah-movies centro-europei di quel decennio, magnifici, potenti, squassanti, anche se oggi dimenticati, come il cecoslovacco Il negozio al corso. Ida sta per prendere i voti in convento, poche settimane prima di quel passaggio fondamentale la superiora le consiglia di fare visita all’unica parente che le sia rimasta, una zia. Ida è perplessa, quella zia non è mai venuta a trovarla, né lei l’ha mai voluta conoscerla. Sembra l’inizio di Viridiana di Buñuel, anche lei novizia alle soglie dei voti, anche lei consigliata dalla madre superiora di far visita a un parente, in questo caso uno zio. Esattamente come in Viridiana, anche in Ida (sarà una volontaria citazione da parte del regista Pawilowski?) a causa di quell’incontro e dopo quell’incontro niente sarà più come prima, e la vita prenderà un’altra direzione. La zia, di nome Wanda, bella donna anche se rovinata da molto alcol e segnata da promiscuità sessuali, a quella nipote vestita da suorina che le si presenta alla porta rivela subito brusca ‘ecco qua, una suora ebrea’, rivelando alla basita Ida che loro sono di famiglia israelita, che solo lei si è salvata perché affidata bambina a un prete, che madre e padre sono stati ammazzati. Ecco, già questo è un gran coup de théatre. Quel che segue è la ricerca da parte della strana coppia femminil-parentale – la zia che di mestiere fa la giudice (anche se l’hanno degradata per via del troppo bere) e fa parte della nomenklatura comunista, e la timida nipote sempre con il crocefisso in mano – di quel che è stato. I genitore di Ida erano stati protetti e nascosti da una famiglia cristiana, ma poi cosa è successo? Chi li ha traditi? Chi li ha ammazzati? In questo viaggio incontrano un giovane sassofonista in giro per concerti in sale da ballo e piccoli club, il che ci permette di assistere a spettacolini in puro stile real-socialista anni Sessanta con però venature e voglie d’Occidente, e quando sentiamo in rapida successione I love in Portofino, Ventiquattromila baci e Guarda che luna ci torna in mente Ti ricordi di Dolly Bell? di Kusturica e riflettiamo su come in quel tempo noi, con i nostri Sanremo e il nostro pop, eravamo una potenza ed esportavamo everywhere, mica come adesso. Comunque il sassofonista, che è un figo, suona anche Coltrane, con il quale conquista la suorina (con Ventiquattromila baci sarebbe stato troppo cheap). La verità, orripilante e peggio di quanto si potesse pensare, verrà a galla, e sarà una ferita psichica difficile da sopportare per le due donne. Ida ha anche una notte col musicista, giusto per farci capire quanto si senta dilaniata tra andarsene dal convento o prendere i voti. Dilaniata, anche, tra la sua ritrovata identità ebraica e la fede cristiana in cui, fin dal tempo in cui venne salvata da un sacerdote, è stata allevata. Un film che, più che sulla Shoah, è sul dopo, e sull’identità fluttuante e incerta. Con uno stile austero da oratorio laico che ricorda i maestri Bresson e Dreyer, ma che ingloba anche l’esperienza più recente di Bela Tarr. Ida è perfetto, non mi vengono altre parole, fino alla sequnza della rivelazione della verità. Poi perde compattezza, si spampana. Ma resta qualcosa di eccellente. Di fronte a un film così c’è da chiedersi come mai Barbera non l’abbia portato a Venezia, visto che poche settimane dopo l’han proiettato al London Film Festival. Peccato, è uno di quei titolo che faranno il giro del mondo e verranno candidati a molti premi, e avrebbe portato il marchio Biennale Cinema ovunque.
Magazine Cinema
Recensione in anteprima. IDA, due donne nella Polonia del dopo-Shoah
Creato il 11 marzo 2014 da LuigilocatelliPossono interessarti anche questi articoli :
-
6° Premio Internazionale per la Sceneggiatura Mattador: la Giuria 2015 si...
I migliori aspiranti sceneggiatori del 6° Premio Mattador saranno resi noti venerdì 3 luglio 2015 alle ore 17.30 al Teatro Verdi di Trieste, Sala di... Leggere il seguito
Da Taxi Drivers
CINEMA, CULTURA -
Top Ten Tuesday: Top Ten Books I've Read So Far In 2015
Top Ten Tuesday Top Ten Books I've Read So Far In 2015 Dopo una settimana di assenza, colpa connessione assente, ritorna Top Ten Tuesday con una bella... Leggere il seguito
Da Susi
CULTURA, LIBRI -
COSENZA: L’UOMO NOMADE | Peregrinazioni, terre lontane, luoghi, etnie,...
Mostra L’UOMO NOMADE peregrinazioni, terre lontane, luoghi, etnie, migranti, memorie Cosenza – Palazzo ArnoneMercoledì 1 luglio 2015 – ore 11. Leggere il seguito
Da Amedit Magazine
CULTURA, SOCIETÀ -
Intervista! Parla Daniela Ruggero
Eeeee anche questo esame è andato, ora posso finalmente dedicarmi un po' al blog! Oggi vi propongo un'intervista, la cui protagonista sarà Daniela Ruggero.... Leggere il seguito
Da Chiaradm
CULTURA, LIBRI -
Lorenzo Viani, Viareggio – Le vie
Darsena vecchia (olio 50×60) 1960 – tratto da Catalogo Mostra 8-23 febbraio 1986 – Palazzo Paolina ViareggioQuando si vorrà, attraverso i secoli, studiare... Leggere il seguito
Da Paolorossi
CULTURA, RACCONTI -
[Rubrica: Italian Writers Wanted #12]
“Buongiorno miei cari #FeniLettori, dodicesimo appuntamento con la rubrica "Italian Writers Wanted". Ogni giorno, riceviamo tantissime e-mail , molte di autori... Leggere il seguito
Da Lafenicebook
CULTURA, LIBRI
I suoi ultimi articoli
-
Film stasera in tv: IN GOOD COMPANY (merc. 23 marzo 2016, tv in chiaro)
-
Un film raro stasera in tv: UN URLO NELLA NOTTE (merc. 23 marzo 2016, tv in chiaro)
-
Film stasera in prima tv: WHAT IF (merc. 23 marzo 2016, tv in chiaro)
-
Film-doc stasera in tv: SUL VULCANO (merc. 23 marzo 2016, tv in chiaro)