Magazine Cultura
Trama Dopo aver galleggiato sulle acque del mare per chissà quanto tempo, una bottiglia che racchiude un vecchio messaggio finisce sulla scrivania dell’ispettore Carl Mørck. Un grido di aiuto scritto con il sangue: due fratelli imprigionati chiedono di essere liberati. Chi sono i due ragazzi, e perché nessuno ne ha denunciato la scomparsa? Potrebbero essere ancora vivi? Carl Mørck e il suo assistente siriano Assad dovranno usare tutte le risorse disponibili per svelare la spaventosa verità che le onde del mare hanno trascinato alla deriva troppo a lungo.
Recensione
Ho avuto l'opportunità di leggere questo libro in anteprima (esce il 18 settembre) grazie alla casa editrice che me l'ha gentilmente inviato e ora eccomi qui a parlarvene. Faccio una premessa: avevo già sentito parlare di Jussi Adler-Olsen e i suoi primi due libri sono nella mia wishlist da tempo immemore, solo che, per un motivo o per un altro non sono ancora riuscita a leggerli; quando la casa editrice mi ha contattata per sapere se volevo leggere e recensire in anteprima questo terzo libro con protagonista il detective Carl Mørck, sono stata un po' indecisa, perchè avevo dei dubbi sul fatto che magari non avrei capito niente e che ci fossero troppi riferimenti ai precedenti libri. Però visto che i thriller per me sono come il miele per gli orsi, non ho saputo dire di no e mi sono buttata nella lettura! Ma basta con le chiacchiere inutili, parliamo del libro! Come scrivevo prima, Il messaggio nella bottiglia è il terzo libro dedicato a Carl Mørck e all'unità di polizia di cui è a capo, la "Sezione Q", che si occupa di vecchi casi irrisolti, i cosiddetti "cold case". Mørck è un poliziotto un po' indolente e svogliato che inizialmente non dà molta importanza a quegli oggetti arrivati sulla sua scrivania: una lettera sbiadita e praticamente illeggibile con una richiesta di aiuto e dei frammenti di vetro, appartenenti a una bottiglia. Mørck, alle prese con i suoi problemi personali, con il caso di alcuni misteriosi incendi e con le noie derivanti dal fatto che nel suo ufficio è stato trovato dell'amianto e quindi non è più agibile, prende sottogamba questo caso, addirittura lo considera uno scherzo e lo rifila ai suoi collaboratori, il suo assistente siriano Assad e la sua segretaria, Rose. E sarà proprio grazie alle intuizioni di Assad e Rose che Mørck inizierà a interessarsi al caso e a scoprire che il mittente della lettera, spedita ben 13 anni prima, era un ragazzo, rapito insieme al fratello da un uomo misterioso. Presto Mørck capisce che quello non è l'unico caso di rapimento sfociato in omicidio (il ragazzo che ha mandato la lettera è stato ucciso dal suo rapitore) e che i ragazzi o bambini rapiti e poi uccisi facevano tutti parte di qualche setta religiosa. Ma l'assassino è ancora in azione e Mørck e la sua squadra devono fare in fretta a scovarlo... Sono rimasta molto soddisfatta dalla lettura di Il messaggio nella bottiglia ed adesso capisco perchè Adler-Olsen è uno degli autori danesi più venduti nel mondo! Personalmente, devo dire che tra tutti i thriller nordici che ho letto finora questo è sicuramente uno dei migliori e mi rammarico di non aver letto prima anche gli altri due libri di questo scrittore, ma rimedierò al più presto. Comunque, anche se non avevo letto i precedenti libri di questo autore, non ho avuto nessuna difficoltà con quest'ultimo, anche perchè non ci sono troppi riferimenti al passato dei protagonisti. La struttura del romanzo è molto articolata, diciamo che non è quella del giallo classico con il poliziotto che indaga e, via via che scopre gli indizi arriva alla soluzione del caso, ma si compone di tante parti con punti di vista diversi; abbiamo infatti, oltre ai capitoli dedicati a Mørck e alla sua indagine, anche alcuni capitoli dal punto di vista del killer, e altri ancora nei quali l'autore ci presenta la moglie del killer e altre due donne che avranno un ruolo importante nella vicenda. Ho apprezzato molto questa scelta dell'autore di scrivere secondo diversi punti di vista che come tante tessere vanno a ricomporre il quadro generale e ci permettono di entrare maggiormente nel racconto. Adler-Olsen ha fatto un ottimo lavoro anche nella costruzione dei personaggi, che sono realistici e credibili, in particolare il suo killer, del quale ha indagato approfonditamente la sua psicologia e il suo animo; quello di Adler-Olsen è un personaggio complesso, non è il solito psicopatico che agisce sotto l'effetto di qualche patologia mentale, al contrario è un uomo perfettamente lucido nel perseguire i suoi obiettivi, è dotato di sangue freddo e di grande astuzia, oltre ad essere un abile mistificatore. È un personaggio che ripugna e affascina nello stesso tempo. Per quanto riguarda lo stile dell'autore, è molto scorrevole, lineare e asciutto come in quasi tutti i thriller nordici, anche se non ho riscontrato la "freddezza" che mi è capitato di riscontrare in altri libri di questo genere, una cosa che ho apprezzato moltissimo dato che non amo una narrazione troppo "distaccata". Altra caratteristica dello stile di Adler-Olsen è il suo essere ironico e con un particolare sense of humor, che forse non tutti gradiranno, ma a me ha strappato anche qualche risata e mi ha fatto piacere ancora di più questo libro. Certe scene e scambi di battute tra Mørck e Assad sono davvero divertenti e stemperano l'ovvia tensione che permea un romanzo di questo tipo. Il messaggio nella bottiglia è un thriller appassionante e coinvolgente, con personaggi interessanti e ottimamente caratterizzati, una trama intricata e adrenalinica, e un pizzico di ironia che non guasta mai; è un romanzo che vi terrà incollati alle sue pagine e non vi darà tregua finchè non l'avrete concluso (io ho tirato tardi perchè non riuscivo a staccarmi :D). Ne consiglio la lettura? Assolutamente sì! È un libro da non farsi scappare!
Il mio voto:
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