Pubblicato da Elena Bigoni
Cari lettori,
Il 5 gennaio ha esordito il nuovo marchio editoriale Timecrime e, se il buongiorno si vede dal mattino, allora per tutti gli amanti del thriller ma non solo ci saranno delle grandi soddisfazioni. In difesa di Jacob è stato pubblicato in anteprima mondiale in Italia ed è, senza ombra di dubbio, un libro imperdibile. Nella mia personalissima − e privatissima − scala di valori (che va dall’ 1 al 10) si è aggiudicato un bel 8 e ½ e ha sfiorato il 9 per pochissimo, uno dei voti più alti che abbia mai dato per il genere thriller.
Autore: William Landay
Casa editrice: Timecrime
Genere: Thriller
Pagine: 544 pag.
Prezzo: 7,70 euro
Data di pubblicazione: 5 gennaio 2012
Trama: Andy Barber, da più di vent’anni braccio destro del procuratore distrettuale, è un uomo rispettato, un marito e un padre devoto, e ha davanti a sé una carriera sicura. Sa bene cosa può nascondere la vita di una persona, quali colpe possono essere taciute, ma la sua è un’esistenza serena e l’amore per sua moglie e suo figlio non ha limiti. Tutto sembra andare per il verso giusto per lui e la sua famiglia. Ma certe convinzioni a volte sono esposte ai capricci del destino o alle conseguenze di piccoli gesti. Così, un giorno, quasi per caso, piomba su di loro un’accusa inaudita: il figlio di Andy, Jacob, poco più che un bambino, viene indagato per omicidio. Un suo compagno di classe è stato accoltellato nel parco poco prima dell’inizio delle lezioni. Il ragazzo proclama la propria innocenza e Andy gli crede. Ma c’è qualcosa che non torna, l’impianto accusatorio è dannatamente convincente: e se qualcosa fosse sfuggito all’attenzione di Andy? E se i quattordici anni di vita del figlio non fossero sufficienti per capire chi è realmente? E se Jacob, suo figlio, fosse alla fine un assassino?
RECENSIONE In difesa di Jacob si presenta, di primo acchito, come il classico Legal thriller, caratteristica e tema abbastanza naturale per l’autore visto che per lungo tempo ha lavorato come procuratore distrettuale. Ben presto però gli elementi legali si intrecciano profondamente con quelli psicologici, trasformando la lettura in qualcosa di profondamente diverso, decisamente accattivante e coinvolgente. La trama è semplice: Andy Barber − protagonista è io narrante della storia − è un procuratore distrettuale. Felicemente sposato e innamorato della moglie Laurie, ha un figlio adolescente di 14 anni, Jacob, che è la luce dei suoi occhi. La sua vita procede in una tranquilla routine fino al giorno in cui, in un parco pubblico, viene trovato il corpo senza vita di un compagno di scuola del figlio.
Ben Rafkin, la vittima, è stata brutalmente aggredita e accoltellata e alcuni indizi sembrano portare direttamente a Jacob. La vita di Andy Barber e della sua famiglia viene letteralmente stravolta. Comincia così un lungo percorso di difesa nei confronti del figlio che, secondo il protagonista, è stato accusato ingiustamente dell’omicidio. Il lettore osserva da vicino − e con una profonda empatia − il disgregarsi della famiglia, sotto il peso non solo delle pressioni sociali, tutti − compresi gli amici − sospettano del figlio, ma anche dai dubbi che si insinuano all’interno della famiglia e che sembrano far vacillare non solo la fiducia dei genitori nei confronti dell’innocenza di Jacob ma anche l’equilibrio e la serenità del loro rapporto di coppia.
Una delle caratteristiche che rendono speciale questo libro è, di sicuro, la sensibilità dello scrittore che riesce a superare la barriera della carta stampata e toccare direttamente l’animo e la curiosità del lettore. Trascinando, quest’ultimo, in una lettura intensa, senza respiro e a tratti quasi logorante per l’intensità e la tensione che l’autore riesce a creare. La scelta, infatti, di giocare su continui flash-back puntualizzati da piccole espressioni del tipo “che fosse tropo tardi il gran giurì lo sapeva. Lo sapevo anch’io” oppure “Laurie era così determinata ad aiutare Jacob che per poco non lo fece condannare”coinvolge il lettore portandolo in una sorta di disorientante situazione, da un lato il desiderio di continuare a leggere tutto d’un fiato la storia e allo stesso tempo la necessità di staccarsene per riprendere respiro.
È evidente che Landay si muova agevolmente nel mondo legale, che rimane elemento portante ma di sottofondo della storia. Se altri autori come Grisham o Turow tendono a imperniare l’intera storia e intreccio sull’elemento legale, inventando una figura chiave − l’avvocato, il giudice, il procuratore distrettuale alla ricerca della verità che si barcamena tra potenti corrotti, false piste, truffe etc e sviluppando un plot avvincente e estremamente dinamico − Landay sceglie una strada e una prospettiva del racconto decisamente originale sebbene un po’ più statica. Infatti, non ci troviamo di fronte al protagonista dalla profonda integrità morale pronto a proclamare l’arringa finale per convincere la giuria dell’innocenza del proprio assistito, ma osserviamo il succedersi degli eventi attraverso gli occhi di un genitore il cui figlio è stato accusato di omicidio.
“In questi processi, i genitori dei giovani imputati vengono relegati in un purgatorio particolare. Ci si aspettava che fossimo presenti ma che rimanessimo in silenzio. Eravamo coinvolti nel crimine di Jacob sia come vittime che come colpevoli. Eravamo compatiti, dal momento che non avevamo fatto nulla di male… Allo stesso tempo eravamo disprezzati: qualcuno doveva essere responsabile per Jacob, e noi, che avevamo generato e cresciuto il ragazzo, dovevamo aver commesso qualche errore.”
Il lettore si trova invischiato letteralmente in una lettura il cui responso finale è tutto da scoprire, dove non ci sono punti fissi con cui orientarsi perché ogni cosa è filtrata attraverso le emozioni, i pensieri, le scelte e le azioni dell’ io narrante, Andy Barber. Viene trasportato − con forza ed efficacia − verso il climax finale intriso di colpi di scena che però non riescono a mantenere l’efficacia narrativa della parte precedente. Non è chiaro se questo sia dovuto alla traduzione, alle scelte narrative e di chiusura dell’autore ma quegli elementi di suspense che dovevano essere la chiave di volta e la stoccata finale al lettore mancano di verve e di forza narrativa. Per fare un esempio cinematografico, chi conosce film come I soliti sospetti o Il sesto senso sa esattamente il valore risolutivo e l’impatto della parte finale di questi film. William Landay si avvicina per intenti a queste pellicole cinematografiche non riuscendo del tutto a mantenerne la forza espressiva. In difesa di Jacob rimane, comunque, una lettura dal forte impatto emotiva che merita un posto di riguardo in tutte le librerie degli amanti del thriller e non solo.