Magazine Fantasy
Erlendur Haraldsson, già professore emerito di psicologia all'Università d'Islanda, nella sua carriera ha pubblicato numerosi articoli su diverse riviste di parapsicologia e ha svolto con alcuni dei maggiori esperti del settore, come Ian Stevenson e Karlis Osis, ricerche sulla reincarnazione.
La recensione di Miriam:
Esiste una vita dopo la morte? Coloro che muoiono sopravvivono solo nel ricordo o continuano a esistere in un’altra dimensione sotto forma di spiriti? Sono domande che l’uomo si pone sin dai tempi più antichi ma per le quali non esistono risposte inconfutabili. È impossibile stabilire con certezza cosa accada dopo il trapasso, tuttavia vi sono tantissime persone che raccontano di aver avuto dei contatti con i defunti. Non parliamo di spiritisti ma di persone comuni alle quali è capitato di vivere esperienze straordinarie o, quanto meno, difficilmente spiegabili sul puro piano della razionalità scientifica. A partire dal 1974 e proseguendo fino al 2008, il dottor Erlendur Haraldosson ha condotto una ricerca tesa a radunare, catalogare e analizzare queste esperienze. Oltre 400 sono le testimonianze significative raccolte e proposte oggi nel suo saggio “Incontri dopo la morte”. Per sgomberare il campo da episodi di carattere onirico o allucinatorio, l’autore ha preso in esame solo i casi di esperienza personale diretta in stato di veglia, escludendo tutti i contatti avvenuti in sogno o indotti dall’intervento di un medium. In questo libro riporta i racconti dei partecipanti all’inchiesta esattamente così come sono stati riferiti nel corso delle interviste. Haraldsson non elabora teorie personali, non commenta, non si lancia in possibili spiegazioni dei fenomeni indagati lasciando che sia il lettore a trarre le sue conclusioni. Tuttavia svolge un certosino lavoro di catalogazione, elabora statistiche e pone a confronto le varie testimonianze individuando interessanti analogie che, sebbene non possano fornire una dimostrazione incontrovertibile di una vita ultraterrena, hanno il potere di far affiorare qualche dubbio. Moltissimi sono infatti gli elementi che accomunano le diverse testimonianze e sono tali da consentirci di pervenire a una sorta di identikit degli spiriti in grado di comunicare con i vivi. I defunti che si manifestano possono essere parenti, amici, conoscenti del soggetto con cui entrano in contatto, così come emeriti sconosciuti, si tratta sempre però di persone morte in seguito a malattia o, molto più spesso, in maniera violenta. Probabilmente, dunque, anime che hanno ancora un conto in sospeso con questo mondo. Solitamente si tratta di soggetti trapassati da poco, rarissime sono le apparizioni riconducibili a persone morte molti anni addietro. Assai frequenti sono, invece, i casi di spiriti apparsi nel momento esatto della morte per annunciarla a parenti ignari. La loro presenza può essere percepita attraverso i cinque sensi con una netta prevalenza della vista. I luoghi prescelti per palesarsi sono solitamente quelli in cui è avvenuto il decesso o nei quali il soggetto ha vissuto… Benché ogni testimonianza risulti sprovvista di prove tangibili, colpisce il modo in cui i vari racconti, pur provenendo da persone che non si conoscono e non hanno avuto modo di confrontarsi, si somiglino. Colpisce ancor di più il fatto che, in varie occasioni, il defunto venga percepito da due o più soggetti contemporaneamente. Ma le strane “coincidenze” reperibili in questi resoconti non finiscono qui. Che dire di coloro che hanno incontrato spiriti di persone mai conosciute e che, successivamente sono riusciti a identificarle? E di quelli che hanno appreso dai defunti notizie delle quali non potevano assolutamente essere a conoscenza? Per quanto alcune esperienze possano essere spiegate ricorrendo a fenomeni quali le allucinazioni, l’autosuggestione, la telepatia, è innegabile che alcuni dettagli sfuggano a una completa comprensione. Ma perché i morti scelgono di comunicare con i vivi? Probabilmente questo è uno degli interrogativi più interessanti da porsi sull’argomento e forse l’unico per cui esiste una risposta che può mettere d’accordo tanto gli scettici quanto i credenti. Un dato che emerge con forza dalle testimonianze raccolte in questo libro e che le accomuna tutte, escludendo solo pochissime eccezioni, è da rintracciarsi nella positività di queste esperienze. Solitamente chi entra in contatto con un defunto non ne è per niente spaventato, si sente piuttosto rassicurato o confortato dalla sua presenza. Quasi sempre riceve un messaggio, più o meno esplicito, di pace e serenità. L’impressione che se ne ricava è che, con le loro apparizioni, i trapassati aiutino i vivi a elaborare il lutto e a vincere la paura della morte regalando l’illusione o la convinzione di un’esistenza oltre questa. Che si tratti di fantasmi reali o di semplici proiezioni della nostra mente, il senso del loro manifestarsi sembra essere univoco. Se siete incuriositi dall’argomento questo saggio vi fornirà tantissimi spunti di riflessione. Se poi siete stati anche voi protagonisti di incontri soprannaturali, la lettura risulterà ancora più avvincente perché avrete modo di confrontare la vostra con molteplici altre esperienze e magari trovare tra queste pagine alcune chiavi che vi aiuteranno a rielaborarla.
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