Magazine Cultura

Recensione: "Inheritance" di Christopher Paolini

Da Selly82 @SellyMoon
"Inheritance"
di Christopher Paolini
Quarto ed ultimo capitolo del Ciclo dell’Eredità
Edito in Italia dalla Rizzoli Editore


Trama:

Non molto tempo fa, Eragon Ammazzaspettri, Cavaliere di Draghi, non era nulla di più che un povero contadino, e il suo Drago, Saphira, solo una pietra blu nella foresta. Ora il futuro di un'intera civiltà è nelle loro mani.
Lunghi mesi di addestramento e sconti hanno portato vittorie e speranze, ma anche perdite strazianti. E non è ancora stata combattuta la vera battaglia: devono scontrarsi con Galbatorix. Quando lo faranno, dovranno essere forti abbastanza da sconfiggerlo. E se non ci riusciranno, nessuno potrà farlo. Non ci saranno seconde possibilità.
Il Cavaliere e il suo Drago si sono spinti più in là di quanto nessuno aveva mai osato. Ma possono rovesciare il malvagio re e riportare giustizia in Alagaesia? E se sì, a quale costo?

Cosa ne penso io:

Il libro lo abbiamo aspettato per anni. Tre per la precisione. Si è fatto attendere come una donna ad un primo appuntamento.o per anni. Tre per la precisione. Si è fatto attendere come una donna ad un primo appuntamento.o per anni. Tre per la precisione. Si è fatto attendere come una donna ad un primo appuntamento.o per anni. Tre per la precisione. Si è fatto attendere come una donna ad un primo appuntamento.

Speravo che il finale della saga sarebbe valso l’attesa.
Così non è stato.
L’impressione generale che mi ha dato è stata di una storia stirata a forza, riempita un po’ alla meglio con vaghe citazioni dai libri precedenti, filosofia spicciola, ed un estratto dal sussidiario di storia e geografia delle prime classi delle scuole di Alagaesia!
Magari è meglio che mi spiego.
Pro e contro.
Pro:
- Attendevo la storia da tanto, e finalmente abbiamo una conclusione. Più o meno.
- Come era prevedibile, dopo tutto questo tempo lo stile di scrittura è molto maturato rispetto al primo libro, al punto che a stento si riconosce in questo lo stesso Paolini di Eragon.
- Saphira rimane il personaggio che preferisco in tutta la serie, ed anche in quest’ultimo capitolo non mi delude affatto. Sempre coerente con le sue azioni ed i suoi pensieri,
sempre orgogliosa di sé e della sua razza, è quella che, nonostante durante lo svolgersi della storia sia molto cresciuta, è rimasta più fedele a se stessa.
- Nasuada e Murthag. Due personaggi che amo. La prima, forte e decisa, è pronta a sacrificare tutto per il suo popolo, non cadendo però mai nel vittimismo e, finché possibile, tenendo sempre in grande considerazione se stessa ed i suoi desideri. Il secondo trova, nella certezza dei propri sentimenti, la forza di ribellarsi a chi ne incatena la volontà, trasformando l’essenza più intima di sé e crescendo in quanto persona, lasciandosi alle spalle l’odio che era stato presente ogni giorno della sua vita fino a quel punto.
Contro (i principali, ma ce ne sono altri!):- Troppe domande sono rimaste senza risposta. Per alcune in particolare, che ero ansiosa di sapere, ho atteso fino alle ultime pagine, rimanendo purtroppo con l’amaro in bocca. Per un finale di saga, decisamente troppe questioni sono state lasciate in sospeso.
- C’è un esubero di citazioni. Dopo aver fatto, per quasi metà libro, continuamente avanti ed indietro tra un libro e l’altro per capire di cosa Paolini stesse parlando, ho rinunciato e mi sono rassegnata a proseguire nell’ignoranza. Troppi, e davvero troppi, i riferimenti ai libri precedenti. Potrei capire il caso di una saga con uscite regolari con un intervallo nelle pubblicazioni anche di un anno. Ma qui si esagera. Gli anni passati sono tre, e le citazioni innumerevoli. E durante la storia non c’è neppure maniera di comprendere in qualche altro modo di cosa si stia parlando. Si dovrebbe leggere questo libro con gli altri tre sempre sotto mano, e sinceramente, la cosa è molto più che dispersiva!
- La/le storie d’amore. La più attesa, la più sospirata, quella che ci ha tenuto sul filo dei se e dei ma per tutta la saga, è quella che mi ha deluso maggiormente. Paolini mi ha fatto morire di pizzichi per tutti e tre i libri precedenti, tra i sospironi e gli impacciati tentativi di Eragon, e le occhiate fugaci ed i sorrisi indecifrabili di Arya. E da questo libro mi aspettavo qualcosa. Una conferma oppure un rifiuto. Comunque QUALCOSA!! No, tutto ciò che si ottiene è un ennesimo sospirone di Eragon e la mille millesima occhiata di Arya. Ma non finisce qui! Oh, no! Abbiamo altre due storie romantiche in questo libro. C’è quella tormentata di Murthag e Nasuada, che per quanto bella nella nascita e nella crescita, subisce un drastico colpo d’arresto nel finale, e che ci abbandona anche lei con tre terribili puntini di sospensione e molti nuovi punti interrogativi. Ed ovviamente un’intera nuova serie di sospironi, di se e di ma! Ma un qualcosa, un ossicino, anche se piccolo, Paolini ce lo doveva tirare. E probabilmente per questo nasce la terza storia, quasi un contentino nel finale, che vede protagonisti Saphira ed il nuovo drago verde, Firnen, che nasce, cresce e termina nelle ultime cinquanta pagine di libro!
- Battaglie/geografia/politica/battaglie/strategia/politica/battaglie… e via a seguire. Questo probabilmente è il succo di questo libro. Indubbiamente appassionante (credo) per chi ama tutto ciò che è strategia e battaglia, per me invece è stato una pena da leggere. Capitoli interi montati su assedi e battaglie, su lenti spostamenti e noiosissime lotte di potere che dirle scontate e dal più che prevedibile risultato sarebbe un eufemismo. Senza contare la descrizione dettagliata del territorio di Alagaesia, di ogni collina, monte,
pianura, albero, nuvola, filo d’erba, per non contare le varie città e paeselli nominati e descritti in cui non si svolgono neppure cinque righi d’azione! Nooooia!
- Lo scontro finale con Galbatorix. Partito molto bene, con un’inquietante volo del suo drago sopra il campo dei Varden, mi ha, anch’esso, deluso moltissimo. Intanto per cominciare, proprio il drago nero ha una ben misera parte, relegato più o meno, ai ruoli di spauracchio, prima, e vittima, dopo. E poi, questo terribile nemico che doveva essere Galbatorix, non lo vediamo combattere neppure per un secondo. Il tutto termina con un’uscita di scena del Re cattivo fatta unicamente per lasciare pulite le mani e la coscienza di Eragon.
- Non ultima, vorrei aggiungere tra i contro la vagonata di filosofia spicciola dilagante, unita ad un mix di buonismo, perbenismo e sentimentalismo a basso costo, che vagano a caso un po’ per tutto il libro.
Tirando le somme, il libro non mi è piaciuto e l’ho portato a termine con molta fatica, unicamente come atto di volontà. Gli do due stelline, perché in fondo, tra le righe, si scorge una storia valida, nascosta purtroppo da tutto il resto. Peccato però che è rimasta soltanto questo, un accenno di ciò che sarebbe potuto essere.
(recensione a cura di vecchiastrega)

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :